ROTAZIONE E LIBERAZIONE DALLO SCOGLIONE - LUNEDI’ AL VIA IL “CONCORDIA SHOW”, SCINTILLE TRA GOVERNO E PROTEZIONE CIVILE

Jenner Meletti per La Repubblica

Sul molo rosso, da lunedì prossimo, ci saranno le telecamere di tutto il mondo. Il 16 settembre sarà infatti il primo «giorno utile» per il raddrizzamento della Costa Concordia. Un'operazione difficile, mai effettuata con una nave di 114.500 tonnellate di stazza. L'annuncio è stato dato ieri al sindaco e ai cittadini del Giglio da Franco Gabrielli, capo della Protezione civile e commissario per l'emergenza.

L'operazione di «rotazione» durerà fra le 10 e le 12 ore e tanti, non solo al Giglio, resteranno con il fiato sospeso. Cosa succederà, quando la grande nave verrà «ruotata» per 65 gradi e messa «in piedi» , in attesa di essere poi trainata in un porto per la demolizione?

La Concordia è ormai una città marcia. Dentro ci sono i viveri per 3.200 fra passeggeri e personale, le fogne, i detersivi, gli acidi... Tutto il resto, dai mobili ai materassi, è stato attaccato e trasformato dall'acqua del mare. Non si conoscono le condizioni della fiancata di dritta, quella sommersa, non si sa se reggerà quando la nave verrà sottoposta all'immenso sforzo della rotazione.

Ma i dubbi diventano più pesanti quando si apprende che preoccupazioni serie sono state espresse anche dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare. Appena due settimane fa, il 30 agosto, il ministro Andrea Orlando ha scritto a Franco Gabrielli - e al collega Maurizio Lupi, ministro della Infrastrutture e trasporti - per essere informato, «in dettaglio», sul «piano di gestione dei liquidi presenti nello scafo, il piano di gestione dei rifiuti solidi e il piano per fronteggiare eventuali emergenze ambientali che si dovessero verificare in sede di esecuzione del progetto generale, con particolare riferimento alla dispersione di sostanze inquinanti».

Chiede ancora, il ministro, che prima di dare il via al recupero, la Protezione civile acquisisca «il preventivo parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici».
Risulta dunque dalla lettera che su un'operazione che riguarda soprattutto la salvaguardia dell'ambiente - e che sarà svolta sotto gli occhi del mondo - il ministro competente non ha in mano sufficienti elementi di giudizio. La risposta di Franco Gabrielli è secca. «Le richieste formulate appaiono avulse dal percorso di condivisione delle attività finora svolte. Esiste già l'Osservatorio di monitoraggio.

L'eventuale coinvolgimento del Consiglio superiore dei lavori pubblici andrebbe a confliggere con le urgenze legate all'attività di recupero della nave». Nella serata di ieri il ministro Orlando, forse per attenuare la tensione, annuncia di avere finalmente ricevuto i chiarimenti richiesti.

«Se il relitto non fosse raddrizzato nel 2013 - si legge nel rapporto della Costa che illustra il lavoro di Titan - Micoperi impegnate nel recupero - ci sarebbe un grande rischio che lo stesso possa subire danni strutturali durante la prossima stagione invernale, tali da compromettere la resistenza globale dello scafo al punto da non rendere più possibile il rigalleggiamento nel 2014».

Dentro la nave, secondo lo stesso rapporto, ci sono soprattutto «sostanze organiche - la cui degradazione microbica può comportare produzione di idrogeno solforato - metalli pesanti e idrocarburi». Da qui la necessità di intervenire al più presto. Ma in sicurezza, dice in sostanza la lettera del ministero dell'Ambiente. Se la città marcia si rovescia in mare, cosa si farà per arginarla?

La nave portata a morire contro un piccolo scoglio non lascerà comunque il Giglio fino a primavera. E anche la sua gestione invernale porrà seri problemi. «Dovremo verificare - ha detto ieri Gabrielli - le condizioni della fiancata sommersa, perché sono sconosciute. Avremo problemi con i cassoni che abbiamo messo sulla stessa fiancata, che andranno a collidere con il fondale. La nave sarà dunque sollevata di due metri e spostata».

Nessuno show, chiede Franco Gabrielli, nessuna passerella. «Abbiamo ancora due cadaveri da recuperare». Si chiamavano Maria Grazia Tricarico e Russel Rebello e sono sepolti nell'acqua dal 13 gennaio 2012.

 

 

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