
MACRON C’HA LECORNU! IL "TOY BOY DELL’ELISEO" SCEGLIE COME NUOVO PREMIER IL SUO “COCCO” SEBASTIEN LECORNU, GIA’ MINISTRO DELLA DIFESA: DIETRO LA SUA NOMINA LAMPO L’URGENZA DI NON LASCIARE IL PAESE SENZA GUIDA ALLA VIGILIA DELLA MOBILITAZIONE DEL MOVIMENTO “BLOCCHIAMO TUTTO” – LE PEN: “E’ L’ULTIMA CARTUCCIA DEL MACRONISMO” - MELENCHON, CHE CAVALCA LA PROTESTA IN PIAZZA: "E' UNA TRISTE COMMEDIA". LA SPERANZA PER LECORNU RESTANO I SOCIALISTI, CHE DOVREBBERO GARANTIRE ALMENO UN PATTO DI NON SFIDUCIA SULLA FINANZIARIA
Anais Ginori per repubblica.it - Estratti
Una nomina-lampo, appena qualche ora tra le dimissioni di François Bayrou e la nomina di Sébastien Lecornu. Il leader centrista lascia a ora di pranzo, atto dovuto dopo la pesante sconfitta in parlamento sulla fiducia, e in serata arriva il ministro della Difesa alla guida del governo. Un cambio rapido, pensato per non lasciare un vuoto di potere in una fase piena di insidie politiche e sociali.
Trentanove anni, alla guida del dicastero strategico della Difesa dal 2022, Lecornu si è trovato in prima linea nelle grandi crisi degli ultimi anni: dalla guerra in Ucraina alla minaccia russa, dal ritiro delle truppe francesi nel Sahel fino alla missione in Libano dopo gli attacchi del 7 ottobre in Israele.
In questi tre anni il bilancio delle forze armate è quasi raddoppiato e Parigi ha consolidato la propria posizione come potenza militare europea. Ha spinto per accelerare la produzione di munizioni e mezzi pesanti, rafforzato i legami con Kiev e partecipato alla definizione della “coalizione dei volenterosi” guidata da Macron.
Già favorito lo scorso dicembre, quando alla fine venne scelto Bayrou, Lecornu aveva iniziato da giorni a riflettere sulla formazione di un nuovo esecutivo, mantenendo un riserbo assoluto. Rare le apparizioni televisive, è un politico discreto, in linea con il motto della «Grande Muette», come è soprannominato il ministero della Difesa. Poco dopo l’annuncio dell’Eliseo, ha ringraziato Macron per la sua «fiducia» e promesso di lavorare «con umiltà». Il legame con l'Eliseo è solidissimo, tanto che alcuni chiamano Lecornu il «chouchou», il cocco, del Presidente.
FRANCOIS BAYROU EMMANUEL MACRON
Macron ha fatto una scelta blindata, nell’urgenza di non lasciare il Paese senza guida alla vigilia della mobilitazione di «Bloquons tout». Proprio per coordinare la sicurezza, Lecornu ha visto in mattinata il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, leader dei Républicains, che potrebbe essere confermato nel nuovo governo.
Sindaco di Vernon a soli 27 anni, cresciuto nei Républicains prima di passare con Macron sin dall’inizio dell’avventura all’Eliseo, Lecornu non ha mai lasciato l’esecutivo dal 2017: segretario di Stato alla Transizione ecologica, ministro delle Collettività territoriali, responsabile dei Territori d’Oltremare, fino alla Difesa.
Il nuovo premier deve ora negoziare con le altre forze politiche per comporre il governo e varare entro dicembre la Finanziaria 2026 che ha provocato la caduta di Bayrou. Per riuscirci, ed evitare di restare travolto dai veti incrociati com'è successo agli ultimi quattro premier in meno di tre anni, Lecornu dovrà mediare con le varie opposizioni. Il nuovo premier ha promesso di «cambiare metodo».
Lecornu sarebbe pronto a fare diverse aperture, a cominciare dalla "tassa Zucman", la tassa sui patrimoni dei super ricchi, che i socialisti pretendono. Ma Lecornu vanta anche buoni rapporti con il Rassemblement National. Nel 2024 erano state rivelate una serie di cene private tra l'allora ministro della Difesa e Marine Le Pen.
MARINE LE PEN JEAN LUC MELENCHON
La leader dell'estrema destra, che ha invocato nuove elezioni dopo la caduta di Bayrou, non sembra però incline ad appoggiare il nuovo governo Lecornu. "L'ultima cartuccia del macronismo", ha chiosato Le Pen. Jean-Luc Mélenchon, che oggi cavalca la protesta in piazza, bolla la nomina come "una triste commedia".
La speranza per Lecornu sono proprio i socialisti, che dovrebbero garantire almeno un patto di non sfiducia sulla Finanziaria. Le prime reazioni del Ps non sono di buon auspicio. «Macron si assume il rischio della legittima collera sociale e del blocco istituzionale del Paese», ha denunciato in un comunicato il partito socialista dopo la nomina. I socialisti chiudono a un'eventuale partecipazione all'esecutivo, parlando di «una strada alla quale nessun socialista parteciperà».
Il nuovo premier potrebbe invece smorzare le tensioni tra Parigi e Roma.
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