donald trump e i tre ostaggi americani

AMERICA FATTA A MAGLIE - MIKE POMPEO TORNA DALLA COREA DEL NORD CON GLI OSTAGGI AMERICANI: COSA C’ENTRA CON L’ACCORDO IRANIANO? MOLTISSIMO - LA TELEFONATA MACRON-ROUHANI  E L’ITALIA SENZA GUIDA IN QUESTO MOMENTO CRUCIALE - IL GRAN DISCORSO REAGANIANO DI TRUMP SU TEHERAN: I SOLDI OTTENUTI DALLO SCONGELAMENTO DELLE SANZIONI SONO STATI USATI PER DESTABILIZZARE IL MEDIORIENTE

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

mike pompeo 3

Mike Pompeo torna a Washington da Pyongyang con 3 americani liberati. Che c'entra con l'iran? C'entra.

 

C'era una ragione precisa perché Trump anticipasse la sua decisione di tirare fuori l'America dall'accordo con l'Iran, a parte quella evidente di stroncare i lavorii interni e internazionali capitanati dall’ex segretario di stato di Obama, John Kerry, che si era messo a tramestare da privato cittadino in un affare di Stato?

 

Sicuramente c'era la volontà di far sapere alla Corea del Nord e ai suoi mentori, la Russia e la Cina, che accordi farlocchi non se ne fanno più, inutile quindi tentare la replica di quello che fu con l’Iran con i preparativi dell'incontro con Kim jong-un.

 

Risultato apparentemente subito raggiunto perché la Corea ha rilasciato stamattina 3 cittadini americani prigionieri da più di un anno e li ha mandati a casa assieme al segretario di stato Mike Pompeo in visita diplomatica preparatoria del summit. Era una liberazione pretesa dell'Amministrazione americana come precondizione, ma sulla quale Pyongyang tentava di rinviare e imbrogliare.

mike pompeo 2

 

La qualità e il successo dell'accordo con la Corea del Nord sono sicuramente al centro dei pensieri di Donald Trump, ma nello scegliere lo scenario duro contro l'Iran, nell’uscire dall'accordo senza dare altri mesi di tempo agli europei che li avevano chiesti, Trump ancora una volta ha preferito alla diplomazia indiretta il confronto diretto, con tutti i problemi che questo comporta per le istituzioni finanziarie e politiche ed economiche europee. Pensate solo al settore bancario e alle aziende italiane che hanno asset negli Stati Uniti che potrebbero essere congelati se continueranno gli affari con l'Iran. L'avvertimento è stato mandato ad aziende come l'italiana Eni e la francese Total.

 

La cronaca racconta di una telefonata fra il presidente francese Emmanuel Macron e Hassan Rouhani nel pomeriggio. Un vertice dei ministri degli Esteri francese, britannico e tedesco con la controparte iraniana e’ stato convocato per lunedì. Ambasciatori e governi si affrettano a sottolineare che l'accordo non è morto, ma bisogna trovare la strada per farlo andare avanti. La cancelliera tedesca Angela Merkel parla di "decisione grave”.

 

mike pompeo donald trump

Trump ha certo cementato il rapporto con l'Arabia Saudita, nuovo partner regionale, e sancito definitivamente Il ritorno del rapporto pienamente preferenziale con Israele. Tra qualche giorno una delegazione guidata dal segretario al Tesoro, Mnuchin, e composta dalla figlia Ivanka e dal genero Jared Kushner, va a Gerusalemme a inaugurare la nuova sede dell'ambasciata americana nella capitale israeliana.

 

Il palazzo restaurato rapidamente proprio per dare un seguito alle decisioni del presidente sara’ inaugurato assieme al nuovo nome della piazza in cui e’ stato costruito, che si chiamerà con nome sterminato “Piazza Stati Uniti in onore del presidente Donald Trump”’.

 

kim jong un moon jae in

Al di là delle dichiarazioni bellicose del commissario europeo Federica Mogherini - sempre molto attenta a valutare gli aspetti positivi nel rapporto con l’Iran, ma altrettanto attenta a valutare quelli negativi con Israele, dimenticando per esempio completamente il peso delle dichiarazioni antisemite del palestinese Abu Mazen - l'Europa si troverà di fronte alla difficoltà di reagire alle decisioni americane senza danneggiare ulteriormente i rapporti già messi a rischio dalle minacce di una guerra commerciale di dazi con l’Europa.

 

Servirebbe perciò un grande lavoro di diplomazia europea che si metta a parlare di tutto, delle intere questioni regionali e non solo del nucleare iraniano, che affronti la Siria come questione centrale. Ma l'Europa, sia chiaro, unita non è, basta rileggere i toni usati da Emmanuel Macron, così diversi da quelli della Mogherini, o dalle poche parole della Merkel.

 

Il presidente francese infatti ha parlato esplicitamente della possibilità di una rinegoziazione che includa garanzie oltre il 2025 ed anche il programma missilistico di Teheran, affermazione che, fatta il giorno del ritiro degli Stati Uniti che denunciano i limiti invalicabili di un accordo definito orribile, assume un significato forte.

mogherini e rohani

Vogliamo dire con chiarezza che l'asse franco-tedesco è in pezzi, che Macron e la Merkel non vanno d'accordo su nulla?

 

E con chi sta l'Italia senza governo? Che rapporto c'è tra l’ammissione che cambiamenti sono necessari del presidente francese, e la difesa a spada tratta dell'accordo definito

“ il culmine di dodici anni di diplomazia, che l’Unione è determinata a preservare e chiediamo che lo stesso faccia la comunità internazionale perché riguarda la nostra intera sicurezza collettiva”, dell'italiana Mogherini? Ah, saperlo.

 

 Hassan Rouhani, intervenuto in diretta tv poco dopo la conferenza di Trump, ha mescolato il linguaggio istituzionale con quello da capo terrorista, come al solito. “C’è poco tempo per iniziare i negoziati per mantenere in piedi l’accordo sul nucleare. Qualora i negoziati fallissero, ho dato disposizione all’Agenzia per l’energia atomica iraniana di essere pronta a riprendere l’arricchimento dell’uranio come mai prima, già nelle prossime settimane”.

 

Che tipo di negoziati? La Mogherini aveva già annunciato di non prendere in considerazione le accuse mosse la scorsa settimana dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che aveva mostrato la mole di documenti trafugati dal Mossad secondo cui Teheran avrebbe continuato a sviluppare il nucleare per fini militari.

 

“Io non ho visto argomentazioni su violazioni da parte dell’Iran dei suoi impegni nucleari”, aveva detto la Mogherini. Netanyahu le ha risposto che non li ha neanche letti. Intendiamoci, quello con l'Iran del 2015, il cui nome tecnico è Jcpoa, è un accordo di natura politica, come tale facilmente modificabile, che è esattamente il segnale che Donald Trump ha voluto mandare agli europei e ai russi .

trump netanyahu

 

Lo ha fatto con un discorso fortemente legato alla tradizione dell'interesse nazionale, nella migliore accezione reaganiana. Questo accordo non aiuta il popolo americano, non lo protegge, al contrario lo espone al rischio futuro ed immediato di una nazione canaglia che lo ha usato come cash, modo per procacciarsi denaro, e continuare il progetto nucleare in casa, le trame terroristiche nella regione, e non solo.

 

Un argomento forte ma anche l'unico modo per aggirare le regole dell'agenzia per il nucleare delle Nazioni Unite che certifica il rispetto degli iraniani per le clausole dell'accordo. È l'accordo che e’ sbagliato, dice Trump, è l'accordo che e’ antiamericano. Se agli altri non interessa, se il pericolo del terrorismo non sfiora gli europei, questo non lo riguarda. Quanto agli Stati Uniti, pronti a sedersi di nuovo a un tavolo di trattative con l'Iran, ma questa volta su premesse serie. Si accettano scommesse.

 

macron, merkel, trump

Sul piano interno Donald Trump si sente tranquillo. Ritiene di aver spiegato con sufficiente chiarezza, anzi l'Amministrazione ritiene che questo fosse già il pensiero degli' americani, che l'accordo è servito soltanto a finanziare per molti anni l'influenza iraniana in Medio Oriente, l'espansione in Iraq Siria, Libano e Yemen.

 

Che il preteso riformismo di Rouhani è soltanto una delle facce del regime, che i soldi arrivati a palate non sono stati usati per l'economia interna, al contrario inflazione rampante, sistema finanziario corrotto, scioperi stroncati nel sangue sono la realtà quotidiana. Che la comunità internazionale ha mostrato complicità e ha legittimato il regime invece di isolarlo .

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