di maio fazio

QUANTO È LONTANO IL DI MAIO CHE CHIEDEVA L’IMPEACHMENT PER MATTARELLA E FLIRTAVA CON I GILET GIALLI - OSPITE DI FAZIO, E’ COMPLETAMENTE RIPULITO: “SERVE UN PROPORZIONALE CON LA SOGLIA AL 3% E DISCUTIAMO SUL BICAMERALISMO. BISOGNA ABOLIRE I PARACADUTATI E INTRODURRE LE PREFERENZE - SERVE UN COLPO D'ALA PER QUESTO GOVERNO, DIALOGHIAMO PER MODIFICARE I DECRETI SICUREZZA E RINEGOZIAMO GLI ACCORDI CON LA LIBIA” - OK ALL'ACCORDO CON IL PD, RANDELLATE PER IL M5S: “MENO OPINIONI E PIÙ IDEE”

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

FABIO FAZIO E LUIGI DI MAIO

Luigi Di Maio interrompe il suo tour nazionale a sostegno dei candidati dei 5 Stelle per un'apparizione televisiva da Fabio Fazio, nella quale parla da ministro degli Esteri ma, di fatto, anche da leader «naturale» del Movimento. Di Maio rivendica i risultati del referendum e spiega che «gli italiani sono riusciti a dettare l'agenda delle riforme dei prossimi mesi. Ora siamo costretti a fare una legge elettorale, a riformare i regolamenti e possiamo superare le pluricandidature».

 

giuseppe conte luigi di maio

Dice anche, cambiando passo rispetto al passato, che è il momento di «affrontare il tema del bicameralismo». Il modello inevitabile, spiega, è il proporzionale, sia pure corretto con una soglia di sbarramento per la governabilità. Il 3 per cento, gradito anche a Matteo Renzi, «è una soglia sana». Poi chiede di «abolire i paracadutati» e introdurre le preferenze. La tappa successiva della lotta «anticasta» sarà il taglio degli stipendi dei parlamentari: «Bisogna dare un segnale, per mantenere un rapporto di fiducia con i cittadini».

 

Di Maio scommette con forza sull'alleanza con il Pd: «Mettere in discussione l'intesa con i dem vorrebbe dire far cadere l'esecutivo. Io, invece, sono d'accordo con Zingaretti: serve un colpo d'ala per questo governo, che è stato rinforzato dalla pandemia e dalle Regionali». Colpo d'ala che non consiste nel rimpasto: «Noi non siamo interessati. E poi, cambiare per la terza volta in tre anni gli interlocutori con l'Europa vorrebbe dire rallentare il Recovery Fund».

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Di Maio si dice pronto a «dialogare» per modificare i decreti sicurezza, anche se insiste a chiedere più «solidarietà» all'Europa. Le diplomazie, aggiunge, stanno lavorando «per rinegoziare gli accordo con la Libia sui centri di detenzione». Quanto alla politica estera, va bene il dialogo commerciale con la Cina, «ma noi restiamo ancorati ai valori dell'Occidente».

 

Sul fronte interno, riassume così: «Muoviamoci: meno opinioni e più idee». Un'urgenza che ha a che fare con i conflitti che attraversano il Movimento: «Non mi auguro scissioni, siamo una grande famiglia. Io mi sono dimesso otto mesi fa per dare responsabilità a tutti, per avviare un processo di cambiamento, che deve mettere insieme queste anime, con un organo collegiale e un programma rinnovato». Che includa il dialogo con il Pd: «Non credo alla corsa solitaria».

 

luigi di maio vito crimi

A tenere i fili della macchina organizzativa, è però ancora Vito Crimi. Che ieri sera ha sentito in video conferenza gli europarlamentari e oggi vedrà i consiglieri regionali, ma anche i ministri 5 Stelle. Il tour de force continuerà con i sindaci. Entro oggi arriverà il responso al quiz a tre domande posto agli eletti, anche se la decisione finale sarà di Crimi. Si sceglierà l'avvio di un processo dal basso: entro il 15 ottobre si terranno assemblee locali che dovranno stilare un documento sintetico.

 

Entro quella data, dovrà essere costituita una commissione di dieci persone, «scelti dalle singole realtà» tra eletti di tutti i livelli. Meccanismo farraginoso, ma non è questo che preoccupa i più. Impensierisce il rischio di un conflitto con veti incrociati, tra parlamentari giovani al primo mandato e veterani in dirittura d'arrivo, visto il divieto ancora in vigore di una terza ricandidatura. Anche per questo Di Maio ha lanciato un piano per valorizzare negli enti locali, candidando a sindaci e governatori i big che hanno maturato esperienza e competenza e che rischiano di restare fuori dal prossimo Parlamento.

 

Fico Di Battista Di Maio

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?