mario draghi matteo renzi

MARIO, DATTI MALATO! - ''RENZI VUOLE UN GOVERNO DRAGHI''. IL FIORENTINO CON LE FREGOLE ORA METTE IN MEZZO L'EX PRESIDENTE BCE COME SOSTITUTO DI CONTE, PER UN GOVERNO COSTITUENTE CON DENTRO TUTTI, PURE LA LEGA GRAZIE ALL'AMICO DI DRAGHI, GIORGETTI, ''PER FAR USCIRE L'ITALIA DALLA PALUDE ECONOMICA''. TUTTO MOLTO BELLO, MA NON SI CAPISCE PERCHÉ I VETI DEI 5 STELLE (CHE HANNO IL 32% DEI SEGGI) DOVREBBERO CADERE PER LA SOLA PRESENZA DI SUPERMARIO

draghi renzi

Da ''La Stampa''

 

E ora può accadere davvero di tutto sullo scenario liquido della politica nazionale, una di quelle situazioni aperte nelle quali un personaggio più di altri si sta muovendo in queste ore a suo agio: Matteo Renzi.

Dietro le quinte, nelle ultime 48 ore, l' ex presidente del Consiglio del Pd ha mosso le pedine per preparare tre diversi scenari, che in un modo o nell' altro lo vedrebbero protagonista.

 

Scenari diversissimi eppure tutti plausibili, sia pure con diversi gradi di probabilità: un governo Conte con «più Renzi» dentro; un esecutivo Conte-Responsabili con Italia Viva orgogliosamente all' opposizione. E poi lo scenario più complicato ma anche più intrigante e arioso: quello di un esecutivo costituente, per le riforme istituzionali e per rialzare l' Italia dalla palude economica, guidato da una personalità molto autorevole. Mario Draghi. O Marta Cartabia, attuale presidente della Corte costituzionale.

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

Al momento si tratta del più improbabile degli esiti, anche perché passa attraverso una decisione strategica di Matteo Salvini: rientrare o no nel "grande gioco"? Confida Giancarlo Giorgetti: «Ci sono diverse controindicazioni, ma ci sta pensando».

Renzi annota: «Per ora non si è espresso chiaramente sulla proposta del sindaco d' Italia, aspettiamo».

 

E Denis Verdini, uno che con i due Matteo ci parla, si sbilancia: «Alla fine Salvini accetterà la proposta di Renzi». E nel calcolo dei pro e dei contro, pesa quello che sta diventando per il capo della Lega un autentico assillo: il timore di essere scavalcato in carica antagonistica da Giorgia Meloni, la leader dei Fratelli d' Italia, che continua a crescere nei sondaggi.

 

Il primo dei tre scenari prende le mosse dai contatti riservati tra il presidente del Consiglio e lo stesso Renzi. Agli sherpa incaricati di tenere i rapporti tra i due, nei giorni scorsi il presidente del Consiglio aveva consegnato un messaggio: «Se ci vogliamo vedere con Renzi, credo sarebbe meglio se fosse lui a chiedere di vedermi». Renzi, orgoglioso com' è, ha rispedito al mittente: «Non ci penso proprio». Così non se ne usciva e così due giorni fa, durante il dibattito al Senato sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in merito al Consiglio europeo iniziato ieri, Renzi si è prodotto nel beau geste: «Lei presidente, ci rappresenta pienamente a Bruxelles».

 

nicola zingaretti giuseppe conte

Un discorso alto che non è sfuggito a Conte, che ha ascoltato nell' Aula di palazzo Madama l' intervento di Renzi e al termine ha spedito un sms al leader di Italia Viva, un messaggio ricco di complimenti. A quel punto Renzi ha risposto: caro presidente, forse sarà il caso di fare il punto, perché se continuiamo così, non finisce bene E in quel momento è scattata l' idea di un incontro tra i duellanti, che si svolgerà la prossima settimana a palazzo Chigi.

 

In vista di quell' incontro Renzi ha già immaginato cosa mettere sulla bilancia e lo ha raccontato ai suoi: «Ci sono in ballo almeno quattro questioni: la giustizia, a cominciare dal ruolo del ministro Bonafede; il Reddito di cittadinanza sul quale la nostra posizione molto critica è chiarissima; il sindaco d' Italia sul quale Conte potrebbe mostrare apertura, assumendo un' iniziativa politica. Lo sblocca-cantieri e i cento commissari. Se ci saranno significativi passi avanti sui dossier politicamente più pesanti, allora tutto può cambiare».

 

In altre parole Renzi chiede "pari legittimità" come socio fondatore del governo e chiede di "portare a casa" risultati che qualifichino la presenza di Italia Viva. Ma l' ex premier confida di «non crederci molto». E allora? E allora, scatta il secondo scenario: una maggioranza senza renziani. L' altra sera, dopo aver registrato "Porta a porta", Renzi si è visto con i suoi senatori e con suo solito tono scanzonato ha chiesto: «Qualcuno di voi vuole fare il responsabile?». E ha spiegato: «Se non ci vogliono al governo, io con questi non ci resto ma a quel punto farò di tutto perché Conte prosegua. Spingerò chi vuole appoggiarlo». Perché a quel punto Conte diventerebbe un bersaglio per un Renzi a mani libere.

mattarella draghi gualtieri

 

Ma alla fine lo scenario più ambizioso resta quello di un governo costituente. Il primo nome per un esecutivo di quel tipo resta Mario Draghi. L' altra sera un senatore che di Renzi è amico, gli ha chiesto: «Ma tu ci hai parlato di recente con Draghi? Dopo quell' incontro del 2014 a Città della Pieve l' hai più visto». E Renzi, che sui contatti con personaggi di livello, diventa evasivo, non ha risposto, ma ha fatto capire che una comunicazione resta. E d' altra parte un eventualissimo governo Draghi non nascerebbe certo per una e neppure per due telefonate.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...