UN MARTINI CORRETTO - MASSIMO FINI STRONCA IL CORETTO DI LODI SULLA “CARATURA MORALE” DEL CARDINALE: “PUR VIVENDO A MILANO, NEL CUORE DI TANGENTOPOLI, NON HA PROFERITO UNA SOLA PAROLA CONTRO LA CORRUZIONE POLITICA FINO A QUANDO LE INCHIESTE DI MANI PULITE NON L'HANNO SMASCHERATA” - JENA PIAGNENS: “SE LA CHIESA FOSSE UN’ISTITUZIONE INTELLIGENTE MARTINI NE SAREBBE STATO IL PAPA”...

1 - INTELLIGENZA...
Jena per "la Stampa" -
Se la Chiesa fosse un'istituzione intelligente Martini ne sarebbe stato il Papa.

2 - MA HA PARLATO TROPPO TARDI CONTRO LA CORRUZIONE...
Massimo Fini per il "Fatto quotidiano"

Domenica, nella sua rubrica giornaliera, Marco Travaglio ha tributato un appassionato elogio funebre al cardinale Carlo Maria Martini, morto a 85 anni, uomo di fede e di cultura vastissima "che parlava di tutto senza tabù... dalla corruzione al rinnovamento della politica".

Non entro negli altri meriti che Travaglio attribuisce all'alto porporato, ma se il cardinal Martini ha parlato di "corruzione e rinnovamento della politica" lo ha fatto abbondantemente fuori tempo massimo. Scrivevo sull'Indipendente del 27 gennaio del 1993: "Devo dire che i recenti, reiterati appelli del Papa, del cardinal Martini e, in genere, delle gerarchie ecclesiastiche alla 'moralità pubblica' e le loro continue reprimende sulla corruzione politica mi danno fastidio quasi quanto le marce antirazziste e anti-antisemite che son la voga del momento.

Così come mi sarebbe piaciuto che queste marce fossero state fatte nel 1938, quando il fascismo, per compiacere Hitler, si inabissò nella vergogna delle leggi razziali, così mi piacerebbe che la Chiesa questi suoi sermoni li avesse fatti con un più decente anticipo, non dico tanto ma almeno un anno fa quando Bettino Craxi si permetteva ancora, fra l'ossequio generale, di definire Mario Chiesa un 'mariuolo', cioè un incidente nella vita dei partiti, una povera mela marcia in una cesta immacolata.

Sparare adesso contro la corruzione politica è troppo facile e non serve a nulla. Perché ormai lo fanno tutti. Oggi, a parte Craxi, ammirevole in un certo senso nella sua protervia, non c'è più nessuno disposto a difendere apertamente i sistemi della partitocrazia, non c'è nessuno che non si scagli contro la corruzione politica. Anche Mongini, anche Chiesa, anche Carriera son diventati dei moralisti.

Sarebbe stato molto più utile che la Chiesa avesse elevato i suoi alti ammonimenti negli anni passati quando la corruzione politica era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno, o quasi nessuno, osava protestare. Sarebbe stato molto più utile che la Chiesa avesse fatto sentire, allora, il suo appoggio morale a quei pochi, a quei pochissimi, che osavano denunciare il malaffare politico. E invece la Chiesa è stata zitta proprio quando occorreva che parlasse e parla ora che sarebbe meglio, per pudore, che tacesse.

Così come per anni ha taciuto il cardinal Martini Superstar che pur viveva a Milano, nel cuore stesso di Tangentopoli, e non poteva non vedere, se non altro, le ricchezze indebite che i politici e gli amministratori di questa città venivano accumulando".

No, il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, la 'capitale morale', non ha proferito una sola parola contro la corruzione politica fino a quando le inchieste di Mani Pulite e Antonio Di Pietro, ora da tutti odiatissimo, non l'hanno smascherata pubblicamente e reso impossibile, e poco conveniente, ignorarla.

Non dico queste cose per una particolare animosità nei confronti del cardinal Martini che è stato certamente una importante figura di riferimento morale per molti, come ricorda giustamente Travaglio, ma per rispetto della verità e perché vedo molte analogie con la stagione di Mani Pulite e del post Mani Pulite. Come allora non c'è responsabile della classe dirigente che ci ha portato al tracollo, economico e morale, che non si dichiari a favore di una riforma del sistema, di un rinnovamento politico ed etico dei partiti, di una lotta intemerata alla corruzione.

Ma nel frattempo si lavora per tagliare le unghie alla Magistratura. Come allora, nel vuoto politico che si è creato cercano di inserirsi i personaggi più improbabili e perfino Eugenio Scalfari, che dopo aver visitato ogni stanza del Palazzo del potere sogna di farsene una tutta sua (qualcuno ricorderà, forse, il comico tentativo di creare, sull'onda del successo della Lega di Bossi, una Lega Nazionale che naufragò in percentuali da albumina).

C'è il concreto timore che, terminata la parentesi dei bocconiani, tutto torni come prima, con i personaggi di sempre o i loro sotto panza come fu nel '92-94. Allora la novità era la Lega, oggi è Grillo. C'è da sperare che Beppe non faccia la fine di Umberto Bossi.

 

 

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