MASTELLA DI RIBALTONI SE NE INTENDE: “PRESTO LA MAGGIORANZA SARA’ PD-M5S”

Franco Bechis per "Libero"

Enrico Letta? «Ormai è fottuto, nel Pd non ha più futuro». Matteo Renzi? «Strada tutta in salita, ora è costretto ad allearsi a Fabrizio Barca». Silvio Berlusconi? «Ha un culo pazzesco. Rischiava di essere messo all'angolo, di contare i suoi ultimi giorni con un Stefano Rodotà o un Romano Prodi al Quirinale e invece ne è uscito indenne con un miracolo». Beppe Grillo? «Perderà i suoi, si capisce già. Non puoi controllare 160 parlamentari se non sei lì anche tu. Doveva candidarsi».

Profezie di uno che se ne intende, e li conosce bene tutti: Clemente Mastella, l'uomo politico che ha navigato in ogni tipo di Repubblica, ha fondato partiti, li ha chiusi, ne ha fondati altri, e lo trovi sempre sul lido che non ti aspetti quando ormai ne avevi perso le tracce.

Non ieri, perché Mastella era esattamente nel posto dove te lo saresti aspettato: i funerali di Giulio Andreotti. Sulla scalinata della Basilica di San Giovanni dei Fiorentini sembrava che la storia fosse tornata indietro di oltre venti anni. Scende un gradino Mastella, e venti telecamere e microfoni intorno come quando era fra i potenti di Italia.

A dieci metri da lui la piccola folla che si era riunita veniva travolta da cameramen a caccia di Paolo Cirino Pomicino. Taccuini pronti anche per Angelo Sanza, l'uomo che all'epoca faceva il luogotenente di Emilio Colombo in Basilicata. E come allora, finiti i giornalisti, la ressa popolare: «Onore', so' lucano anche io» (a Sanza), «onore', io sono di Benevento!» (a Mastella), «mio figlio è senza lavoro », «il mio ha uno stipendio da fame », «ho bisogno di parlarle di una cosa riservata, mi dà il suo telefonino?».

Per fuggire telecamere e questuanti che faranno sentire pure importanti come ai bei vecchi tempi, ma tolgono il fiato, Mastella, Sanza e un piccolo gruppo sono riusciti a riparare in un bar di una viuzza laterale, accogliendo nella scialuppa improvvisata anche il cronista di Libero. Quattro chiacchiere davanti a un caffè con chi possiede le chiavi di momenti politici confusi come quelli dei nostri giorni.

Tempi dove la bandiera della vecchia Dc sembra spuntare dai polverosi ripostigli a cui la storia l'aveva consegnata. «Sì, me lo ha detto anche l'altro giorno Massimo D'Alema», confessa Mastella, «che dovremmo essere felici perché ci è spuntato fuori un governo democristiano che più democristiano non si può. Ma è una sciocchezza: questi non c'entrano nulla con la vecchia Dc. Anche se finiranno per fare una cosa nuova al centro».

LA RISCOSSA
Con Sanza che annuiva, il vecchio colonnello della sinistra dc confida: «Un autorevole esponente del Pd ex comunista che è stato rieletto due settimane fa era tentato di dimettersi dal partito. L'ho rivisto ieri e mi ha detto che non si dimette più. Anzi, è appena iniziata la riscossa. Ed è sicuro che presto ribalteranno questo governo e faranno una cosa davvero di sinistra».

Ma come? Letta è appena andato a palazzo Chigi. «E questa è la cosa più incredibile», sorride Mastella, «guarda tu Pier Luigi Bersani che non ne ha azzeccata una, alla fine ha segnato un numero di goal che neanche Maradona: ha dato la guida della Camera al suo alleato Sel, si è preso quella del Senato, la presidenza della Repubblica, a palazzo Chigi c'è il vicesegretario del Pd, tutti i suoi in ministeri di peso!

Mamma mia, sembra un giocatore che sbaglia il rigore, lo tira in tribuna, ma lì colpisce una seggiola, la palla torna in campo, viene deviata dalla bandierina del calcio d'angolo, rimbalza sulla panchina della squadra avversaria, torna verso la porta, colpisce palo e traversa e finisce nel sacco: goal! Un colpo di culo pazzesco senza avere indovinato nulla».

E il povero Letta? Dopo tutta questa fortuna vogliono scalzarlo? «Enrico Letta sa che è finito nel Pd. Non gli perdoneranno mai di avere tirato fuori dall'angolo Berlusconi, di essersi alleato con lui. Ora è nel mirino anche di Matteo Renzi, che si sente togliere spazio vitale. È inevitabile che Letta debba pensare a una cosa diversa dal Pd. Secondo me proverà lui a fare con Angelino Alfano quel che non è riuscito a Mario Monti: trasformare questo governo in un partito di centro. Certo aiuterebbe molto la nomina a senatore a vita di Berlusconi, a cui credo Giorgio Napolitano stia pensando».

E il Pd? «Mi dicono che vogliono nominare come reggente il mio amico Pierluigi Castagnetti», dice Mastella. «La solita storia: un dc usato come specchietto per le allodole», chiosa Sanza. E Renzi? «Lui sarà costretto ad allearsi con Fabrizio Barca per unire la base nella battaglia contro Berlusconi. E funzionerà, anche perché gran parte dei gruppi parlamentari Pd stanno lavorando al ribaltone».

IL RIBALTONE
E con chi lo fanno? Mastella è certo: «Con i 5 stelle. Hai visto come hanno commentato la morte di Andreotti? Quelli sono più che di sinistra. Andavano bene nel partito di Antonio Ingroia. Guarda cosa sta succedendo sulla diaria: 48 che si ribellano a Grillo. È destino che lui non riesca più a tenerli in pugno.

Questo perché ha sbagliato Beppe: un leader deve essere sul posto, lì in Parlamento. Non può comandare a distanza come fa. Passerà poco tempo prima che nasca una nuova maggioranza Pd-5 stelle, ci metto la mano sul fuoco...». D'accordo anche Sanza: «Visto oggi come hanno fregato l'amico Nitto Palma alla commissione giustizia? È l'antipasto...».

 

CLEMENTE MASTELLA jpegBERSANI luigi ENRICO LETTA matteo renzi beppe grillo SILVIO BERLUSCONIAngelino Alfano CIRINO POMICINO Mario Monti

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