MATADOR MOROSO! EDINSON CAVANI HA LASCIATO NON SOLO CUORI SPEZZATI MA ANCHE UN DEBITO DI 42MILA EURO DI AFFITTO ARRETRATO DELLA SUA EX VILLA - CAMBI IN CORSA ALLA PROCURA DI NAPOLI: DUE NUOVI INNESTI ALL’ANTIMAFIA

Dagoreport

1. MATADOR MOROSO: DEVE PAGARE I FITTI ARRETRATI
All'ombra del Vesuvio, ha lasciato cuori spezzati (quello della moglie Soledad Cabris, da cui ha divorziato, e quello della ex compagna, Maria Rosaria Ventrone), rimpianti calcistici e un debito di ben 42mila euro. Ma, almeno in un caso, non la passerà liscia. Il Matador Edinson Cavani è stato infatti condannato a pagare i fitti arretrati per la villa a Lucrino, nella zona dei Campi Flegrei, che occupava agli inizi della sua avventura in azzurro.

Il giudice della V sezione esecuzioni immobiliari - come riporta il quotidiano "Il Mattino" - ha dato ragione alla proprietaria dell'immobile che, per un anno intero, non aveva ricevuto i canoni della splendida dimora che affaccia sul Golfo di Pozzuoli dopo che l'ex centravanti azzurro aveva traslocato a Posillipo. Edinson non aveva mai restituito le chiavi.

2. ANTIMAFIA, ARRIVANO BEATRICE E BORRELLI
Cambio ai piani alti della Procura di Napoli: dopo gli addii di Francesco Greco (passato alla guida dell'ufficio giudiziario di Napoli Nord) e di Giovanni Melillo (nuovo capo di Gabinetto del Guardasigilli Andrea Orlando), la Direzione distrettuale antimafia partenopea è stata affidata ai due procuratori aggiunti Giuseppe Borrelli e Filippo Beatrice.

Entrambi hanno già lavorato a Napoli. Il primo proviene da Catanzaro, dove si è trovato a gestire gli incandescenti processi ereditati da Luigi de Magistris. Il secondo, invece, dopo aver messo su il processo "Calciopoli" a carico di Luciano Moggi, è andato a Roma alla Procura nazionale antimafia. Beatrice, tra l'altro, è stato anche sorteggiato per partecipare alle primarie telematiche per la corsa al Csm. Starà a lui, ora, accettare o meno la candidatura.

3. TUTTI GLI UOMINI (INDAGATI) DEL PRESIDENTE
Chissà come sta vivendo, lui che è giornalista e attento lettore dei quotidiani, la pessima rassegna stampa di questi giorni, il governatore Stefano Caldoro. L'esplosione dell'inchiesta a carico del suo più fidato collaboratore Sandro Santangelo, accusato di truffa e riciclaggio per la compravendita di un immobile in cui è coinvolta anche la moglie del presidente, la scienziata Annamaria Colao, ha mandato in fibrillazione il "cerchio magico" socialista che governa la Regione Campania.

Prima gli avvisi di garanzia per truffa e abuso d'ufficio a Maurizio Zuccaro (ex segretario cittadino del Nuovo Psi) nell'inchiesta sulle consulenze d'oro all'Adisu-Parthenope, poi l'arresto di Gennaro Salvatore, braccio destro del governatore, per lo scandalo Rimborsopoli. E ora lo spettro delle indagini che si allarga all'arcipelago societario di stampo socialista.

4 - AL SETACCIO AZIENDE, CONSULENZE E IMMOBILI. E RISPUNTANO I VECCHI DOSSIER DEI «CORVI»
Gerardo Ausiello per "Il Mattino"

Dall'ufficio di via Toledo agli intrecci societari fino alle consulenze e all'aerospazio. Mentre spuntano pure i «corvi», che rispolverano vecchi e velenosi dossier. È ampia e articolata la galassia caldoriana che in queste ore la Procura e la Guardia di Finanza stanno passando al setaccio. Una radiografia delle attività e degli interessi di uomini e donne di fiducia del governatore: prima il consigliere regionale ed ex presidente del gruppo che porta il nome di Caldoro, Gennaro Salvatore (agli arresti domiciliari), poi il capostaff Sandro Santangelo e persino la moglie dell'ex ministro socialista, la docente Annamaria Colao. Fino, naturalmente, allo stesso presidente della Regione, che pure è finito nel mirino degli investigatori. Vediamo perché.

Dossier e veleni. In questa storia ci sono anche loro, i «corvi», che stanno facendo girare vecchi dossier pieni di accuse nei confronti di Caldoro e della sua squadra, che le bollano come veleni. Accuse relative ai fondi per la comunicazione in vista delle regate di Coppa America e ai presunti gruppi di potere che avrebbero sostenuto in questi anni il progetto politico del governatore. Alle elezioni manca meno di un anno ma l'atmosfera in Campania si è fatta già pesante.

Affari spaziali. Nel lungo elenco di società controllate da Santangelo c'è Stratega, un'azienda di consulenza che in tre anni si è resa protagonista di una serie di cambi di governance e ha lavorato a progetti per circa 200 milioni di euro. Sull'impiego di questi fondi, in particolare, si sta concentrando l'attenzione di Procura e Finanza. Anche perché dal 2010 ad oggi, anni di grave crisi economica e di enormi sacrifici, mentre settori strategici come i trasporti sono rimasti a secco di risorse, altri segmenti, come appunto l'aerospazio, hanno beneficiato di risorse statali ed europee.

Cosa è successo? Stratega nasce da un pezzo di Resolve, protagonista dell'operazione immobiliare di via Toledo 156, e da Sixtema, che fa capo ad Alessandro Mazzucchi. Ma il matrimonio dura meno di cento giorni perché, durante la campagna elettorale di Caldoro, Santangelo lascia l'incarico ad un compagno socialista, il giornalista Giuseppe Ariola.

A fine 2010, poi, Resolve cede le quote che ha in Stratega a Fintech, che pure si occupa di consulenze ed è guidata dal tandem Alessandro Pane-Antonio Saturno. Che, con il resto del gruppo, partecipano ai progetti per ottenere i fondi. E per farlo si affidano proprio alle strategie di Stratega. Che però, spiegano da Palazzo Santa Lucia, non ha mai gestito direttamente i fondi pubblici.

Le società al microscopio. Oltre a Resolve (poi chiusa), che si occupava di compravendite immobiliari, e a Stratega (attiva) c'è Comunicazione e Informazione (in liquidazione dal 2012), che editava il periodico "Socialista Lab" e che pure era controllata dal capostaff di Caldoro, nonché il consorzio di imprese Tera.

Sia chiaro: al momento gli unici reati ipotizzati dal pm Giancarlo Novelli, magistrato in forza al pool reatì contro la pubblica amministrazione guidato dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, sono quelli relativi all'operazione immobiliare di via Toledo (il capostaff del governatore deve rispondere delle accuse di truffa e riciclaggio). Per tutto il resto sono in corso solo accertamenti, che lo stesso Caldoro ha definito doverosi perché «la Regione è e dev'essere una casa di vetro». Mentre Santangelo, anche attraverso i legali Alfonso Furgiuele e Fabio Carbonelli, ha spiegato di non aver «mai vissuto di politica» e di aver «sempre lavorato», fondando e creando società e facendo mille mestieri, dall'agente di commercio all'esperto di hi-tech.

L'ufficio che piaceva ai socialisti. Con il passare dei giorni, insomma, negli ambienti del centrodestra si sta facendo strada una convinzione: che l'inchiesta sull'ufficio di via Toledo 156, che è stato una delle case del Garofano per molti anni, possa essere solo il punto di partenza di un'indagine più ampia, che si sta ingrandendo ed allargando. Ma perché quei 127 metri quadrati nell'ex palazzo Motta sono oggi sotto i riflettori?

Perché, su segnalazione della Banca d'Italia (una delle migliaia fatte in tutto il Paese), per l'acquisto dell'appartamento, poi diviso in due, ci sono stati passaggi di denaro che, secondo i pm, vanno chiariti: la Colao avrebbe versato una somma di denaro vedendosi poi restituire parte della cifra qualche tempo dopo che l'immobile era stato comprato da Resolve, società che fa capo a Santangelo. Com'è possibile?

La Procura cerca risposte mentre da Palazzo Santa Lucia fanno sapere che l'immobile, preso all'asta per 300mila euro, è stato acquistato per ragioni affettive, perché quelle stanze hanno ospitato le riunioni di Antonio Caldoro, padre del presidente della giunta regionale, del circolo Turati e dello stesso Stefano Caldoro fino alla vittoria elettorale del 2010.

vesuviosegreto@gmail.com

 

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