giorgia meloni matteo salvini silvio berlusconi

IL MATTARELLA BIS HA FATTO SALTARE IL TAPPO AL CENTRODESTRA - DA VERONA A PALERMO, INIZIANO A SALTARE LE ALLEANZE PER LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI QUEST’ANNO: CI SONO 21 CAPOLUOGHI DI PROVINCIA DA E 4 DI REGIONE DA RINNOVARE, E LA COALIZIONE DI CENTRODESTRA RISCHIA UNA NUOVA DISFATTA - LA GUERRA A TOTI IN LIGURIA, MICCICHÈ CHE SI BUTTA NELLA MISCHIA E LA CANDIDATURA DA INDIPENDENTE DI TOSI: LE PARTITE PIÙ CALDE

meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

Francesco Moscatelli e Francesco Olivo per "la Stampa"

 

Verona, La Spezia, Parma, Lucca, Viterbo, Catanzaro, Palermo. Ma l'elenco delle grane del centrodestra, in vista delle prossime amministrative, rischia di coincidere più o meno con i nomi di buona parte dei 25 Comuni capoluogo di provincia che andranno al voto. E' l'ennesimo danno collaterale della disfatta sul Quirinale, che ha trasformato i solchi già presenti all'interno dell'ormai ex coalizione in baratri.

 

Eppure l'impegno, preso pochi mesi fa analizzando la dura sconfitta del centrodestra alle amministrative di settembre, era stato solenne: «Dobbiamo trovare i candidati entro novembre». Matteo Salvini aveva individuato un errore di metodo: «Abbiamo scelto troppo tardi i nomi su cui puntare. Entro novembre dobbiamo scegliere con gli amici Giorgia e Silvio: candidati civici o non civici, per avere almeno 5 mesi di tempo per presentarli e far conoscere i programmi».

 

BERLUSCONI MELONI SALVINI

Tutti annuirono, gli sbagli commessi a Roma e Milano, con candidature improvvisate e persino goffe, non si dovranno ripetere. Nel frattempo però è successo di tutto: gli «amici» di allora oggi si dicono di tutto, negano l'esistenza stessa del centrodestra e le conseguenze della clamorosa rottura che ha fatto seguito alla seconda elezione di Sergio Mattarella si riversano sui territori, specie quelli chiamati al voto delle comunali nella prossima primavera.

MAURIZIO GASPARRI

 

La data è ancora da stabilire, probabilmente i seggi si apriranno tra fine maggio e inizio giugno. Si tratta di una tornata elettorale importante, che riguarda 21 capoluoghi di provincia e 4 di regione. Eppure le macerie romane complicano tutto. . «Il tavolo nazionale non esiste - racconta uno dei negoziatori -, non ci parliamo più dal voto del Quirinale, quindi o le questioni si risolvono a livello locale o si va divisi».

 

MATTEO RENZI GIOVANNI TOTI

«Bisogna aspettare che la polvere si depositi - dice Maurizio Gasparri, che per Forza Italia conduce le trattative - fare un negoziato adesso è inutile, prima ci si calma e poi si possono risolvere i problemi». I movimenti sono fondamentalmente di due tipi, verso destra, con Fratelli d'Italia che si impunta e pretende di pesare di più nelle giunte e nelle candidature, e verso il centro, con Forza Italia che in alcuni territori, Sicilia e Toscana, mette le basi per nuove avventure centriste.

 

GIANFRANCO MICCICHE

Altra variante, diretta conseguenza della partita del Quirinale, è la guerra scoppiata in Liguria tra la Lega e il governatore Giovanni Toti, considerato di fatto un traditore del centrodestra e quindi colpito in casa, sia all'interno della giunta sia nelle città dove governano i suoi fedelissimi, come La Spezia.

 

Discorso a parte merita la Sicilia: a Palermo Meloni ha candidato la deputata Carolina Varchi, la Lega non ha deciso e Forza Italia guarda con attenzione i movimenti di Italia Viva. A complicare il quadro la candidatura di Gianfranco Miccichè alla Regione siciliana, al voto in autunno, mentre FdI appoggia l'uscente Musumeci.

nello musumeci.

 

Al Nord le tensioni più forti, tra Lega e Fratelli d'Italia, si registrano in Veneto. Il cuore di tutto è Verona, dove in campo ci sono già due candidati di peso: l'ex sindaco Flavio Tosi, come indipendente di centrodestra, e per il centrosinistra l'ex calciatore Damiano Tommasi. Per i dirigenti veneti della Lega è la partita decisiva.

 

In queste ore sopravvivono due ipotesi, ed entrambe hanno un prezzo salato per il Carroccio: sostenere il sindaco uscente Federico Sboarina vorrebbe dire incassare il via libera al civico di area leghista Francesco Peghin a Padova, ma allo stesso tempo ammettere la forza di Giorgia Meloni in «casa propria».

federico sboarina giorgia meloni.

 

Un dettaglio non da poco, considerando che Lorenzo Fontana, vicesegretario del Carroccio e braccio destro di Salvini, è proprio di Verona e che Sboarina a dicembre ha ceduto alle lusinghe del senatore Luca De Carlo tesserandosi con Fratelli d'Italia. E se poi Sboarina non arrivasse al ballottaggio? O - forse peggio - ci arrivasse e poi perdesse contro Tosi? Scenari da incubo per i Salvini boys, che comunque oggi dovrebbero ufficializzare il sì a Sboarina.

 

flavio tosi

La seconda strada, infatti, guardata con interesse da Forza Italia, è più impervia: prevede di appoggiare Tosi, sempre molto amato a Verona, e di rompere con Fratelli d'Italia. «La questione sta andando oltre le dimensioni cittadine purtroppo - ammette lo stesso Tosi -. Ho un canale di comunicazione aperto con Salvini e in fondo quello che deve decidere è semplice: vuole vincere o perdere?».

 

RICCARDO MOLINARI MATTEO SALVINI

Una partita simile, a ruoli invertiti, si gioca ad Alessandria. Ovvero sull'uscio del capogruppo del Carroccio alla Camera Riccardo Molinari. Qui l'uscente è della Lega, Gianfranco Cuttica: la riconferma dovrebbe essere quasi automatica, ma FdI, rafforzata negli ultimi mesi dopo l'arrivo di alcuni consiglieri di Forza Italia, ha minacciato di trovare un altro candidato.

 

Un modo, dicono ad Alessandria, per mettere pressione a Molinari e per sbloccare la partita di Verona. Spaccatura vicina anche a Parma, dove il centrodestra è diviso in tre. L'effetto domino del caos post Mattarella bis si sta registrando un po' ovunque. Si potrebbero catalogare le situazioni locali in due categorie: quelle dove prevalgono i «pessimisti» e quelle dove gli «speranzosi» stanno rialzando la testa. Lucca appartiene alla prima.

 

salvini meloni berlusconi

Nella storica roccaforte bianca della Toscana brucia ancora la sconfitta per 350 voti al ballottaggio di cinque anni fa. «Stanno litigando di brutto», sintetizza l'ex presidente del Senato Marcello Pera, che più che di politica vuole occuparsi della sua biografia di Sant' Agostino. A Como c'è qualche lumicino acceso in più nonostante nessuno sia pronto a scommettere un euro sulla riconferma dell'uscente Mario Landriscina, sostenuto nel 2017 da tutto il centrodestra. «In una città moderata sarebbe folle non ripresentarsi insieme», mette le mani avanti il deputato di Fratelli d'Italia Alessio Butti. «Ci stiamo lavorando» conferma il coordinatore lombardo della Lega Fabrizio Cecchetti. In serata anche Salvini ripete il concetto: «Io sto lavorando anche a casa in quarantena, e sto cercando di riannodare i fili da Verona a Palermo».

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