
MATTARELLA FA CAPIRE A MELONI E AI SUOI CHE, NELLA GUERRA ALLE TOGHE, HANNO ALZATO TROPPO IL TIRO – PARLANDO AI MAGISTRATI IN TIROCINIO, IL CAPO DELLO STATO HA AVVERTITO CHE “I GIUDICI HANNO IL DOVERE DI APPARIRE ED ESSERE IRREPRENSIBILI ED IMPARZIALI. È LA RISPOSTA PIÙ EFFICACE AD ATTACCHI STRUMENTALI…” – PAROLE CHE ARRIVANO DOPO LA SPARATA DEL SOTTOSEGRETARIO DELMASTRO, CHE HA EQUIPARATO LE “TOGHE ROSSE” AI MAFIOSI – UGO MAGRI: “MATTARELLA HA ACCOMPAGNATO LE SUE PAROLE CON UN MONITO, CHIAMIAMOLO PURE ALTOLÀ. C'È QUALCUNO CHE PESCA NEL TORBIDO, CHE SEMINA MALANIMO NELLA PUBBLICA OPINIONE CON L'OBIETTIVO DI RENDERE I GIUDICI PIÙ VULNERABILI IN VISTA DEL DIBATTITO PARLAMENTARE SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA...”
1. UN INVITO A NON LASCIARSI TRASCINARE
Estratto dell’articolo di Marzio Breda per il "Corriere della Sera"
Non lasciatevi trascinare nel conflitto con la politica e non alimentatelo. Questo raccomanda Sergio Mattarella ai magistrati, in vista dell’arrivo in Senato, l’11 giugno, della legge sulla separazione delle carriere. Da allora, considerato che il governo intende procedere a tappe forzate con quella riforma, la partita sulla giustizia rischierà di infiammarsi [...]
Intossicandolo. Perciò sente di dover lanciare un avvertimento preventivo alle toghe. E cita i requisiti fondamentali (essere e apparire imparziali, rigore morale e professionalità, no protagonismo, no collateralismo con i partiti, no sconfinamenti...) per sottrarsi non già a normali e fisiologiche critiche, quanto ad attacchi che ormai diventano sempre più pesanti e «strumentali».
Per il presidente, insomma, è soltanto così, evitando di alzare almeno dalla loro parte il livello dello scontro, che il potere giudiziario potrà tutelare sé stesso e la propria funzione. [...]
Come si è visto nel caso — non citato ma trasparente — del sottosegretario Andrea Delmastro, il quale ha proposto la pesantissima equazione magistrati-mafiosi.
È un problema di responsabilità, quello che il capo dello Stato pone ai giudici in maniera di preservare la loro autonomia e indipendenza, dopo aver visto come l’incrociarsi di tante recenti polemiche, che hanno toccato lo stesso Guardasigilli, sta ormai minando un equilibrio disegnato dalla Carta costituzionale.
GIUDICI LO SCUDO DEL QUIRINALE
Estratto dell’articolo di Ugo Magri per "la Stampa"
carlo nordio sergio mattarella
Il clima sulla giustizia torna a farsi infuocato e Sergio Mattarella esorta i magistrati a non prestarsi, involontariamente, al gioco di quanti vorrebbero trascinarli nella rissa. Le provocazioni nei loro confronti ci sono eccome, ma il presidente sconsiglia repliche sopra le righe, reazioni scomposte che renderebbero l'aria ancora più irrespirabile alla vigilia del dibattito sulla separazione delle carriere (la riforma costituzionale presentata dal governo e già approvata alla Camera verrà discussa in Aula al Senato l'11 giugno prossimo, con le opposizioni decise a vendere cara la pelle).
[...]
Fin qui l'appello lanciato ieri nell'incontro al Quirinale con le giovani toghe tirocinanti: evitiamo di esasperare i toni, è il senso. Ma il capo dello Stato ha accompagnato le sue parole con un monito, chiamiamolo pure altolà, rivolto a quanti stanno tentando cinicamente di sobillare gli animi della gente. Ed è l'aspetto più rilevante del suo intervento.
ANDREA DELMASTRO - CARLO NORDIO
Mattarella bolla come «strumentali» gli «attacchi» nei confronti dei magistrati; li considera lanciati apposta «per cercare di indebolire il ruolo e la funzione della giurisdizione e per rendere inopportunamente alta la tensione tra le istituzioni». C'è qualcuno che pesca nel torbido, che semina malanimo nella pubblica opinione con l'obiettivo di rendere i giudici più vulnerabili in vista del dibattito parlamentare. E per quanto il presidente abbia evitato ieri nomi o cognomi, è facilmente intuibile a chi e a cosa si riferisca.
Non più tardi di due giorni fa il sottosegretario meloniano alla Giustizia, Andrea Delmastro, aveva alzato il livello dello scontro accostando nientemeno che alla mafia quei magistrati colpevoli, ai suoi occhi, di contestare la premier sulle riforme della giustizia. Un paragone greve, insultante, inaccettabile che ha innescato il duro scontro con l'Anm nella persona del suo presidente Cesare Parodi [...]
sergio mattarella e giorgia meloni - consiglio supremo della difesa
Ecco, simili forme di animosità Mattarella non le può accettare. Il suo richiamo a toni più consoni è trasparente. Come ogni anno, quando incontra le giovani toghe, il presidente ha raccomandato imparzialità (stesso concetto su cui ha insistito il vice-presidente del Cdm, Fabio Pinelli). La giurisdizione richiede sempre «un saldo ancoraggio nelle leggi».
E ci vuole «coerenza» nell'interpretazione delle norme, ha fatto osservare, perché altrimenti i cittadini non saprebbero spiegarsi sentenze che trattano casi simili in modo diverso. Concetto in cui sembra di percepire lo sconcerto del presidente, che è anche di molti, per certe vicende di cui sono piene le cronache. Quelle sì fanno male all'immagine della giustizia.
GIORGIA MELONI E SERGIO MATTARELLA