MAZZETTE ALL’ALTARE - NELLO SCANDALO DELLE CHIESE DA RICOSTRUIRE ALL’AQUILA DOPO IL TERREMOTO, SPUNTA UN “CORVO” - UN PRETE SCRISSE AI CARAMBA E A BERTONE. PARLAVA DELL’IMPRENDITORE ROSONE, ARRESTATO L’ALTROIERI

Antonio Massari per "il Fatto Quotidiano"

 

Mentre le indagini puntano al “livello romano”, e viene indagato anche Fabrizio Magani ex direttore regionale del Mibac, si scopre che un prete scrisse al Vaticano, annunciando lo scandalo-ricostruzione. Era il 2012 e un prete aveva già capito che a L’Aquila, sugli appalti delle chiese distrutte dal terremoto, s’erano accesi molti appetiti: era anche convinto che si consumassero truffe e si elargissero mazzette. Il prete si trasformò così in “corvo”, e scrisse un esposto anonimo, convinto che anche all'interno della curia, tra i sacerdoti, qualcuno brigasse con gli imprenditori per scopi personali. 

 

TERREMOTO AQUILATERREMOTO AQUILA

Annunciava uno scandalo all’interno della Chiesa, il prete – corvo, e pensò di spedire l’esposto anonimo al comando generale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, alla procura aquilana e – soprattutto – di informare un importante carica del Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, anch’egli tra i destinatari dell’anonimo. Il misterioso sacerdote, tra gli uomini indicati nell’esposto, menzionava l'imprenditore Graziano Rosone, imprenditore arrestato – con l'accusa di millantato credito – due giorni fa dalla procura aquilana. 

 

Casa dello studente sismaCasa dello studente sisma

Al di là dell'episodio di millantato credito, che nulla c’entra con la ricostruzione, Rosone era interessato alla ricostruzione della parrocchia di San Marco. Ed era frequentemente in contatto con Luciano Marchetti e Alessandra Mancinelli - ex vice commissario alla ricostruzione e funzionaria del Mibac - arrestati, sempre due giorni fa, con l’accusa di aver intascato mazzette per pilotare la ricostruzione delle chiese aquilane.

 

La matassa dipanata dalla Procura de L’Aquila, con le indagini condotte da Squadra Mobile e Guardia di Finanza, è fitta e complessa. Un fatto però – nel leggere l’ordinanza d'arresto, richiesta dai pm David Mancini e Antonietta Picardi, coordinati dal procuratore Fausto Cardella – sembra chiaro: Marchetti e Mancinelli incassarono 10mila euro, l’uno per cento d’una tangente da 190 mila euro, legata alla ricostruzione della chiesa di Santa Maria in Paganica.

 Il terremoto visto dall\'alto (foto Adnkronos) Il terremoto visto dall\'alto (foto Adnkronos)

 

I due puntavano tutto su una norma, da inserire in un decreto firmato dall'ex premier Enrico Letta, che rendesse la curia aquilana il “soggetto attuatore” per la ricostruzione delle chiese. Interessarono il “livello romano”, una sorta di “cerchio magico” vicino a Enrico Letta, composto da Antonello Antonellis e Amedeo Piva. “La Mancinelli – dice Antonellis a il Fatto Quotidiano – mi contattò perché sapeva che ero molto amico di Letta, mi chiese quale fosse la strada più facile per ottenere quell'emendamento, ma alla fine, con l’ex premier, io non ne parlai. Non ne ebbi l'occasione”.

 

L’emendamento rimase una bozza e non fu mai attuato. Intercettato con Mancinelli, però, Antonellis spiega che, per agevolare l'iter, era necessario convincere il premier che la richiesta arrivava dalla Cei. E in effetti la curia aquilana, per spingere il decreto, spedì una lettera a Gianni ed Enrico Letta. 

 

Casa dello studente sismaCasa dello studente sisma

Dice Antonellis nell'intercettazione: “Mercoledì alle tre vedo il premier e Ferrara che è il Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi, è quello che fa la legge... lo vedo insieme ad Amedeo (Piva, ndr) ... facciamo vedere che... una cosa che viene proprio dal Vaticano e che non è una questione politica. 

 

Ad Enrico gli diciamo che questa cosa è venuta direttamente dalla Cei... Se la fai uscire dalla Conferenza Episcopale... ha maggior forza! ... gli facciamo avere il testo in modo tale che mercoledì, quando andiamo da... non tanto da Letta, da Ferrara che è il Vice Segretario Generale... gli dà la legge. ... Amedeo (Piva, ndr) ce lo porto io.... perché … tu hai capito che è l'uomo del Vaticano Piva... È lui che presenta... come dire... quella massoneria cattolica... che comanda... anche se qualche ministro vuole fare lo stronzo, quando gli dice che viene dalla Cei... non può dire nulla! Chiaro?”.

 

Talmente chiaro che, di lì a poco, Monsignor D'ercole e i vescovi aquilani firmano la lettera indirizzata a Gianni ed Enrico Letta. “Non potevo immaginare – dice al Fatto Monsignor D’Ercole – che Mancinelli e Marchetti fossero implicati in una storia di tangenti e, comunque, la curia chiedeva di diventare soggetto attuatore della ricostruzione, sì, ma non di gestirne il denaro”.

 

2. LA CHIESA AL GRAN BALLO DELLA CORRUZIONE ITALIANA

Marco Politi per "il Fatto Quotidiano"

 

Si potrebbe già pubblicare un libro con gli interventi di Francesco contro la “dea tangente”, i ladrocini e il “pane sporco” della corruzione. Due giorni fa è stato del tutto esplicito, elencando le tribù dei corrotti: “Il corrotto politico, il corrotto affarista, il corrotto ecclesiastico”. 

 

Tutti e tre fanno male ai cittadini innocenti, “perché sono i poveri che pagano la festa dei corrotti!. Il conto va a loro”. Per essere ancora più chiaro si è riferito a quanto “leggiamo sui giornali... questo è corrotto, quest’altro ha fatto un atto di corruzione... e la tangente va di qua e di là... e anche tante cose di alcuni prelati”.

 

BERTONE E BERGOGLIO c a ac d e a a c BERTONE E BERGOGLIO c a ac d e a a c

Le sue parole si scontrano però con grandi silenzi. Voce che grida nel deserto, è l’impressione. Perché mentre la gente capisce benissimo e ritiene papa Francesco “pazzescamente positivo” (l’espressione è rubata a un pellegrino in piazza San Pietro), non pare che dalla struttura ecclesiastica intorno a lui vengano grandi incoraggiamenti ad andare avanti su questa strada e meno che mai si coglie una mobilitazione per fare pulizia in tante realtà locali, dove il “sistema Mose” si annida nei mille progetti pubblici, che non hanno notorietà nazionale, ma che per gli infiniti sperperi di favore finisco per pesare sulla collettività nazionale. 

 

Gianni Letta Raffaele La Capria Gianni Letta Raffaele La Capria

“Paga Pantalone”, di diceva una volta. E Pantalone sono i cittadini che pagano le tasse, perché notoriamente gli evasori non hanno di questi problemi. “Corriamo il rischio – affermava recentemente il vescovo Giancarlo Bregantini in una sede associativa cattolica, parlando in generale – di una Chiesa che ammira papa Francesco e non lo imita”.

 

E invece i risvolti, che toccano ambienti ecclesiastici nell’esplodere a ripetizione degli scandali, dovrebbero far riflettere la Chiesa italiana. In molti suoi settori si è infiltrata da anni l’idea che lo Stato sia una vacca da mungere senza andare tanto per il sottile. O, nel migliore dei casi, che sia giusto accaparrarsi soldi pubblici “a fin di bene”.

 

Silvia Monti De Benedetti Monica Mondardini ed Enrico Letta Silvia Monti De Benedetti Monica Mondardini ed Enrico Letta

Si prenda il caso di Venezia. Perché il Patriarcato – come viene riferito dalle indagini – accetta soldi dal Consorzio Venezia Nuova per il suo centro studi Marcianum? Dice il cardinale Scola in un comunicato ufficiale che tutto è trasparente ed è stato messo in bilancio e utilizzato nella maniera più rigorosa per le finalità della Fondazione Marcianum. Non c’è da dubitarne. E si può aggiungere che il Marcianum è un’ottima istituzione di studi superiori.

 

Ma il punto è un altro. Il Consorzio Venezia Nuova non è un’impresa privata e neanche un ente di stato che fa profitti (come l’Eni, per dire) e che quindi può permettersi di fare beneficenza. Il Consorzio Venezia Nuova era ed è una società che opera con soldi pubblici con un unico obiettivo legittimo: fare le dighe del sistema Mose. È evidente che se si mette a distribuire finanziamenti “benefici” di qua e di là, le finalità sono fuori dai binari e hanno lo scopo di creare “consenso” per fini molto privati e poco nobili.

 

ENRICO LETTA GIOCA A CALCIO ENRICO LETTA GIOCA A CALCIO

E qui che una chiesa, che voglia assorbire la lezione di Francesco e imitarlo concretamente, deve saper opporre argine da subito a “doni” che puzzano. Meno che mai sollecitarli direttamente o implicitamente. Larghi settori della Chiesa italiana si sono invece abituati a scambi di favori con il mondo politico e con gli “impresari” di progetti finanziati dallo stato e ritengono normale allacciarsi al rubinetto dei denari pubblici in un modo o nell’altro. A livelli alti o a livelli minimi.

 

Di questo peccato di “mondanità” si trovano le tracce anche nelle storie opache dell’Aquila. Convince poco, pochissimo la posizione dell’allora vescovo ausiliare dell’Aquila, mons. Giovanni d’Ercole, che briga perché la ricostruzione del duomo aquilano colpito dal terremoto venga affidata direttamente all’autorità ecclesiastica come “soggetto attuatore”.

 

Perché è evidente che se la Chiesa si fa imprenditore, si mette in moto tutto il giro degli appalti e si mobilita la cricca degli “amici degli amici”. Illuminante è la frase, che risulta dalle intercettazioni: “ Fa fatica però anche l’Arcivescovo ad accettare questa linea, perché lui ritiene che noi non siamo all’altezza di poter essere soggetti attuatori”.

 

Ecco, l’arcivescovo titolare della diocesi (mons. Petrocchi) pasticci di intreccio politico-affaristico chiaramente non ne voleva. È su questo crinale, che si gioca il riorientamento della Chiesa auspicato papa Francesco. La differenza tra chi si attiene alla dimensione religiosa e chi pensa di poter trafficare con il “mondo”.

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