giuliano poletti

IL PERITO POLETTI È PERITO POLITICAMENTE - MENTANA: ''LA SUA SORTE È SEGNATA'' - MELANIA RIZZOLI: ''COME MADRE DI DUE GIOVANI CHE LAVORANO DA ANNI ALL'ESTERO, IO SOFFRO, MI CREDA, A NON AVERLI PIÙ 'TRA I PIEDI'. DA LEI MI SAREI ASPETTATA COMPRENSIONE PER I GENITORI CHE DEVONO RINUNCIARE A UN PEZZO DI VITA CON LORO E CHE PERÒ CONDIVIDONO LA SCELTA DEI PROPRI RAGAZZI''

1. MENTANA: LA SORTE DEL MINISTRO POLETTI È SEGNATA

Enrico Mentana sul suo profilo Facebook

giuliano poletti  6giuliano poletti 6

 

Credo che la sorte del ministro Poletti sia segnata dopo le due improvvide uscite sulle elezioni anticipate per evitare il referendum sul jobs act e sul sollievo per il paese di non avere tra i piedi i tanti giovani che vanno a cercar fortuna all'estero. Quasi impossibile resistere agli effetti di così grossolani scivoloni politici. Ma che nel giorno della mozione di sfiducia presentata da molte forze di opposizione, il capo della minoranza pd Speranza gli scriva una lettera aperta-aut aut (o cambia subito la norma sui voucher o "questo sì che varrebbe la sfiducia") ha un che di maramaldesco. Se Poletti cancella i voucher tutto è scusato? E viceversa se tiene il punto le gaffes tornano imperdonabili?

 

 

2. L' ITALIANO FUORI DAI PIEDI DOVREBBE ESSERE POLETTI

Melania Rizzoli per ''Libero Quotidiano''

 

Caro ministro Poletti, da lei non mi sarei mai aspettata, come madre italiana di due giovani figli maschi che lavorano da anni all' estero, di sentirla esternare che «sicuramente il Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi» perché io invece soffro, mi creda, e soffro molto a non averli più fra i piedi. E considerandomi parte di questo Paese per me è stato davvero sconfortante ascoltarla.

enrico mentanaenrico mentana

 

Da lei mi sarei aspettata una parola non dico di conforto ma almeno di comprensione, per me e per le migliaia di genitori che patiscono per avere i figli lontani, per non vederli, per non seguirli da vicino, per poterli sentire solo calcolando il fuso orario, per rinunciare a un pezzo di vita con loro e che hanno però accettato e condiviso le scelte dei propri ragazzi di emigrare per aiutarli a realizzare le loro giovani ambizioni e il loro futuro che sognano migliore del nostro.

 

Da lei mi sarei aspettata, da responsabile di un ministero così importante e vitale per il Paese, una riflessione pacata sul perché il lavoro e l' istruzione dei propri figli sia oggi diventata in Italia la principale angoscia per tante famiglie italiane e sul perché tanti genitori, con sacrifici affettivi ed economici, mandano i propri figli a studiare all' estero, investendo sul loro futuro, ritenendolo certamente con migliori possibilità di quelle previste in Patria.

 

Da lei mi sarei aspettata una riflessione nazionale su perché tante mamme italiane, notoriamente descritte dalla letteratura e dai giornali stranieri come chiocce attaccate in modo morboso ai figli maschi, oggi tagliano loro il cordone ombelicale in età adolescenziale, rinunciando a vederseli crescere accanto, per spedirli oltre frontiera, con molte ansie e molte paure.

giuliano poletti  3giuliano poletti 3

 

E non certo per manie di esterofilia, non per scimmiottare la moda della fuga dei cervelli ma per la profonda crisi di credibilità verso la politica italiana, che le spinge a rischiare, e molto, confidando spesso nella buona sorte, mandando fuori casa dei cervelli non ancora maturi, ma in via di formazione.

 

Da lei mi sarei aspettata una riflessione attenta sul perché tanti giovani sotto i 35 anni abbiano tracciato, il 4 dicembre scorso, un solco profondo con la politica tradizionale, diventando il maggior serbatoio del Movimento di protesta dei 5 stelle, ed abbiano urlato il loro No ad un giovane premier come Matteo Renzi, che sembrava essere una irresistibile sirena del cambiamento, della ripresa economica e delle promesse di lavoro ed era percepito come un incantatore con il flauto magico trainante i voti, i consensi e i sogni degli italiani.

melania rizzoli (2)melania rizzoli (2)

 

Da lei mi sarei aspettata, in una settimana di polemiche sui ministri senza laurea, o peggio con lauree millantate, una parola di rispetto su chi quella laurea l' ha voluta e se l' è sudata, nella speranza di trovare un lavoro dignitoso, affrontando un lungo percorso di impegno e di studi, e che per avere una aspettativa di carriera si è dovuto spostare oltre confine.

 

Da lei mi sarei aspettata una ironia più elegante sui «60milioni di italiani non pistola rimasti in Italia contro i 100mila che se ne sono andati», come se questi fossero degli ingrati anti-patriottici che hanno accettato un lavoro regolarmente retribuito in paesi dove la meritocrazia viene riconosciuta e premiata, invece di restare qui ad ingrassare le statistiche e le file dei disoccupati e precari nostrani.

 

melania rizzolimelania rizzoli

Da lei mi sarei aspettata un commento più cerebrale che di pancia, e più rispettoso verso i nostri ragazzi, ed anche verso i miei figli, Arrigo ed Alberto, oggi di 23 e 24anni, che all' estero vivono da soli da anni, che si sono laureati a 20anni, e che durante i successivi due anni di master, uno in Columbia University a New York e l' altro nella Singularity University della Silicon Valley in California, avevano già trovato un impiego molto ben retribuito.

 

Perché in quelle università, caro ministro, i cacciatori di teste li vanno a cercare i nostri giovani cervelli non ancora maturi, li scovano e li selezionano, senza segnalazione o raccomandazione alcuna, e perché in quei paesi il lavoro arriva a loro, gli viene portato, viene offerto ai nostri ragazzi quasi automaticamente da più parti, in modo diverso e concorrenziale, allettandoli a suon di dollari, invogliandoli a scegliere, responsabilizzandoli, aumentando il loro orgoglio ed amor proprio, e assicurandogli di seguire il loro percorso, di aiutarli a crescere nel mondo del lavoro. Proprio il contrario di quello che succede in Italia.

ALBERTO RIZZOLIALBERTO RIZZOLI

 

Da lei mi sarei aspettata un messaggio di speranza per quei giovani all' estero, un discorso di impegno e di possibilità, anche velata, per un loro rientro, in un futuro non lontano, nel loro Paese, ipotizzando condizioni di impiego migliori di quelle che hanno trovato oltre confine, per risvegliare nel loro cuore l' orgoglio dimenticato e perduto di essere italiani, che ahi loro molti non hanno più.

 

Quando lo scorso anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto mio figlio Alberto di 22 anni al Quirinale per premiarlo per una invenzione innovativa, ottenuta lavorando con l' intelligenza artificiale negli StatiUniti, lui alle domande su un ritorno in Italia ha risposto: «Presidente io sono italiano perché sono nato in Italia, ma il mio passaporto é europeo, negli Stati Uniti dove risiedo mi considero europeo, e questo mio lavoro qui purtroppo non avrei mai potuto farlo, non ne avrei avuto la possibilità, né i mezzi a disposizione per cui, per ora, non è mia intenzione rientrare in Italia e, se devo essere sincero, non ne ho nostalgia».

ALBERTO RIZZOLIALBERTO RIZZOLI

 

Ecco, oggi caro Ministro, mio figlio Alberto, dopo averla ascoltata, avrebbe aggiunto: «E, se devo essere sincero fino in fondo, Presidente, oltre che dell' Italia non ho alcuna nostalgia dei ministri del suo governo».

ALBERTO RIZZOLI E ALTRI RAGAZZI ALLA SINGULARITY UNIVERSITYALBERTO RIZZOLI E ALTRI RAGAZZI ALLA SINGULARITY UNIVERSITY

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