MELONI CON IL FIATO SUL COLLE – SERGIO MATTARELLA AVREBBE VISSUTO CON “DISAGIO” GLI ATTACCHI SCOMPOSTI DEL GOVERNO ALLA CORTE DEI CONTI, DOPO LO STOP AL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA. NELLE ULTIME ORE CI SAREBBERO STATI CONTATTI TRA QUIRINALE E PALAZZO CHIGI, TRAMITE ALFREDO MANTOVANO: SAREBBE QUESTO IL PRIMO MOTIVO PER CUI GIORGIA MELONI HA IMPOSTO UN ABBASSAMENTO DEI TONI. POI C’È IL TIMORE DI PERDERE CONSENSO IN VISTA DEL REFERENDUM: SPINGERE SULLO SCONTRO FRONTALE GIÀ DA ORA POTREBBE RIVELARSI UN BOOMERANG
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
sergio mattarella giorgia meloni
Non ha mai apprezzato gli attacchi alla magistratura. Né ha mai tollerato una dinamica di conflitto tra poteri dello Stato. Nessuna conferma ufficiale dal Colle, ma secondo quanto riferiscono fonti autorevoli Sergio Mattarella anche stavolta avrebbe vissuto quantomeno con disagio gli affondi del governo alla Corte dei conti.
Tanto che, ammettono dalla maggioranza, anche nelle ultime ore non sarebbero mancati i contatti tra il Quirinale e Palazzo Chigi. Di certo, dopo le parole brutali riservate mercoledì ai magistrati contabili per la delibera che congela il ponte sullo Stretto, ieri Giorgia Meloni ha imposto una prima frenata.
Le ragioni del dietrofront mescolano cinismo politico, timori tecnici e tattiche referendarie. Per ricostruirle, è utile registrare il cambio di toni dei leader del centrodestra […]. Il risultato è il via libera a una nuova strategia, che si può riassumere così: fin dove possibile, è utile abbandonare il muro contro muro con le toghe.
È una tregua fragile, come dimostra già a sera il nuovo conflitto pubblico tra la presidente del Consiglio e l'Anm. Ma è un tentativo che comunque Palazzo Chigi proverà a portare avanti.
L'artefice della svolta è Alfredo Mantovano, l'uomo che da sempre mantiene un canale diretto con il Colle. Dopo aver contestato soltanto poche ore prima la decisione della Corte dei Conti, si spende per una correzione di rotta. Troppo forti i timori di uno strappo sul ponte, che esporrebbe chi lo consuma a sviluppi politici (e forse anche legali) impronosticabili. E che, allargando lo sguardo, potrebbe alimentare un duello con i magistrati capace di motivare nelle urne referendarie gli avversari della separazione delle carriere.
SERGIO MATTARELLA CON ALFREDO MANTOVANO IN VATICANO
È per adesso soltanto un tentativo, come detto. Che mira nell'immediato anche ad ammortizzare il colpo subito dalla Corte dei Conti. Anche perché nel corso della riunione, riferiscono diverse fonti, emerge un dettaglio significativo: lo scarto tra le toghe favorevoli e quelle contrarie alla bocciatura sarebbe stato ridottissimo.
Addirittura di un solo voto, lasciano trapelare dall'esecutivo (sapendo di non poter dimostrare questa circostanza). L'abbassamento dei toni, dunque, avrebbe anche lo scopo di provare a costruire una soluzione in qualche modo condivisa. […]
Nella virata imposta dalla leader pesa però anche un'altra valutazione. È il giorno della riforma che introduce la separazione delle carriere, il primo passo di una campagna referendaria che si concluderà tra fine marzo e inizio aprile del 2026. Nessuno a Palazzo Chigi crede davvero che si possa evitare una personalizzazione della contesa: pro o contro le toghe, pro o contro Meloni.
rendering del Ponte sullo Stretto di Messina
Difficile però mantenere toni così alti tanto a lungo. Meglio semmai spingere sull'acceleratore dello scontro solo se necessario. E solo a ridosso delle urne. L'obiettivo è insomma quello di evitare un boomerang di consenso. Un timore, infatti, inizia a farsi largo nel cerchio magico meloniano: quello che una mobilitazione contro la riforma e a favore della magistratura sotto attacco del governo possa determinare la prima, vera e dolorosa sconfitta nei primi tre anni alla guida del paese.
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