meloni valensise mancini mantovano del deo

I CASI ALMASRI E LO VOI, LO SPIONAGGIO DI CAPUTI E LO SCANDALO "PARAGON": LA MELONI, OSSESSIONATA DAI COMPLOTTI, VUOLE FARE PIAZZA PULITA DEL VECCHIO APPARATO DEI SERVIZI - I SOSPETTI DELLA PREMIER SULL’AISI DOPO IL CASO DEI DUE UOMINI TROVATI AD ARMEGGIARE VICINO ALL’AUTO DELL’EX COMPAGNO ANDREA GIAMBRUNO, E DEGLI ACCESSI DELL’AISI AI CONTI DEL CAPO DI GABINETTO GAETANO CAPUTI - LA DUCETTA PROVA A DEPOTENZIARE LE CORDATE CONSIDERATE NON FIDATE CHE SI SONO STRUTTURATE QUANDO A PALAZZO CHIGI SEDEVANO RENZI E DRAGHI. I TIMORI SU MARCO MANCINI, EX NUMERO DUE DEL DIS, PIZZICATO A PARLARE CON MATTEONZO IN UN AUTOGRILL QUALCHE SETTIMANA PRIMA DELLA CADUTA DEL GOVERNO CONTE DUE - IL RUOLO DI DEL DEO, EX AISI ORA NUMERO 2 DEL DIS; BELLONI CHE ERA RIUSCITA A DOMARE GLI SCAZZI DENTRO LE NOSTRE DUE AGENZIE DI INTELLIGENCE E PALAZZO CHIGI CHE IMPONE IL DIETROFRONT A SALVINI IL QUALE AVEVA PARLATO DI GUERRA DENTRO L’INTELLIGENCE…

DAGOREPORT

https://www.dagospia.com/politica/domani-scodella-testo-integrale-documento-dell-aisi-fa-tremare-governo-422608

 

BRUTTI SEGNALI PER MELONI

https://www.dagospia.com/politica/brutti-segnali-per-meloni-caso-almasri-dimostra-spaccatura-servizi-nel-422900

 

 

Ilario Lombardo per lastampa.it - Estratti

 

giorgia meloni in versione ducetta

Quando si fida, Giorgia Meloni non ha timore a confessare che qualcosa non va e va cambiato nei servizi segreti. E così sarà, promette la premier, d’accordo con Alfredo Mantovano, sottosegretario e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Non lo dice pubblicamente, perché la portata di un’affermazione del genere sarebbe enorme, ma è un pensiero che condivide con i suoi collaboratori da tempo. Meloni è convinta che ci siano antiche cordate, soprattutto all’interno dell’Aisi, l’agenzia di intelligence interna, che si muovono autonomamente, non seguendo il mandato politico del governo.

bruno valensise 4

 

 

Convinzione che nella premier si è rafforzata dopo la mai chiarita vicenda dei due uomini trovati ad armeggiare vicino all’auto dell’ex compagno Andrea Giambruno, e quando si è venuto a sapere di accessi dell’Aisi ai conti del capo di gabinetto Gaetano Caputi. Nella trama che si prova a tessere, dietro un muro di gomma di mezze verità, strani episodi, fantasie complottiste, inchieste e gialli internazionali, sono cuciti i tanti sospetti che puntano su due filiere, in particolare, dei servizi: quelle che si sono strutturate in diverse fasi, quando a Palazzo Chigi sedevano Matteo Renzi e Mario Draghi, al vertice dell’Aisi c’era Mario Parente, l’Autorità delegata era Franco Gabrielli, e il Dis, il Dipartimento che coordina servizi interni (Aisi) ed esteri (Aise) era guidato – fino allo scorso 15 gennaio – da Elisabetta Belloni.

GIORGIA MELONI - AEREO DI STATO

 

 

 

Sono anni diversi e incarichi decretati da premier diversi. Se facciamo questi nomi è perché sono emersi in conversazioni con interlocutori coperti da anonimato ma direttamente interessati. Pezzo dopo pezzo, Meloni e Mantovano stanno provando a cambiare gli equilibri negli apparati, depotenziando le cordate considerate non fidate. Lo fanno sulla base di un potere legittimo ma che ha come conseguenza l’inasprirsi di un conflitto interno all’intelligence, anche tra i differenti corpi dello Stato, alcuni promossi, altri caduti in disgrazia.

mario parente foto mezzelani gmt 037

Come l’Arma dei Carabinieri, fatta fuori dai vertici dei servizi segreti dopo esserne stata protagonista per anni. Mario Parente, capo dell’Aisi dal 2016 (nominato da Renzi) all’aprile 2024 (confermato da Draghi e da Gabrielli), è stato comandante del Ros e generale.

 

Carabiniere con il grado di brigadiere è stato anche Marco Mancini, ex agente segreto, ex numero due del Dis, pizzicato a parlare con Renzi in un Autogrill qualche settimana prima della caduta del governo di Giuseppe Conte, gennaio 2021: se c’è un uomo dei servizi che è sempre al centro dei timori di Meloni su un possibile complotto è lui.

 

marco mancini a quarta repubblica 4

 

LA NOMINA UE

Belloni designata consigliera diplomatica di von der Leyen. Aveva appena lasciato i servizi segreti

 

Altro episodio che viene citato a Palazzo Chigi: nessuno era stato informato che i Ros dei carabinieri si sarebbero presentati all’aeroporto di Ciampino per interrogare la giornalista Cecilia Sala appena atterrata, l’8 gennaio, dopo la liberazione ottenuta dall’Aise a Teheran.

 

Strane coincidenze – secondo gli uomini fidati di Meloni – che si aggiungono a tante altre. E che, se non gestite, possono scappare di mano. Come avvenuto ieri con Matteo Salvini. Non è neanche ora di pranzo quando il vicepremier leghista risponde così sul caso degli smartphone di giornalisti e attivisti italiani infettati dallo spyware dell’israeliana Paragon: «È fondamentale un momento di chiarezza in quelli che paiono regolamenti di conti interni tra i servizi di intelligence».

GIUSEPPE DEL DEO

 

Passa meno di un’ora e dalla Lega arriva una nota di rettifica che dà l’idea di cosa sia successo nel frattempo a Palazzo Chigi, nella stanza di Meloni e in quella di Mantovano. Il leader della Lega spiega di riferirsi a quanto «letto sui giornali», in particolare si dice «stupito» che «carte altamente riservate sarebbero state inviate dalla Procura a giornalisti, peraltro citati a giudizio».

 

Poi Salvini aggiunge una chiosa, altrettanto piena di sottintesi: «Totale fiducia negli attuali vertici dell’intelligence, finalmente all’altezza del compito loro assegnato».

 

ELISABETTA BELLONI ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI IN AUDIZIONE AL COPASIR

In quell’avverbio c’è il riallineamento di Salvini, tempestivamente sollecitato da Palazzo Chigi. Ma un riallineamento che rivela molto altro, il clima che si respira ai vertici del governo di fronte a una concatenazione impressionante di fatti poco chiari che coinvolgono gli 007 e la volontà di fare piazza pulita. Cosa che trova una sua conferma quando esce la notizia dell’esposto Del Dis contro la procura di Roma. Di fatto, la nota di Salvini è la premessa di quanto avverrà poche ore dopo.

 

 

giorgia meloni 2meloni salvini giorgia meloni

(…)

elisabetta belloni alfredo mantovano giorgia meloni lorenzo guerini copasir

marco mancini a quarta repubblica 3GIORGIA MELONI - MEMEmario parente foto mezzelani gmt49mario parenteLO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....