giorgia meloni mario draghi matteo salvini

MELONI DEVE SCEGLIERE, UNA VOLTA PER TUTTE: DUCETTA O DRAGHETTA? – MASSIMO GIANNINI: “L’AZIONE DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SI SVOLGE SU DUE PIANI DISTINTI. SULLE QUESTIONI INTERNE PREVALE LA ‘DUCETTA’, CHE LASCIA SI SPRIGIONINO GLI SPIRITI ANIMALI DI QUELLO CHE PANARARI DEFINISCE ‘L’IDENTITARISMO’. SULLE QUESTIONI INTERNAZIONALI DOVE IL ‘VINCOLO ESTERNO’ È PIÙ INCISIVO E COGENTE, SI IMPONE LA ‘DRAGHETTA’ (COPYRIGHT DAGOSPIA), CHE AGISCE IN UN QUADRO DI COMPATIBILITÀ CON GLI IMPEGNI COMUNITARI E DI CONTINUITÀ CON LE SCELTE DI CHI L’HA PRECEDUTA”

Massimo Giannini per “La Stampa”

 

MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI

Lo confesso. Guardando la conferenza stampa di Giorgia Meloni, venerdì sera, ho pensato per un attimo a Draghi. Dal suo buen retiro di Città della Pieve, Super Mario si sarà goduto lo spettacolo. Sentire la nuova premier che, già molto stanca, annuncia un pacchetto da 32 miliardi contro il caro-bollette, fatto almeno per un terzo dal maggiore spazio fiscale lasciato in eredità dal suo governo, deve essere stata una vera soddisfazione.

 

Ascoltare la Sorella d’Italia che sulla legge di bilancio e sui conti pubblici assicura un approccio “prudente, realistico e sostenibile”, deve essere stato un grande sollievo. Vederla abbassare un po’ lo sguardo, mentre chiarisce che sul Pnrr “introdurremo solo aggiustamenti per spendere le risorse nel migliore dei modi” e che “riprenderemo le attività per alcune concessioni finalizzate alla produzione di gas italiano”, deve essere stata una bella rivincita.

 

matteo salvini giorgia meloni

L’esecutivo ha giurato nelle mani del Capo dello Stato sabato 22 ottobre. Sono dunque trascorse due settimane esatte dall’ingresso a Palazzo Chigi. E sono apparse altalenanti, contraddittorie a tratti un po’ schizofreniche. In generale, si conferma l’impressione della vigilia: come nell’Uomo senza qualità di Musil, quella di Giorgia è “Azione Parallela” e si svolge su due piani distinti, in virtù di una chiara forma di scissione psico-politica.

 

Lo dico con tutto il rispetto per la Presidente del Consiglio. Sulle questioni interne prevale la “Ducetta”, che lascia si sprigionino gli spiriti animali non del capitalismo (non è mai stata quella la tazza di tè della cultura ex missina) ma di quello che Massimiliano Panarari definisce “l’identitarismo”. Viceversa, sulle questioni internazionali dove si gioca il profilo geo-strategico dell’Italia e dove il “vincolo esterno” è più incisivo e cogente, si impone la “Draghetta” (copyright Dagospia), che agisce in un quadro di compatibilità con gli impegni comunitari e di continuità con le scelte di chi l’ha preceduta.

 

MASSIMO GIANNINI

La “capatrena” di Fdi deve ancora elaborare una sua idea di destra, cercando di non farsi risucchiare dai due estremi possibili che si trova alle spalle: la truce riedizione del modello Tambroni, o la stanca prosecuzione del modello Berlusconi. Per ora, impensieriti e incuriositi, assistiamo alla “doppiezza meloniana” che, come fu per quella togliattiana, inquieta e al tempo stesso conforta. Inquieta perché accelera la pericolosa deriva polacca di cui abbiamo scritto più volte: quella cioè di uno Stato assolutamente fedele ai principi dell’atlantismo e dell’europeismo, ma pericolosamente permeabile alle spinte tese a comprimere i diritti sociali e civili.

 

DRAGHI MELONI

La gestione del dossier migranti è una regressione insopportabile: ci riporta indietro di quattro anni, al gabinetto gialloverde del 2018, quello dei “muscoli del Capitano” che chiudeva porti, aboliva protezioni umanitarie, sbaraccava Sprar. La legge sui rave-party è una sbobba indigeribile, da tutti i punti di vista. Linguistico: è scritta in un italiano posticcio, e sarebbe bello sapere quale “mente raffinata” del nuovo Deep State l’abbia partorita.

 

Giuridico: è talmente vaga da risultare applicabile a qualunque fattispecie, dalle occupazioni al liceo ai picchetti in fabbrica, nonostante le garanzie farlocche fornite dal ministro-prefetto Piantedosi, dal quale la suddetta applicazione non dipende in alcun modo.

 

MARIO DRAGHI GIORGIA MELONI - BY EDOARDO BARALDI

Costituzionale: non si vede la “necessità ed urgenza” di un decreto sui rave, neanche ce ne fosse uno al giorno con decine di ragazzi morti per overdose, e almeno su questo il Presidente della Repubblica qualche avviso ai naviganti avrebbe potuto lanciarlo.

 

Morale: si spara ai passeri con il cannone, sei anni di galera per una notte a ballare in un capanno abusivo sono un’aberrazione in un Paese in cui gli stupratori prendono tre anni. Meloni può anche andare “fiera” del provvedimento, ma per ora ha raccolto solo critiche, dall’opposizione e persino dalla sua stessa maggioranza. E può anche rivendicare la sua svolta Law and Order, ma con le sicure correzioni che saranno apportate al testo nell’iter di conversione la “Nuova Italia” si dimostra quella che lei stessa dichiara di aver superato: la “Repubblica delle banane”.

 

massimo giannini a dimartedi

Tuttavia la doppiezza meloniana è anche confortante. Se patisce strappi e spallate la “sovrastruttura” (ammesso che, marxianamente, si possano definire tali i principi dello Stato di diritto), viene mantenuta in relativa sicurezza la “struttura” (cioè il rispetto e l’assunzione delle responsabilità condivise in politica estera e in politica economica). Il maggior deficit necessario a coprire le misure di sostegno per famiglie e imprese colpite dalla crisi energetica (5,6 per cento del Pil quest’anno, poi ridotto al 4,5 nel 2023, al 3,7 nel 2024 e al 3 nel 2025) è concordato con la Commissione Ue.

 

Gli “ulteriori segnali” annunciati per la manovra d’autunno (da quota 41 sulle pensioni al taglio di 5 punti del cuneo fiscale) non scaturiranno dai “corposi scostamenti di bilancio” sperati da Salvini, ma saranno ricavati da risparmi su altri capitoli di spesa o da nuove fronti di entrata, anche questo nel rispetto della road-map negoziata a Bruxelles. Persino la sorprendente ripresa delle attività di trivellazione in Adriatico, funzionale alla fornitura a prezzi calmierati di “1-2 miliardi di metri cubi di gas” alle aziende energivore, riflette la volontà di reperire risorse senza sfasciare la finanza pubblica.

 

GIORGIA MELONI - MARIO DRAGHI - VIGNETTA BY ALTAN

È una svolta importante, e niente affatto scontata. Era stata proprio la premier ad avvisare la sua squadra, nel primo Consiglio dei ministri: “Saremo ricordati per la crescita del Pil e per l’aumento dei posti di lavoro”. È essenziale continuare ad esserne consapevoli, e a tener conto che i soldi non li troveremo sotto l’albero. La bolletta di ottobre è stata clemente, ma già da novembre la stangata sarà pesante.

 

La stessa cosa vale per i prezzi di tutte le materie prime e dei beni di prima necessità, che continueranno a crescere perché, come avverte Kenneth Rogoff sull’ultimo numero di Foreign Affairs, “questa inflazione non è passeggera ma è destinata a durare a lungo”, e costringerà le banche centrali a tenere i tassi di interesse sempre più alti.

 

Pare un’altra era geologica, quando Meloni proprio per il piano-trivelle bollava Renzi come “schiavo delle lobby dell’energia” (aprile 2016), giudicava l’Europa “una banda di usurai” (marzo 2015), considerava l’euro “una moneta sbagliata, per questo proponiamo un’uscita ordinata e concordata” (gennaio 2018), vaticinava “un’Unione così è destinata a non esistere domani” (marzo 2020).

 

LA DRAGHETTA - BY EMAN RUS

Altroché “è finita la pacchia”, come ha tuonato nel famoso comizio di Milano, quindici giorni prima del voto, quando era ancora in “modalità Vox”. Altro che “discontinuità” rispetto ai precedenti governi, come ha ripetuto nel discorso sulla fiducia alle Camere, appena una settimana fa: in questo caso la premier è senz’altro “discontinua”, ma nei confronti di se stessa. Mi rendo conto che è difficile ammetterlo, per una Donna Alfa come lei, che ha vinto le elezioni anche grazie a una narrazione fortemente improntata alla “coerenza”.

 

Ma anche per lei, fatte le debite proporzioni, vale quello che valse per i reprobi a Cinque Stelle: cambiare idea, rimangiandosi dal banco del governo i vaniloqui psichedelici che si strillavano allegramente dagli scranni dell’opposizione, non è un disvalore. Più semplicemente, si tratta di risvegliarsi dai bei sogni e di prendere atto della dura realtà. Basta avere il coraggio di ammetterlo, di fronte al Parlamento e al Paese. Hallowen è appena passata. Ma nel prosieguo della legislatura Meloni dovrà scegliere, una volta per tutte: Ducetta o Draghetta?

GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - UCCELLI DI RAVE - MEME BY CARLI giorgia meloni mario draghi

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A STOCCOLMA E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....