ALSO SPRACH BERLUSCONI - IL MEMORIALE DEL BANANA DEPOSITATO AL RIESAME RIPETE LA LITANÌA DIFENSIVA (“HO SOLO AIUTATO UNA FAMIGLIA IN DIFFICOLTÀ”), CON QUALCHE INTERESSANTE NOVITÀ: “A ROMA HO UNA CASSAFORTE DOVE TENGO SEMPRE DISPONIBILE UNA SOMMA IN CONTANTI PER LE MIE SPESE PERSONALI” - PIÙ VAGO SUI 500MILA €: CONSEGNATE IN MOLTEPLICI TRANCHES (“LAVITOLA MI ASSICURÒ CHE ERANO NELLA DISPONIBILITÀ DI TARANTINI IN UNA BANCA URUGUAIANA”)…

Dario Del Porto e Conchita Sannino per Repubblica.it


Cinque pagine firmate Silvio Berlusconi. Cinque pagine in cui il premier mette nero su bianco la sua verità sul caso Tarantini 1. Cinque pagine che Niccolò Ghedini allega alla memoria inviata ai pm di Napoli e depositata agli atti del Riesame, dove i legali del premier chiedono la trasmissione a Roma dell'inchiesta che ipotizza nei confronti di Valter Lavitola e dei coniugi Tarantini il reato di estorsione ai danni di Berlusconi.

Nella memoria il premier ricostruisce come ha conosciuto Tarantini ("mi fu presentato come un imprenditore di successo"), e Lavitola, ("in particolare per la sua attività di giornalista"). Il premier conferma la tesi di aver fornito aiuto economico a una famiglia "che versava in situazione difficilissima" e di aver fatto avere ai Tarantini denaro attraverso Lavitola.

Si trattava di somme che variavano tra i 5mila e i 10 mila euro: 5mila per Tarantini e 5mila per la moglie", scrive Berlusconi che precisa di non ricordare "la frequenza con cui ciò è avvenuto", aggiunge che le dazioni "sono avvenute sempre a Roma cosi come gli incontri con Lavitola che soltanto una volta, mi sembra si sia recato ad Arcore". Il premier ricorda di avere a Roma "una cassaforte dove tengo sempre disponibile una somma in contanti per le mie spese personali e per le necessita che alimento io stesso portando il denaro da Arcore. Somme tratte dai miei conti correnti personali e documentabili in ogni momento".

Sui 500mila euro erogati successivamente e trattenuti secondo la Procura da Lavitola, Berlusconi non ne indica l'ammontare e parla genericamente di finanziamento, precisando di averli consegnati in molteplici tranches dalla primavera di quest'anno fino a prima dell'inizio dell'estate e sempre a Roma.

Il premier spiega di aver appreso da Ghedini che Tarantini aveva comunicato all'avvocato Perroni "di non aver ricevuto ancora alcun finanziamento". Successivamente incontrò Lavitola insieme ai Tarantini: "In tale incontro Lavitola garantì a me e a Tarantini che la somma era effettivamente a disposizione di Tarantini in una banca uruguaiana".

Quanto all'audizione davanti ai pm, ritenuto "superflua" dal premier, la difesa di Berlusconi ritiene che il premier vada interrogato non come persona informata dei fatti bensì come "indagato in procedimento collegato", con riferimento al caso Ruby in corso a Milano.

Veste che gli consentirebbe di avvalersi dell'assistenza del difensore e della facolta di non rispondere. Ma questa istanza e' stata rigettata dai pm Francesco Curcio, Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli con un provvedimento di quattro cartelle. La Procura non ritiene sussistenti gli elementi rilevati dalla difesa, ma nel ribadire "che l'ufficio si ispira a criteri di massima garanzia e prudenza" spiega che a Berlusconi non sara chiesto di riferire sui fatti al centro dell'inchiesta milanese.

Nel frattempo il Pdl torna a chiedere per la terza volta che il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma mandi gli ispettori alla Procura di Napoli. In una nuova interrogazione, firmata da 10 deputati del Pdl tra cui Luigi Vitali e Francesco Paolo Sisto, si chiede che a Berlusconi venga riconosciuto il diritto alla difesa nell'inchiesta 'Lavitola-Tarantini'. Che invece gli "è stato negato". E si dice che su tale vicenda giudiziaria gli ultimi accadimenti lanciano "una luce non rassicurante sul procedimento con effetti politici gravissimi".

 

Silvio Berlusconi tarantini lavitolaNiccolo Ghedini

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