MENO MALE CHE SILVIO È RITORNATO! - FIATO ALLE TROMBETTE! “LA FASE DI DECANTAZIONE È FINITA. IN CAMPO CI DEVO TORNARE IO” - CON QUELLA SMANIA DI APPRODARE AL QUIRINALE, VUOLE FAR PESARE A RIGOR MONTIS L’APPOGGIO DEL PDL AL GOVERNO NON SULLE QUESTIONI ECONOMICHE (LA MERKEL LO AMMAZZA) BENSI’ SUL DESTINO RAI (GIU’ LE MANI DA LORENZA LEI E DAL TG1) - E IL PRIMO SEGNALE È STATO FAR SALTARE L’INCONTRO DI ALFANO CON MONTI, BERSANI E CASINI…

Claudio Tito per "la Repubblica"

«La fase di decantazione è finita. In campo ci devo tornare io». In politica gli spazi vuoti non esistono. E Silvio Berlusconi lo sa bene. Occupò lui nel 1994 il campo lasciato libero dai partiti della Prima Repubblica. E ora non vuole lasciare ad altri quella ampia fascia di elettorato che negli ultimi 15 anni si è rivolta al centrodestra. Vuole custodire il suo orto nella convinzione che nessun altro possa coltivarlo al suo posto fornendogli tutte le possibili garanzie.

E così nelle ultime settimane l´ex premier ha ricominciato a ridisegnare un "piano" per una sorta di "nuova discesa in campo". Certo, non pensa più ad una operazione per ricandidarsi alla premiership. I sondaggi che sono stati recapitati sulla scrivania di Arcore descrivono uno scenario che non gli permette in questa fase una sorta di "predellino due". Il "berlusconismo", per come lo abbiamo conosciuto, difficilmente si materializzerà nuovamente. Semmai si mostrerà con il suo volto più dialogante.

Il suo obiettivo - in modo molto pragmatico - è quello di «giocare in proprio», di gestirsi il patrimonio di consenso che ancora gli rimane, di sfruttarlo per se stesso e - se serve - per le sue aziende. Soprattutto vuole ritornare in qualche modo al centro della scena. Perché, come diceva anni fa uno dei suoi migliori amici, Marcello Dell´Utri, «Silvio non sa stare in panchina». E perché, sebbene assomigli sempre più a una chimera, il capo del Pdl non riesce a rinunciare al sogno accarezzato per tanti anni: approdare al Quirinale nel 2013.

I primi segni della nuova strategia sono stati tracciati un paio di settimane fa in un tempestoso vertice del suo partito convocato a Villa San Martino. In quell´incontro lanciò l´idea di sostituire il Popolo delle libertà con una sorta di "Lista civica nazionale". La risposta dei Colonnelli di An e anche di qualche "potentanto" dell´ex Forza Italia fu gelida. Netta opposizione. Soprattutto fu Angelino Alfano, il segretario pidiellino, a rifiutare l´inversione di rotta che avrebbe provocato anche la fine del suo incarico.

Un episodio che ha segnato la rottura tra il Cavaliere e il "delfino pro tempore". Da quel momento Berlusconi ha di fatto scaricato l´ex ministro della Giustizia. Da quel giorno ripete a tutti - lo ha fatto anche di recente a Villa Gernetto incontrando un gruppo di imprenditori - che «a Angelino manca il quid». Ritiene che quel «quid» per il momento lo abbia solo lui. Del resto, che il progetto sia quello di ricominciare a dare le carte lo si capisce dalle sue ultime mosse.

Oggi tornerà nel suo salotto televisivo preferito e più agevole, quello di "Porta a porta". Subito dopo volerà a Mosca per incontrare Putin (nei momenti più difficili si è sempre fatto consigliare dall´"amico Vladimir"). Negli ultimi quindici giorni ha concesso interviste a giornali stranieri tra cui il Financial Times. La scorsa settimana è tornato a frequentare - non lo faceva da mesi - i summit del Ppe. Proprio a Bruxelles, davanti ai leader popolari sempre più perplessi, si è tagliato su misura il ruolo politico: «Solo io ho potuto resistere alla speculazione finanziaria, solo grazie a me l´Italia si è potuta risollevare, senza di me sarebbe stata una catastrofe».

Insomma l´ex premier cerca di favorire - per se stesso - l´arrivo di una nuova stagione politica. Una strada che prevede alcune tappe: la prima consiste nell´ammainare la vecchia bandiera del Pdl. «Alfano - si è lamentato con alcuni dei "big" pdiellini - sta mettendo in piedi un partito vecchio. Le primarie, le tessere, i congressi. Tutta roba da antiquariato». Per non parlare della guerra ormai aperta tra gli ex di Alleanza nazionale e gli ex di Forza Italia che per l´ex presidente del consiglio rappresenta un motivo in più per "rottamare" il veicolo malridotto.

E forse non è un caso che la scorsa settimana abbia negato i fondi allo stato maggiore del suo partito per la campagna elettorale amministrativa di maggio. È sostanzialmente inutile impiegare risorse per un soggetto in via di estinzione. Anche perché proprio l´ultimo sondaggio che gli è stato confezionato, su un punto offre conferme inequivocabili: dopo Monti, nessuno può pensare di ripresentare per la premiership un "politico puro".

Anche il sondaggio dell´Ipr per Repubblica mette in evidenza che un partito dei "tecnici" si attesterebbe già adesso intorno al 22%. La seconda tappa è quella di preservare un bacino elettorale evitando di consegnarlo ai centristi di Casini e all´eventuale partito dei cattolici.

Berlusconi, insomma, è sicuro di poter riconquistare la scena. «Io - è il suo refrain - non mollo mai». Tra le prossime amministrative e l´autunno vuole poter scegliere in prima persona se puntare le sue carte sulla permanenza di Monti a Palazzo Chigi anche dopo il 2013 o imboccare un percorso nuovo. Ma sempre con una finalità: conservare il ruolo di king maker dello scenario politico o per lo meno di soggetto con il quale più o meno tutti debbano fare i conti.

 

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