renzi libia

TRIPOLI E TRIBOLI - MENTRE LONDRA E PARIGI FREMONO PER INTERVENIRE IN LIBIA E RECUPERARE PESO NELLE FORNITURE PETROLIFERE, RENZI TENTENNA E ASPETTA DI PASSARE INDENNE LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE - QUELLA SMENTITA DI RENZI AL "CORRIERE"

Carlo Panella per “Libero Quotidiano”

generale khalifa haftargenerale khalifa haftar

 

Niente intervento militare in Libia. Per ora. La ragione è semplice e molto, molto "libica": il premier del nuovo governo libico non l'ha chiesto formalmente, condizione indispensabile perché si metta in moto il complesso iter che porterà - prima o poi - la coalizione militare internazionale a guida italiana a intervenire, quantomeno per contrastare - finalmente - l'Isis. O meglio, Fayez Serraj ha chiesto all'Onu e ai Paesi europei di intervenire. Ma solo in un comunicato dai toni drammatici.

 

LIBIA SERRAJ SBARCA A TRIPOLI LIBIA SERRAJ SBARCA A TRIPOLI

Si è guardato bene dal mettere nero su bianco questa richiesta, di spedirla all' Onu e di concordare la spedizione con i Paesi disposti ad aiutarlo. Non solo, Serraj, dopo che aveva diramato il drammatico comunicato con richiesta d'aiuto, è stato rapidamente raggiunto al telefono da Renzi e lo ha subito rassicurato di non avere intenzione di formalizzare questa richiesta. Fatto che Renzi ha subito fatto trapelare ai media.

 

LIBIA SERRAJ  SBARCA A TRIPOLILIBIA SERRAJ SBARCA A TRIPOLI

Dunque, un ennesimo episodio della "ammuina" libica, con un al Serraj profondamente colpito negli equilibri della sua traballante coalizione dal ferimento in battaglia con l' Isis del "signore della guerra", Ibrahim Jadhran, raìs della Petroleum Facilities Guard (Pfg), potente milizia che presidia gli impianti petroliferi della Tripolitania e i più importanti della Cirenaica.

 

RENZI MERKEL HOLLANDERENZI MERKEL HOLLANDE

Questa milizia è una delle più rilevanti tra quelle che hanno giurato fedeltà a Serraj ed è probabile che - sentendosi minacciato - il nuovo premier libico abbia voluto mandare un messaggio in chiaro ai suoi tanti avversari (ma anche e soprattutto ai tanti suoi inaffidabili alleati): nel caso qualcuno abbia cattive intenzioni, sono in grado di ottenere rapidamente un determinante appoggio militare internazionale. Classico e misero esempio dello "stile" della abborracciata scena politica libica, con cadute irresponsabili nei Paesi che sostengono il nuovo esecutivo.

 

libia divisione cirenaica tripolitania fezzanlibia divisione cirenaica tripolitania fezzan

D'altronde, che di una quasi sceneggiata si sia trattato, si è avuta conferma ieri perché il vice segretario dell' Onu Jan Eliasson ha chiaramente dichiarato: «Ogni azione sul terreno, in termini di presenza delle Nazioni Unite richiede un sostegno del Consiglio di Sicurezza, con una Risoluzione.

 

Non siamo ancora a questo stadio. Prima di tutto dobbiamo stabilire una presenza civile, un rappresentante dell' Onu e dello Unhcr devono essere in Libia e ci devono essere sufficienti condizioni di sicurezza per operare. Se questo fosse il caso ed il governo libico volesse una presenza diversa, per proteggere fonti di petrolio o altro, ne dovremmo discutere in Consiglio di Sicurezza. Ma siamo ancora lontani da questo».

LIBIALIBIA

 

In realtà, la sensazione di un ennesima accelerazione dell' intervento militare internazionale, è stata rafforzata lunedì dalle indiscrezioni del Daily Mirror che davano imminente un intervento delle "forze speciali" britanniche contro Sirte e dalla notizia di ieri mattina circa altre due colonne di pick up dell' Isis con un centinaio di miliziani diretti contro altre due raffinerie in Cirenaica.

 

Dunque, un incremento della pressione dell' Isis sui vitali gangli petroliferi - una aperta sfida a Serraj e alla comunità internazionale - si è sommato ad una ennesima dimostrazione della volontà della Gran Bretagna di impegnarsi militarmente su suolo libico, che a sua volta si somma con la palese - e scorretta - volontà della Francia di appoggiare militarmente il generale Khalifa Haftar, nonostante sia il principale ostacolo all' ottenimento di Serraj del voto di fiducia del Parlamento di Tripoli.

LIBIALIBIA

 

Le forti pressioni belliche della Francia e dell' Inghilterra (ansiose di recuperare peso nelle forniture petrolifere libiche) - sommate alle trame dell' egiziano al Sisi, che di Haftar è il padrino - sono di tal peso che ieri l'inviato dell' Onu Martin Kobler ha tentato di tagliare il nodo gordiano convocando il Parlamento a Gadames, cittadina libica occidentale incuneata nella Tunisia, e non più a Tobruk, per permettere ai 102 parlamentari intenzionati a farlo, di votare finalmente la fiducia a Serraj (ammesso e non concesso che riescano e vogliano recarsi a Gadames).

 

LIBIALIBIA

In questo ennesimo ginepraio, Matteo Renzi ha voluto ancora una volta marcare la sua vocazione di Cunctator, di Temporeggiatore, quantomeno in questa fase pre elettorale. Non solo, ha anche preteso e ottenuto che - fatto inusuale - lo Stato Maggiore della Difesa smentisse ieri a tambur battente la rivelazione del Corriere della Sera sui 900 militari italiani già pronti a essere inviati in Libia. Notizia che peraltro era stata sicuramente passata al Corriere da qualche altro dirigente della Difesa…

 

libialibia

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...