giorgia meloni matteo salvini

I LEGHISTI SONO SCHEGGE IMPAZZITE – MENTRE GIORGIA MELONI ALLA CAMERA DECLAMAVA LA “COMPATTEZZA” DEL GOVERNO, I BANCHI DEL CARROCCIO ERANO DESERTI. UN MESSAGGIO ALLA DUCETTA DOPO GLI SCAZZI SULLA MANOVRA – MA LA GIUSTIFICAZIONE IMPROBABILE SUL RITARDO DEI TRENI CHE AVREBBE IMPEDITO LA PRESENZA DI ALCUNI DEPUTATI (CON LA SMENTITA DI FERROVIE) È SEMBRATA UNA FRECCIATA AL SEGRETARIO SALVINI, MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE – IL CAPITONE FURIOSO PER L'USCITA DI STEFANO CANDIANI: “AI MIEI COLLEGHI NON IMPORTA UN CAZZO…”

Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse 2

Un’Aula semideserta, una battuta infelice, il tentativo goffo di dare una spiegazione (treni in ritardo) che si rivela controproducente, un gruppo parlamentare di maggioranza (quello di Fratelli d’Italia) diligente e zelante che non fa mancare un solo componente.

 

E così finisce che più che dalla relazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo larga parte della giornata politica sia occupata da quel «pasticciaccio di Montecitorio». Cioè, il thriller sulle ampie e vistose assenze della Lega sui banchi del centrodestra nell’esatto istante in cui la leader della coalizione ne vantava la straordinaria compattezza e stabilità […]

 

AULA DELLA CAMERA SEMIDESERTA MENTRE PARLA GIORGIA MELONI

Sciatteria o manovra politica, scarso rispetto dei doveri di un parlamentare o fronda per «punire» qualche sgarbo patito nella stesura della manovra di Bilancio? Parrebbe più la prima, se si prende per buona la dichiarazione del deputato leghista Stefano Candiani che, pur essendo abituato a scherzare, stavolta se ne esce con un «ai miei colleghi non importa un c...» che desta un certo sconcerto (e una solenne arrabbiatura postuma di Matteo Salvini).

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti foto lapresse 1

E a rinforzo, visto che negli scranni della Lega sono presenti in 3 su 65, qualcun altro pensa di cavarsela chiamando in causa un presunto ritardo dei treni. Un boomerang perfetto. Un parlar di corda in casa dell’impiccato (il ministro dei Trasporti chi è?) che spinge Trenitalia a far sapere precipitosamente che i convogli hanno viaggiato tutti in perfetto orario.

 

È lì che, toccato il fondo delle spiegazioni improbabili, scatta la controffensiva per tentare di scongiurare le letture maliziose e gli attacchi, già pesanti, delle opposizioni. La Lega diffonde una nota per chiarire che voterà compatta la risoluzione del centrodestra (cosa poi avvenuta) e tiene a sottolineare che ciò che conta, più che quelli presenti durante gli interventi, sono i deputati che pigiano il tasto in sede di votazione.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI COME ALICE E IL CAPPELLAIO MATTO - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Sarà, ma sotto traccia in casa leghista e forzista circola anche una certa insofferenza per l’obbediente diligenza dei colleghi di FdI che, invece, sono presenti a ranghi compatti. «Sembrano pinguini ammaestrati» distilla velenosamente un deputato nordista che non vuole fare la brutta figura di quello arrivato fuori tempo massimo.

 

Meloni, capita l’aria, cerca di sdrammatizzare, spiegando di essere arrivata in ritardo pur usando l’auto (e non i treni) in una città non guidata da un sindaco leghista. E Salvini, di rinforzo, dal suo ministero dove sta attendendo ad altri impegni, fa sapere che si sta montando una «polemica inesistente».

 

[…]

 

Ma a più di qualcuno resta il sospetto che la superficialità, l’aver fissato in agenda l’orario del voto e non quello del discorso della premier, non spieghi tutto. Tra i banchi (non solo quelli leghisti) e i corridoi di Montecitorio c’è chi fa filtrare un sentimento misto di insofferenza-irritazione per «quel piglio decisionista della premier che ci fa apparire come scolaretti». E allora, come a scuola, può essere utile un’assenza strategica.

giorgia meloni e matteo salvini alla camera GIORGIA MELONI ALLA CAMERA - FOTO LAPRESSE

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO