UN EX VOTO PER ANGELA – LA MERKEL RIVINCERA' LE ELEZIONI PERCHE' I TEDESCHI SI RISPECCHIANO IN LEI E NELLA SUA IDEA DI EUROPA 'GERMANIZZATA'

Bernardo Valli per "La Repubblica"

È difficile ripudiare la mamma, e quindi i tedeschi si guarderanno bene dal licenziare domenica prossima Angela Merkel, designata spesso come tale: la "mutti". La folta tribù dei biografi sostiene che la cancelliera riflette l'idea che molti suoi concittadini hanno di se stessi. E questi tedeschi si vedono ombrosi, frugali, impacciati e non troppo raffinati sia pure in una versione simpatica.

Per questo si riconoscono nell'immagine pubblica di Angela Merkel, dove non si nota la minima traccia di presunzione, nonostante il cospicuo potere che è chiamata ad esercitare. Così si mostra la cancelliera e così ama vedersi la Germania: riluttanti entrambi a usare l'egemonia di cui dispongono e che di fatto si manifesta anche se non viene esibita.

È il caso di una società, e di chi la rappresenta, da sottoporre a uno psicologo, o a uno psicanalista, piuttosto che a un politologo. Certo, la storia conta. Pesa e influenza i comportamenti. Laureata in fisica e a lungo ricercatrice nei laboratori di chimica, Angela Merkel si offre come un esempio di donna pratica, avvolta in un'aureola di candore.
È il caso di una società, e di chi la rappresenta, da sottoporre a uno psicologo, o a uno psicanalista, piuttosto che a un politologo. Certo, la storia conta. Pesa e influenza i comportamenti.

Laureata in fisica e a lungo ricercatrice nei laboratori di chimica, e ormai da decenni capace di sbaragliare schiere di politici incalliti, Angela Merkel si offre come un esempio di donna pratica, avvolta in un'aureola di candore. Un personaggio esitante, pensoso, che unisce pollici e indici delle due mani quando riflette davanti al paese che attende decisioni forse mai esplicitate.

Quel gesto, raffigurato nei manifesti elettorali, è diventato un simbolo della riflessione. Il dubbio, l'incertezza risultano più rassicuranti della marziale sicurezza della Germania di un tempo. È lei che prepara le patate bollite al marito scienziato e che va a fare la spesa appena si libera della cancelleria, del Bundestag, di Putin, di Obama e dei tanti problemi d'Europa e del mondo. Tanta semplicità sembra il frutto di un accurato studio. Ma può anche non esserlo.

Con lei avremo ancora a che fare nei prossimi anni, durante tutto il mandato che domenica prossima i tedeschi le rinnoveranno. Ma la conosciamo e non dovremmo avere sorprese. Lei del resto non ce ne ha mai fatte. La sua espressione volutamente disincantata non nasconde segreti. Il suo segreto è di non averne. Di non avere un'ideologia precisa, settaria, cui rispondere. Sceglie quel che le sembra utile. Non importa la fonte.

Nei due mandati alle sue spalle ha soprattutto gestito le riforme fatte una decina d'anni fa dal suo predecessore socialdemocratico, Gerhard Schroeder, che liberalizzò il mercato del lavoro. Quel che ci ha proposto o imposto Angela Merkel è un'Europa conservatrice, impegnata nella difesa della stabilità: dunque un'Europa a immagine della Germania già esistente.

Non c'è voto più europeo di quello tedesco. Non perché si sia parlato molto d'Europa durante la campagna elettorale. Ad eccezione del costo dell'aiuto alla Grecia, non se ne è quasi fatto cenno. Come se nella società politica tedesca fosse un tabù. Se si sfoglia il
programma dell'Spd ci si accorge che all'argomento sono dedicate quattro pagine. E il socialdemocratico è il più europeista dei grandi partiti. Il programma cristiano democratico (Cdu) ne dedica soltanto una. Nessuno vuole provocare gli euroscettici in agguato.

In realtà pesa sulla questione europea, oltre un'eventuale reazione del partito antieuropeo (Alternative für Deutschland), la decisione della Corte costituzionale di Karlsruhe di bloccare ogni tentativo di trasferire ulteriori frammenti di sovranità all'Unione europea. Il margine di manovra dei politici, per quanto riguarda il processo di integrazione, è dunque ridotto. Un'inchiesta realizzata agli inizi del mese ha rivelato che i tedeschi sono per il mantenimento dell'euro in un piccolo numero di paesi che abbiano risanato le loro finanze. Insomma un'Europa ristretta a immagine e somiglianza, appunto, della Germania.

Se non c'è voto più europeo di quello tedesco è soprattutto perché la Germania, e quindi il suo parlamento, è il solo centro decisionale in Europa, in particolare fino a quando la crisi non sarà riassorbita. Per convincersi basta guardare il patto di stabilità, ispirato dalla "regola d'oro" inserita nel 2009 nella legge fondamentale tedesca, e i diversi altri provvedimenti di aggiustamento.

Il declino dell'influenza francese, la crisi nei paesi del Sud, l'allineamento di quelli del Nord sulla Germania, hanno rafforzato l'influenza tedesca. Al tempo stesso va riconosciuto che per salvare la zona euro, la Germania ha accettato quel che gli sembrava inconcepibile: ad esempio l'acquisto illimitato d'obbligazioni sovrane da parte della Bce, che ha potuto realizzarsi nel settembre 2012 quando la Merkel sotto la pressione dei mercati, e l'intervento di Mario Draghi, ha dato via libera. In altre occasioni l'Europa ha proposto e la Germania ha deciso.

Il voto regionale bavarese, che domenica ha premiato i locali cristiano-sociali alleati dei cristiano-democratici della Merkel, ma ha punito i liberali membri dell'attuale governo, avvalora l'ipotesi di una futura terza edizione della grande coalizione. Al posto dei liberali, senza più deputati al Bundestag nel caso il 22 settembre non dovessero raggiungere il 5 per cento, potrebbero subentrare i socialdemocratici. Ma alla testa dell'esecutivo resterebbe Angela Merkel, e i socialdemocratici continuerebbero, come hanno fatto nella sostanza quando erano all'opposizione, a sostenere la politica europea della cancelliera. La quale cambierà in funzione della crisi. Non per slanci ideologici, che non sono la sua passione.

 

merkel e steinbruck angela merkel nicolas cecilia sarkozy G8 lapreBerlusconi a vedere Borussia Milan con Schroeder rn03 gerard schroeder joschka fisher bologn

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…