mes meccanismo europeo di stabilita' fondo salva stati

SIAMO MES MALISSIMO – MARCELLO SORGI: “POSSIBILE CHE NESSUNO SI CHIEDA CHE FIGURA FA L'ITALIA A BRUXELLES NEL MOMENTO IN CUI L'UNIONE EUROPEA STA PER ELARGIRLE 209 MILIARDI DI AIUTI?” – “IL SUICIDIO DELLA MAGGIORANZA: ECCO COSA STA PRENDENDO FORMA. CON L'AIUTO DI GRILLO, CHE IERI HA SPARATO A ZERO SUL MES, E CON IL VANO TENTATIVO DI DI MAIO DI FERMARE IL FRULLATORE GRILLINO, STAVOLTA È POSSIBILE CHE CI RIESCANO”

marcello sorgi

1 – PRENDE FORMA IL SUICIDIO DI QUESTA MAGGIORANZA

Marcello Sorgi per “la Stampa”

 

Ogni tanto viene da chiedersi cosa stiano diventando i partiti: in particolare quelli di governo. Se al momento di votare in Parlamento la riforma del Mes, cioè una scelta su cui il ministro dell'Economia Gualtieri ha già messo in gioco la propria faccia in Europa, nel Movimento 5 stelle nasce una fronda di oltre 50 parlamentari (tra cui 15 senatori in grado di mandare sotto Conte); e se nel Pd ne spunta un'altra più o meno corrispondente, guidata al Senato dal capogruppo Marcucci, vuol dire che ci siamo persi qualcosa.

GIUSEPPE CONTE MES

 

Poi magari l'allarme cesserà perché si troverà un compromesso, le due rivolte rientreranno, o arriverà il soccorso dell'opposizione: ma possibile che nessuno si chieda che figura fa l'Italia a Bruxelles nel momento in cui l'Unione europea sta per elargirle 209 miliardi di aiuti?

IL POST DI BEPPE GRILLO SUL MES

 

Intendiamoci, nulla di nuovo sta accadendo sotto il sole. Le ribellioni parlamentari avvenivano anche ai tempi della Dc e della Prima Repubblica, ed era già successo che a guidarle fosse un presidente dei deputati come Bianco, poi divenuto segretario del Partito Popolare. La Dc aveva un metabolismo regolare dei governi, li metteva su, li rosicchiava e li digeriva mediamente ogni anno.

 

luigi di maio vito crimi

E la Prima Repubblica poteva consentirsi un così frequente ricorso al turnover delle crisi (teoricamente, ma solo teoricamente, traumi istituzionali che bloccavano o rallentavano il funzionamento dell'intero sistema), perché rotture e ricomposizioni avvenivano all'interno del recinto delle stesse forze politiche, non essendo previsto, per ragioni internazionali, che il Pci, il maggior partito di opposizione, potesse andare al governo.

 

Ma ora che questa possibilità esiste da almeno un quarto di secolo, da quando, appunto, centrosinistra e centrodestra si sono alternati alla guida del Paese, è davvero impossibile comprendere la logica della dissoluzione dell'alleanza giallorossa.

 

giuseppe conte luigi di maio

Specie dopo che il Capo dello Stato ha fatto sapere che in caso di crisi scioglierà le Camere, chiedendo agli elettori di indicare la strada da seguire. Il suicidio della maggioranza: ecco cosa sta prendendo forma. Con l'aiuto di Grillo, che ieri ha sparato a zero sul Mes, e con il vano tentativo di Di Maio di fermare il frullatore grillino, stavolta è possibile che ci riescano.

 

2 – CHI TIRA LA CORDA E NON CREDE AL RISCHIO VOTO

Lina Palmerini per “il Sole 24 Ore”

 

Giuseppe Conte e Angela Merkel a Meseberg

Non finiranno mercoledì le tensioni nella maggioranza. Si sta lavorando per disinnescare la mina del Fondo Salva-Stati e passare indenni il voto alle Camere ma c'è la consapevolezza che non sarà l'ultima prova.

 

Se insomma si riuscirà a trovare una formula della risoluzione sul Mes che consentirà di arginare le divisioni nei 5 Stelle, contestualmente si intravede già quali saranno i prossimi fronti. E hanno a che fare con i destini dei partiti più che del Paese.

andrea marcucci matteo renzi 1

 

Sotto i riflettori non ci sono solo le vicende del Movimento ma in agitazione c'è pure Italia Viva. Ufficialmente i renziani hanno di nuovo smentito di puntare al rimpasto ma nella coalizione sono diventati un elemento di destabilizzazione. Se i 5 Stelle non sanno come completare la trasformazione in partito di governo - e la vicenda del Mes è emblematica - per Italia Viva il problema è che dopo circa un anno dalla nascita, non si schioda dal 3%, più o meno.

giuseppe conte roberto gualtieri mes

 

Spesso, nei sondaggi, è sotto ad Azione di Calenda e le ultime Regionali - che dovevano essere una spinta nel radicamento territoriale - sono state un po' una delusione soprattutto dopo i risultati in Toscana dove non è risultata determinante. Succede quindi che ci sia un estremo bisogno di visibilità e di consolidare le posizioni nel governo o negli apparati dello Stato.

 

renzi calenda

Ma per "capitalizzare" la permanenza nel Conte II bisogna tirare la corda e quella corda Renzi pensa che non si spezzerà. In primo luogo non crede all'opzione delle elezioni anticipate perché c'è l'emergenza sanitaria, c'è la sessione di bilancio e poi il Recovery. In secondo luogo per la legge elettorale.

 

Qual è il punto? Che il Pd vuole cambiare la legge e puntare al proporzionale che darebbe mani libere a Zingaretti di scegliersi gli alleati dopo il voto e magari tornare al Governo. Pure il Cavaliere andrebbe da solo e sarebbe libero dal duo Salvini-Meloni mentre i 5 Stelle non avrebbero il dilemma di fare patti prima delle urne.

 

Dunque, ci sarebbero le possibilità per ritornare centrali in un futuro Esecutivo. L'attuale sistema invece blocca i partiti nelle coalizioni e rende più facile la vittoria del centro-destra. Ecco perché Renzi scommette sul fatto che il Pd accetterebbe qualsiasi rimpasto o diktat pur di non votare con le attuali regole.

 

zingaretti renzi

In sostanza, c'è la convinzione in una parte dei 5 Stelle - che ieri era ancora sul "no" tant' è che si è esposto Di Maio - e di Iv, che si sia già in un semestre bianco di fatto e questo spinge a forzare la mano. È vero che dal Quirinale è arrivato un richiamo limpido - cioè che la via dello scioglimento delle Camere è un'opzione che Mattarella considera in caso di crisi - ma sembra che pure Zingaretti non escluda il voto, al contrario di quel che pensa Renzi.

 

Chi gli ha parlato racconta che il segretario Pd tra la prospettiva di un rimpasto - e con un "no" certo al proporzionale - e quella delle urne a primavera, preferisca quest' ultima opzione. Anche per mettere ordine in un partito in cui i capigruppo non sempre sono in linea con la segreteria. E questa volta al suo fianco trova Franceschini ormai in rotta con i renziani.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”