michelle obama a milano

CI VOLEVA MICHELLE OBAMA PER DARE UNA BOTTA DI VITA ALL'EXPO: HA CUCINATO COI RAGAZZI, INCONTRATO POLITICI E IMPRENDITORI, MANGIATO SANO, SPARATO UN CENTINAIO DI DICHIARAZIONI E SI È ANCHE INFORMATA SULLA SALUTE DI EMMA BONINO - MA PER IL 'NY TIMES' LO STILE DELLE OBAMA-GIRLS È TROPPO FIGHETTO PER ESSERE UN ESEMPIO POLITICO

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1.EXPO: VISITA RAPIDISSIMA PER SASHA E MALIA OBAMA

 (ANSA) - E' durata poco più di 30 minuti la visita di Sasha e Malia Obama ai padiglioni di Expo. Dopo essere giunte con la madre Michelle a Palazzo Italia, le due ragazze - scortatissime - sono state dotate di un veicolo elettrico di Expo, Malia si è messa alla guida e in mezz'ora hanno visitato, nell'ordine: Stati Uniti, Brasile, Nepal, Corea del Sud, Emirati Arabi e Kuwait.

 

2.EXPO: MICHELLE OBAMA A EMMA BONINO, COME STA?

 (ANSA) - Sempre accompagnata da Agnese Renzi Michelle Obama nella sua visita a Palazzo Italia si è incontrata in terrazza con Emma Bonino, presenti il commissario unico, Giuseppe Sala, la presidente di Expo, Diana Bracco, e il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina. "Come sta?" ha chiesto Michelle Obama a Emma Bonino, che le ha spiegato brevemente quali siano stati i suoi ultimi mesi. Michelle Obama e Emma Bonino nella loro breve conversazione si sono dette convinte che l'iniziativa 'Women for Expo' deve continuare.

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Michelle Obama si è anche complimentata con Sala e Martina per Palazzo Italia, ha voluto sapere alcuni dettagli tecnici sull'edificio, dal cemento biodinamico all'architettura dell'edificio. Con il ministro Martina ha espresso il suo apprezzamento per il programma 'Schools Meals', per portare cibi sani nelle scuole, mentre il commissario Sala le ha illustrato il dopo-Expo, spiegandole come il sito potrebbe essere trasformato in una cittadella universitaria.

 

3.EXPO: PER MICHELLE BREAKFAST CON IMPRENDITORI E AUTORITÀ

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 (ANSA) - Dopo la visita a Palazzo Italia la First Lady Michelle Obama ha partecipato a una colazione nel Padiglione americano con imprenditori americani e italiani e autorità. Presenti fra gli altri il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, il commissario di Expo Giuseppe Sala, la presidente Diana Bracco, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, Marco Tronchetti Provera, Mario Polegato e la moglie del sindaco di Milano Cinzia Sasso. E' stato un modo per ringraziare gli sponsor del padiglione americano (realizzato con capitali privati) e incontrare la comunità economica italiana.

 

4.MICHELLE A MILANO: CURIOSITÀ IN CENTRO MA LEI RESTA IN HOTEL

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(ANSA) - Grande curiosità nel centro di Milano per Michelle Obama, ma per ora la First Lady non si è ancora fatta vedere: dopo la visita di stamani all'Expo è tornata con le figlie in albergo per pranzo (accanto alla Galleria Vittorio Emanuele) e finora vi è rimasta. Michelle Obama era attesa per una visita in Duomo nel primo pomeriggio, ma per il momento l'appuntamento è slittato.

 

La zona era stata già transennata e bonificata, ma a un certo punto le forze dell'ordine che attendevano la delegazione Usa hanno riaperto i varchi in attesa di nuove disposizioni. Non è infatti ancora chiaro il programma della First Lady per le prossime ore a Milano. Molti curiosi continuano comunque ad alternarsi dietro alle transenne posizionate in prossimità dell'albergo in cui alloggia la delegazione della Casa Bianca.

 

 

5.ARTE, POLITICA E UN’INSALATA D’ORZO - IL PRIMO GIORNO DI MICHELLE A MILANO

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Alberto Mattioli per “la Stampa

 

Come professionista, è perfetta: sorriso, look e discorsi, tutto impeccabile. Michelle Obama sbarca a Malpensa con la mamma e le figlie Malia e Sasha, stringe mani, dice carinerie (tipo «La Lombardia è una regione meravigliosa» al governatore Roberto Maroni, e sembra davvero che la conosca) poi arriva a Milano, sbuca in piazza Scala blindata e si mette a cucinare. Ovvio: la visita è legata a Expo e la first lady ha fatto della battaglia contro l’obesità e per il cibo sano una crociata personale. Infatti per tutto il giorno ha ripetuto quel che aveva detto nell’intervista alla Stampae che quindi evitiamo di ripetere anche noi.

 

MANI IN PASTA

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Però il medium è il messaggio, e fa tutto un altro effetto se il predicozzo contro i rischi di mangiare troppo e male viene fatto a una scolaresca mettendo, letteralmente, le mani in pasta, da perfetta first casalinga che spignatta per i bambini. La scena è allestita al «James Beard», ristorante americano assai chic della Galleria. E sembra proprio una «Prova del cuoco» in versione Casa Bianca, con lei perfettamente a suo agio, come un’Antonella Clerici più magra e meno urlante. I bambini, emozionati ma compitissimi, sono quelli dell’American School of Milan di Opera, venti, dai 6 ai 14 anni, americani ma non solo, tutti di bianco vestiti. Curioso, però: non ce n’è nemmeno uno di colore.

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I componenti della delegazione sono scelti con cura: a parte l’ambasciatore John Phillips, sono personaggi come Alonzo Mourning, colossale ex campione dell’Nba attualmente nel Comitato presidenziale per il Fitness, Will Allen, altrettanto colossale «contadino urbano» o Mario Batali, magnate della ristorazione, cuoco e star tivù, perché i programmi di cucina non imperversano solo in Italia. Lo chef del ristorante meriterebbe un articolo a parte: si chiama John Besh, è un ex marine che ha fatto la prima guerra del Golfo e poi è diventato cuoco di successo oltre che apostolo della «diversità in cucina». Molto obamiano.

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COME IN TIVÙ

La star, in ogni caso, è Michelle, che a favor di telecamere non sbaglia un colpo, sia che spieghi ai ragazzini le virtù del mangiar sano sia che passi dalla teoria alla pratica assemblando un’insalata di lenticchie, orzo e riso evidentemente sanissima. Si è così potuta vedere la first lady che fa a listarelle il pollo, che prepara la vinaigrette, che mescola la rucola e che poi si siede a tavola con i pupi per assaggiare (l’ha fatto anche il vostro cronista, spilluzzicando fra gli avanzi a spot finito: non male, un’insalata fresca, dolce e un po’ insipida, ma si sa che il sale fa male). Visto live, sembrava di stare su un set cinematografico oppure a un «grand couvert» a Versailles, quando il popolo sfilava dietro le transenne guardando banchettare il Re Sole. Solo che qui il potente di turno non mangiava, ma preparava da mangiare.

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Un capitolo a parte meriterebbe la «fregola», misterioso ingrediente dell’insalata presidenziale. Si pensava a un pesce oppure a un errore di stampa con potenziali terribili doppi sensi quando si è scoperto che si tratta di una pasta sarda tipica. Evidentemente a Michelle piace il cibo italiano e i ragazzini confermano: fra una boccata e l’altra, ha dichiarato che venire in Italia è «fantastico, specie per il cibo».

 

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Quando si è accorta che nell’insalata non c’era il parmigiano si è affrettata a versarcene sopra un paio di cucchiaioni. Bello spot, per inciso. Poi abbiamo avuto diritto a qualche indiscrezione sui pasti alla Casa Bianca: «Dalle sei e 30 alle sette ci ritroviamo con tutta la famiglia, ci fermiamo e mangiamo insieme. Non ci abbuffiamo... Beh, il Presidente qualche volta sì», e giù risate e autografi sui grembiuli dei ragazzini. Applausi.

 

LEONARDO CON RENZI

Il resto è più istituzionale, se volete più scontato. Altro corteo di impressionanti Suv neri con gorilla in proporzione, altre transenne, altri questurini preoccupati e Michelle si appalesa a Santa Maria delle Grazie per la visita, e siamo sempre a tavola, all’Ultima cena di Leonardo.

 

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Qui ricompaiono le figlie, dirottate nel frattempo a fare shopping da Carla Sozzani in corso Como, fra lo stupore dei fighetti in zona per l’aperitivo. Al Cenacolo hanno fatto gli onori di casa i Renzi, addirittura tre: Matteo, Agnese e la figlia Ester. Impeccabile anche l’Obama junior: «Ciao, sono Malia, piacere di conoscerti», ha esordito con la Renzi junior. «Tutte ragazze», il commento della first lady. Insomma, anche qui cordialità, sorrisi, fotografie e applausi. Oggi si replica a Expo.

 

 

6.LE GANZISSIME RAGAZZE OBAMA DAL FISICO PERFETTO (FORSE TROPPO)

Maria Laura Rodotà per il “Corriere della Sera

 

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Dato positivo: Michelle, Malia e Sasha Obama sono ganzissime. Sperabilmente, mostrano una volta per tutte come essere eleganti e affascinanti e chic e tutto non sia un problema di pigmentazione. Sono anche palesemente sportive, e questo è un buon messaggio. Dato negativo: Michelle, Malia e Sasha Obama sono ganzissime, però secondo alcune/i in modo poco innovativo.

 

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«I vestiti di Mrs. Obama telegrafano un’idea di femminilità da anni Cinquanta», ha scritto Vanessa Friedman, critica di moda del New York Times. «Le sue sembrano scelte poco assertive se davvero vuole trasmettere un messaggio di empowerment», insomma se vuole ispirare le ragazze a sentirsi forti e potenzialmente potenti. E poi c’è un altro problema: la First lady e le sue figlie, con questo tour europeo, sono diventate icone di stile globali difficilmente imitabili.

 

Malia e Sasha, 16 e 14 anni, sono passate dalle felpe nonstop al «dress to impress», al vestirsi per fare colpo, sull’opinione pubblica, ovvio. E su chiunque non faccia abbastanza esercizi per le braccia (le donne di casa Obama hanno braccia bellissime, frutto di duro lavoro). Michelle, fanno sapere dalla Casa Bianca, si alza alle 4.30 del mattino per fare palestra. Le figlie sono pure attive. Il risultato è notevole. Il trio è di grande effetto, sono belle, colorate, fisicamente perfette.

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Tanto da rischiare di scoraggiare proprio le donne e fanciulle che vorrebbero ispirare. Messe di fronte a standard così alti, potrebbero arrendersi e consolarsi con pizza patatine e quel cibo spazzatura contro cui Michelle — è la sua missione da First lady, magari avrebbe voluto fare altro, ma tant’è — combatte. E potrebbero diventare sospettose delle spese modarole della First Family.

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Che però sono, secondo fonti ufficiali, contenute: Michelle & figlie non si fanno regalare niente; pagano vestiti e accessori; la First lady si fa prestare — solo prestare — abiti dagli stilisti per le occasioni ufficiali. Tutto bene, tutte leggiadre, di una leggiadria che sembra aver addomesticato queste tre femmine alfa molto alte, rendendole bellissime e innocue.

 

Però la stessa, stilosa Friedman scrive di preferire la «merkelizzazione» del vestire tra le donne eccellenti; l’uso di capi noiosi per costringere gli interlocutori a parlare di cose serie; le mises-divisa sempre uguali alla Merkel, appunto, e alla Hillary Clinton, per non essere solo decorative, si diceva.

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