
LA MIGLIORE POLIZZA VITA DELLA MELONI E’ L’OPPOSIZONE – FOLLI METTE IN FILA LE CONTRADDIZIONI DEL CAMPO LARGO: “IL PRIMO CONTRIBUTO DI VENDOLA, FRESCO CANDIDATO AL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA CON AVS, E’ UN ATTACCO VERBALE ALL'UCRAINA CON GLI ARGOMENTI PIÙ LISI DELLA PROPAGANDA DI PUTIN. OLTRETUTTO ARGOMENTI FALSI CHE ALLUDONO ALLA PROIBIZIONE DELLA LINGUA RUSSA, MAI AVVENUTA" – POI C’E’ IL CASO CALENDA "IL CUI CARATTERE, NON PRIVO DI ARROGANZA, TALVOLTA LO TRADISCE. AVREBBE BISOGNO DI UN…" - VIDEO
“Le minoranze russofobe” Quando i comunisti difendevano l’intervento sovietico in Ungheria nel ‘56 erano più creativi e meno ignoranti di Nichi #Vendola. L’ipocrisia era la stessa ma espressa meglio. Diciamo. pic.twitter.com/xx89KHn1W6
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) September 9, 2025
Stefano Folli per “la Repubblica” - Estratti
fratoianni schlein conte bonelli al monk
Gli ultimi giorni hanno consolidato la tendenza al bipolarismo destra-sinistra, quello che nel Pd e non solo chiamano il "campo largo". Definizione ad alto tasso di ambiguità, ma non se n'è trovata una migliore. Il problema è che uno schieramento nel segno del "tutti dentro" può forse aiutare a vincere le elezioni, ma non garantisce in alcun modo una capacità di gestire il paese e indicare una rotta.
E questo riguarda in particolare l'opposizione: chi ha la maggioranza e detiene le leve dell'esecutivo può trarsi d'impaccio, almeno fin quando gode del favore degli elettori. Ma chi è all'opposizione rischia, se si limita a sommare le varie sigle e ciò nonostante rimane lontano da percentuali incoraggianti. Occorrerebbe un salto di qualità, un certo talento nel mettere davanti agli occhi degli italiani delle soluzioni innovative ai loro problemi.
Viceversa siamo lontani da questo obiettivo. Anzi, si coglie un certo compiacimento nell'acclamare il "campo largo" senza porsi il tema di come riempirlo di proposte realistiche.
Si veda il primo contributo di Nichi Vendola, fresco candidato alla regione Puglia nelle liste di Fratoianni e Bonelli: un attacco verbale all'Ucraina con gli argomenti più lisi della propaganda di Putin.
Oltretutto argomenti falsi che alludono alla proibizione della lingua russa, mai avvenuta, e addirittura confondendo per un lapsus i termini "russofono" e "russofobo". Un episodio secondario, ma utile a capire quali pregiudizi duri a morire e quale superficialità frenano il rapporto da costruire con l'opinione pubblica.
Nelle stesse ore al forum di Cernobbio hanno preso la parola Matteo Renzi e Carlo Calenda, i due ex protagonisti del fallito "terzo polo". Nessuno pensa di rimetterlo in piedi, è ovvio. Ma proprio per questo è istruttivo ascoltare la voce di due personaggi che hanno molti demeriti eppure sono gli unici a dire qualcosa di originale, prendendo le distanze dal conformismo generale.
Non senza precise differenze tra loro. Renzi fa ricorso alle sue qualità di notevole polemista e ripete quello che sa fare meglio. Ossia parlare da leader dell'opposizione, di tutta l'opposizione, mettendo alla berlina la presidente del Consiglio come se dietro di sé egli avesse una legione di parlamentari e non un partitino più o meno del 2 per cento. In ogni caso, alle volte è efficace, altre volte l'aggressività si rivela figlia della frustrazione.
Del resto Renzi la sua scelta l'ha fatta. Sarà nel centrosinistra, grazie a un accordo con il Pd, e tornerà in parlamento con due o tre dei suoi fedeli.
In omaggio al principio che non si sfugge alle regole del bipolarismo.
Diverso il caso di Calenda. Le sue analisi spesso colgono nel segno. Conosce nel merito i problemi benché il carattere, non privo di arroganza, talvolta lo tradisca. Avrebbe bisogno di un sistema proporzionale in cui condizionare partiti e maggioranze con il suo 3 o 4 per cento. Ma le probabilità che si torni alla Prima Repubblica sono irrisorie. Se fosse possibile, Calenda saprebbe attribuirsi senza sforzo il ruolo che un tempo fu del partito repubblicano. In fondo, non gli fa difetto un'alta opinione di se stesso. Cosa lo attende nel prossimo futuro, non si sa.
matteo renzi carlo calenda. manifestazione due popoli due stati un destino a milano foto lapresse
Ma senza dubbio egli rappresenta un segmento di quella classe politica di cui si sente un gran bisogno, sia a destra sia a sinistra. Può darsi che alla fine sarà lasciato a terra, nel solco della tradizione per cui chi è elogiato a parole poi viene tagliato fuori nella pratica. Ma non è detto
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