SORPRESA & TRADIMENTO - SUL CARRO DI MONTI SALGONO I MIRACOLATI DAL CAVALIERE - CHICCHITTO, QUAGLIARIELLO, FRATTINI, SACCONI, CAZZOLA, ALEMANNO DOMENICA LANCIANO UN CLAMOROSO APPELLO PRO-MONTI NEL SEGNO DELL’”ITALIA POPOLARE” - MA CHI LA VOTA POI UNA LISTA CON MONTI, GLI AVANZI DEL PDL PIÙ CASINI E MONTEZEMOLO? - D’ALEMA NON FA CHE RIPETERLO: “AL QUIRINALE CI MANDIAMO MONTI”…

Fabio Martini per "la Stampa"

Stavolta Mario Monti fa la sfinge. Davanti all'ennesimo rilancio di Silvio Berlusconi, il loquacissimo Professore che oramai parla anche ad «Unomattina», ha opposto il suo «no comment». Nella sua fiammeggiante esternazione, il Cavaliere ha messo una una «fiche» su tutte le caselle, ha candidato Monti, Alfano e se stesso, ma soprattutto - ecco il punto più delicato per il premier - ha provato ad infilare un cuneo dentro al cantiere più ambizioso (e più complicato) al quale stanno lavorando dalle parti di palazzo Chigi: la nascita di una grande «area Ppe» guidata dal presidente del Consiglio, con dentro Casini e Montezemolo e nella quale potrebbero confluire pezzi molto significativi del Pdl, lasciando ai margini Berlusconi ed ex An.

I capofila dell'area «montiana» nel centrodestra - ecco la novità - sono molti più del previsto e si preparano a lanciare un clamoroso appello pro-Monti nel corso di una manifestazione organizzata per domenica nel segno dell'«Italia popolare» da tutti i principali notabili, tranne Angelino Alfano e gli ex An.

Tra coloro che si preparavano a lanciare l'appello pro-Monti capigruppo come Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello, l'area «ciellina» raccolta attorno a Maurizio Lupi, gli ex socialisti come Franco Frattini, Maurizio Sacconi e Giuliano Cazzola, ma anche Gianni Alemanno e i suoi amici.

Col suo «bacio della morte», Berlusconi cerca dunque di tagliare la strada ai suoi, tentati da una scissione dal Pdl nel nome di Monti. Ma proprio la bizzarra esternazione berlusconiana (appena sei giorni fa Monti era stato indicato come affossatore dell'Italia, ieri è diventato il candidato del Cavaliere) spiega quanto ambizioso sia il disegno del premier e dunque quanto «fuoco» fosse necessario per tentare di spegnerlo. Certo, in questi giorni e in queste ore, il presidente del Consiglio ha moltiplicato i contatti. Nella gran parte dei casi si limita ad ascoltare gli interlocutori, che però in buona parte sono collocati nell'area di centro e di centrodestra.

E' lì, in quella area politica, che da qualche giorno si può determinare un collasso. E d'altra parte il clamoroso strappo determinato all'Europarlamento dal Ppe (a forte baricentro tedesco) nei confronti di Berlusconi è stato un segnale troppo forte per essere sottovalutato dal Cavaliere e dai suoi.

Il Ppe, così come il Pse, è diventato un contenitore oramai privo di forti coloriture politiche, ma che continua a rappresentare a Bruxelles la voce della Germania moderata, la voce della Cancelliera Merkel. Per anni - e fino al 1999 Berlusconi e Forza Italia furono tenuti fuori del Ppe, per effetto del veto opposto dal Ppi, guidato da Pier Luigi Castagnetti, che oggi segnala il possibile nuovo scenario: «E' evidente che se Berlusconi facesse un passo indietro, potrebbe incoraggiare Monti ad assumere una iniziativa nel nome di tutta l'area Ppe, un'iniziativa che cambierebbe lo scenario elettorale e comunque anche nel caso di una probabilissima vittoria del Pd, potrebbe consentirgli di aspirare con più forza ad incarichi istituzionali».

Il Monti-Ppe è dunque una iniziativa finalizzata a vincere le elezioni e, in subordine, da far valere nel «giro di poltronissime» che si aprirà del dopo-elezioni? E' più semplice ottenere il Quirinale dopo una buona prova elettorale, anche se perdente? Una cosa è certa. Negli ultimi giorni, da sinistra si sono moltiplicati i segnali verso Monti, con un messaggio che in Pier Luigi Bersani è abbastanza chiaro: nel dopo elezioni ci sarà bisogno del Professore. Come garante verso l'Europa e verso il mondo? Massimo D'Alema nelle occasioni informali non fa che ripeterlo: «Al Quirinale ci mandiamo Monti».

 

CICCHITTO FOTO MEZZELANI GMT GASPARRI, ALFANO, QUAGLIERELLO, CICCHITTO.jpgGaetano QuagliarelloFRANCO FRATTINI MAURIZIO SACCONI E SIGNORA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...