1. MORTADELLA DI SAN MARINO! NASCOSTA IN UN RIQUADRINO DENTRO A UN PEZZO SUL PORCELLUM, IL ‘’CORRIERE’’ TENTA DI DISINNESCARE IN ANTICIPO LA NOTIZIA DELLA SCOPERTA DI DUE BONIFICI SANMARINESI INCASSATI DA ROMANO PRODI NEL 2004. PRONTAMENTE CHIAMATO,IL PRODINO SPIEGA CHE I DUE BONIFICI SI RIFERISCONO ALLA VENDITA DI UNA CASA A BOLOGNA. E SUBITO ARRIVA LA CONFERMA DEL NOTAIO: “PARTE DELLA SOMMA VENNE DATA IN BENEFICENZA PER INIZIATIVE A FAVORE DEI BAMBINI AFRICANI”. BENE, BRAVI, BIS! DAGLI ASSEGNI DEL PRESIDENTE AI BONIFICI DEL MANCATO PRESIDENTE 2. PER CAPIRE CHE LA CLASSE DIGERENTE ITALIANA, QUELLA CHE GOVERNA BANCHE, FINANZA E GRANDI IMPRESE SUSSIDIATE, NON È ASSOLUTAMENTE MIGLIORE DELLA CASTA DEI POLITICUCCI DEI QUALI AMIAMO LAMENTARCI, È SUFFICIENTE GUARDARE LA STORIA DELLE DIMISSIONI DI DOMENICO SINISCALCO DALLA PRESIDENZA DI ASSOGESTIONI

a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)

1. L'ETICA E LA COTICA
Per capire che la classe digerente italiana, quella che governa banche, finanza e grandi imprese sussidiate, non è assolutamente migliore dei politicucci dei quali amiamo lamentarci, è sufficiente guardare la storia delle dimissioni di Domenico Siniscalco dalla presidenza di Assogestioni. Il gioviale professore campano-torinese, che Giulietto Tremonti chiamava affettuosamente "Domingo" prima che questi gli facesse le scarpe come ministro del Tesoro, ha scoperto ieri su Repubblica di trovarsi in "potenziale" conflitto d'interessi nel pasticciaccio Telecom.

L'ex ministro berlusconiano è infatti alla guida della filiale italiana di Morgan Stanley, che da Telecom ha ottenuto due lucrosissimi mandati: quello di advisor per il prestito convertendo e quello di consulente per la cessione delle torri. Ma fino all'imbarazzata nota di ieri, Siniscalco era anche presidente di Assogestioni che, come ricorda bene Laura Galvagni sul Sole 24 Ore (p. 1-33) rappresenta fondi e sgr italiane e straniere, tra le quali "evidentemente, non mancano i fondi di Intesa e Generali, soci chiave di Telco". Come si vede, un grumo di interessi poco trasparente e per nulla risolto dalla ultra-tardive dimissioni dell'ex ministro.

E' infatti evidente che ormai Morgan Stanley si è portata a casa la ciccia che voleva e che il passo indietro di Siniscalco non risolve tutti i conflitti d'interesse all'interno di Assogestioni, chiamata a scegliere se schierarsi con Telco o con la Findim dei Fossati. Ma più in generale, vista la somma levità con la quale la questione è oggi trattata dai giornaloni di Lor signori (Corriere, p. 33 e Stampa p. 23), si capisce perfettamente perché è tanto comodo dedicarsi quasi ogni giorno alle ruberie straccione di questo o quel consiglio regionale.

Serve a far passare nell'opinione pubblica l'idea che ci sia un'Italia portata alla rovina da una classe politica corrotta e inadeguata, mentre fra Milano e Torino resiste un pugno di eroici banchieri e capitani d'azienda che lottano contro il declino. E invece storie come Telecom, Alitalia, Rcs e Tassara-Zaleski provano che queste due classi digerenti sono semplicemente l'una il rovescio dell'altra. Una controlla i giornali, mentre l'altra si consola con la tv di Stato.

2. TESSERA QUICK RENZIE NUMERO UNO
Che stile, che eleganza, che status. A proposito di classe digerente, l'Ingegner Cidibbì, già tessera numero uno del Piddì, sceglie il presunto concorrente del suo giornale, ovvero il Corriere della Sera, per benedire Matteuccio Renzi come leader globale di Little Italy. Ad Alan Friedman, il giornalista che parla come Ollio, il Sor-genio De Benedetti annuncia giulivo che alle primarie del Pd voterà per il Rottam'attore.

Spiega che la volta scorsa gli preferì Culatello Bersani "perché non avevo ancora conosciuto abbastanza Renzi e quindi avevo una certa diffidenza". Ma nel frattempo il ragazzo è cresciuto molto "perché prima di tutto è molto intelligente, è estremamente quick. E' reattivo ed è una spugna". Ovviamente lo vede bene anche come premier. Poi, già che c'è, sull'inchiesta della procura di Ivrea che lo vede indagato per l'amianto della Olivetti, assicura: "Non ne sapevo nulla, la responsabilità non è mia, ma di chi lavorò per Adriano Olivetti" (p. 9). Saranno tutti morti, tanto.

Non sappiamo se al povero Scalfari oggi crollerà una cataratta a leggere questa benedizione dell'Editore Supremo per Quick Renzie. Ma se fossimo nei panni del rampante sindachino di Firenze, faremmo tutti gli scongiuri possibili e immaginabili. Magari anche con un semplice tweet anti-sfiga, visto che padroneggia bene il mezzo, come racconta oggi la Stampa ("Mai un super Porcellum'. Renzi inaugura il twitter-show", p. 7).

3. MORTADELLA DI SAN MARINO
Nascosta in un riquadrino dentro a un pezzo sulla riforma del Porcellum, il Corriere tenta di disinnescare in anticipo la notizia della scoperta di due bonifici sanmarinesi incassati da Romano Prodi nel 2004. La storia è venuta fuori nell'ambito di un'inchiesta della procura di Roma su un grosso giro di riciclaggio tra San Marino e Roma.

Prontamente chiamato dal giornale diretto da don Flebuccio de Bortoli, il Prodino spiega che i due bonifici ricevuti dal signor Cassio Morselli, che aveva un conto in una banca del Titano, si riferiscono alla vendita di un appartamento a Bologna. E il notaio Carlo Vico conferma la versione dell'ex premier: "Fu una normalissima compravendita. Ricordo anche che parte della somma venne data in beneficenza per iniziative a favore dei bambini africani" (p. 11). Bene, bravi, bis! Dagli assegni del presidente ai bonifici del mancato presidente.

4. LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE
Il Sole 24 ore si delizia così in prima pagina: "A Roma il vertice Ue sull'emergenza lavoro per i giovani. Nella prima parte del 2014. Letta: vittoria italiana". Qualcuno li avvisi che questi (inutili) vertici si fanno a rotazione.

5. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
"La coperta è corta", come disse quel saggio di Re Giorgio, ma la supposta trova sempre il suo obiettivo. In prima sul Messaggero: "L'aumento benzina salva l'Imu. Manovra, saltano gli incassi della sanatoria sui giochi: scatta la clausola di salvaguardia". Ovvia la scelta dello Stato tra i suoi cari amichetti spacciatori di slot-machine e il popolo bue alla pompa. E il giornale di Calta-mattone protesta: "Allarme Ance: basta tasse, la casa non è un bancomat fiscale. Buzzetti: il balletto su Trise, Tari e Tasi ha bloccato completamente un mercato già in forte crisi" (p. 2). Difficile dargli torto.

Molto istruttivo il pezzo di Gian Battista Bozzo per il Giornale: "Per i 7 mila dipendenti della Banca d'Italia l'austerità è già finita. Gli stipendi erano stati bloccati nel 2010 insieme a quelli degli statali. Ora la manovra fa ripartire gli aumenti. Il rigore vale solo per gli altri. Il costo del personale è di 747 milioni, oltre 100 mila euro a testa" (p. 2).

6. NANO DECADENCE
Farsa Italia ci tiene allegri anche oggi, con gli spasmi di giornata. Corriere: "Berlusconi insiste: se decado non si va avanti. Nuovo affondo a cena con i ‘baby' falchi. E c'è chi vuole evitare l'assemblea". "Pdl, ultima trattativa in salita. E spunta la carta Confalonieri. A quattro giorni dal consiglio nazionale si cerca ancora una mediazione" (p. 6).

La Repubblica dei renziani se la gode: "Pdl nel caos, tutti contro tutti. Berlusconi arringa i baby-falchi. ‘Non starò con chi mi assassina. Dolore per le divisioni, se decado sarò in balia dei pm" (p. 6).

7. PIDDIMENOELLE ALL'ULTIMA SPIAGGIA
Finirà con un nulla di fatto, se Dio vuole, il goffo tentativo trasversale di vendere le spiagge per far cassa. "Vendita spiagge, bufera nel Pd. Retromarcia sull'emendamento mentre il Pdl va avanti lo stesso. Rivolta contro la proposta fotocopia di quella del centrodestra. Enrico Rossi: ‘Alziamo la voce'.

Il ministro spezzino Andrea Orlando: "Bene il passo indietro. Impensabile si arrivasse a tanto. Non si possono utilizzare beni comuni come le spiagge per fare cassa. C'è un diritto dei cittadini alla balneazione. Ricorrere alle gare non significa fare le privatizzazioni, non si possono aggirare così le norme europee" (Repubblica, p. 9).

8. SIAMO SOLO SU GOOGLE MAPS
Qualcuno avverta il capo della Polizia Pansa e il ministro degli Interni Angelino Alfaneyev che lo scandalo kazako è lontano dall'essere sepolto. Repubblica (p. 20) e Messaggero (p. 17) scrivono che la foto della piccola Alua Shalabayeva sarebbe stata ritoccata da uomini dell'ambasciata kazaka a Roma per poterla appiccicare sul documento necessario alla sua espulsione. Il problema è che quella foto è stata staccata da un altro documento che doveva rimanere nelle mani della polizia italiana. Insomma, bisogna capire di chi è la manina italica che ha aiutato i funzionari del regime di Astana a fabbricare il loro falso.

9. ALI-TAGLIA E I CAPITANI SENZA SOLDI
Ultimi aggiornamenti dalla Banda della Fenice, dal nome del glorioso piano di AirOne Passera e del ragionier Colaninno. "Alitalia, più tempo per l'aumento di capitale. Air France potrebbe partecipare con una quota minima. Oggi in cda il piano Del Torchio. Il ministro dei Trasporti Lupi vede Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Dai sindacati no agli esuberi".

Intanto, "In pista Etihad, China e Aeroflot, ma la partita con Parigi resta aperta. Letta lavora per via diplomatica: ieri sera all'Eliseo, mercoledì Hollande volerà a Roma" (Repubblica, p. 26). Per la Stampa, lo slittamento servirebbe ad aspettare l'arrivo delle Poste di Massimo Sarmi, il manager dalle orecchie a tegame che coltiva sogni di grandeur con in risparmi postali degli italiani (p. 22).

10. MA FACCE RIDE!
Con una bella fotona in prima pagina, la Stampa di Torino si dedica alla "Guerra (persa) di Roma per salvarsi dagli storni". Detto dal giornale di una città sull'orlo della bancarotta, e che non ha manco più i soldi per rattoppare le buche delle strade, fa un po' tenerezza. La realtà è che siamo un po' tutti in un mare di guano.

colinward@autistici.org

 

 

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