MPS, QUELL’INCHIESTA CHE NON VUOLE NESSUNO

Davide Vecchi per "Il Fatto Quotidiano"

Ci sarà pure stata "una incomprensione", come si è affrettato a spiegare il Gip Ugo Bellini, ma certo le parole scelte dal presidente del tribunale di Siena nella lettera inviata al Csm, a cui ha chiesto rinforzi per far fronte all'emergenza di organico creata dal caso Monte dei Paschi, sono fin troppo chiare.

Bellini, ha scritto Stefano Benini, non ha gradito di essere stato coinvolto nel caso Mps: "Assegnazione di ufficio non gradita al dottor Bellini abitualmente addetto al settore civile". Con conseguente "senso di insoddisfazione".

Ancora: "L'aggravio di lavoro per il Bellini è ai limiti della sostenibilità, e non v'è giorno in cui il collega chieda di essere sollevato da quelle funzioni. La demotivazione e il timore di non essere all'altezza del compito, quantitativamente e qualitativamente, sono evidenti".

La lettera all'organo di autogoverno dei magistrati è datata 26 aprile, stesso giorno in cui il Gip ha rigettato il sequestro d'urgenza di 1,8 miliardi di euro a carico di Nomura e degli ex vertici di Mps. I pm titolari dell'inchiesta (Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso) lunedì hanno presentato ricorso al Riesame per riunire in un disegno unico i puntini del provvedimento d'urgenza scollegati, a loro avviso, dal Gip. Dal 26 aprile il clima in procura è a dir poco teso.

Quando martedì Bellini ha convocato pochi giornalisti nel suo ufficio per spiegare "l'incomprensione", il suo telefono è squillato due volte. Prima lo ha chiamato Benini, irritato; poi il presidente della Corte di Appello di Firenze, Fabio Massimo Drago, in cerca di spiegazioni.

Bellini ha spiegato: per 13 anni si è occupato di civile, fino a "due anni fa quando il Presidente ha ritenuto di assegnarmi all'ufficio Gip e ho dovuto imparare la materia, aggiornarmi". Ma, ha garantito: "Non ho mai detto di non sentirmi all'altezza né chiesto di essere sollevato dalle indagine su Mps".

La preoccupazione principale espressa da Benini è legata comunque all'organico della in vista del giudizio immediato per Baldassarri e, soprattutto, per gli atti successivi, quando sarà necessario un giudice che non abbia avuto un ruolo nel caso Mps. "L'ormai prossimo processo vedrebbe un collegio formato dal sottoscritto, da un mot (magistrato ordinario in tirocinio, ndr) e da un magistrato abitualmente addetto al settore civile. Con buona pace dell'esigenza di specializzazione", scrive Benini.

Intanto le indagini proseguono. Ieri Natalini ha perquisito la sede della finanziaria Smi a San Marino: è la prima volta che una Procura italiana entra negli uffici Smi, nonostante sia stata già oggetto di diverse indagini penali a Roma e a Forlì. A riprova che l'inchiesta, come sottolineato da Benini, ha bisogno di totale dedizione da parte dei pm, oggi invece costretti a dividersi con l'ordinario.

Nei giorni del sequestro a Nomura, per dire, hanno avuto udienza su un confine di proprietà agricole e su una lite per poche centinaia di euro non pagate. Un magistrato in più per l'ordinario servirebbe. E un altro da "destinare all'ufficio gip".

 

TRIBUNALE DI SIENA GIANLUCA BALDASSARRI IN PROCURA A SIENA mussari vigni ANTONIO VIGNI GIUSEPPE MUSSARI FOTO ANSAPROCURA DI SIENA

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