1- MUOIA FINMECCANICA CON TUTTI I FILISTEI! LE BOMBE DI BOBO SU PIERFURBY E BERSANI 2- MARONI: “ADESSO SEMBRA CHE ORSI LO ABBIA DESIGNATO IO. NOI ERAVAMO D'ACCORDO, CERTO: ERA UN ESPONENTE DEL NOSTRO TERRITORIO CHE ANDAVA ALLA TESTA DI UNA MULTINAZIONALE. MA NON DIMENTICHIAMO CHE LUI È SEMPRE STATO ASSAI PIÙ VICINO A CASINI E ALL'UDC. PER TACER DI BERSANI, PIACENTINO COME LUI E SUO BUON AMICO” 3- BOSSI RINCARA LA DOSE: “ERA TUTTO PREPARATO. BASTA VEDERE. TRE PROCURE INSIEME, NON SI ERA MAI VISTO. NAPOLI, REGGIO CALABRIA, MILANO SI METTONO INSIEME PER VEDERE LE COSE DENTRO LA LEGA. FIGURATI UN PO'…. QUALCOSA NON QUADRA... OPPURE È UN PAESE DI MERDA. PAESE IN CUI A REGGIO CALABRIA AVANZANO IL TEMPO DI PENSARE ALLE BEGHE DELLA LEGA, CON TUTTA LA MAFIA CHE HANNO. QUESTA ROBA PUZZA…”

Marco Cremonesi per il Corriere della Sera

Il Carroccio si ribella: «Il coinvolgimento della Lega nell'affaire Finmeccanica, semplicemente, non esiste. Anzi, io non credo proprio che esista un affaire Finmeccanica». Parola di Roberto Maroni.

Mentre Umberto Bossi torna alle inchieste sull'ex tesoriere Francesco Belsito e ribadisce la sua convinzione: «Era tutto preparato. Dite di no? Mah... Basta vedere. Tre procure insieme, non si era mai visto. Napoli, Reggio Calabria, Milano si mettono insieme per vedere le cose dentro la Lega. Figurati un po'». Il presidente padano si scalda: «Evidentemente qualcosa non quadra... oppure è un Paese di merda. Paese in cui a Reggio Calabria avanzano il tempo di pensare alle beghe della Lega, con tutta la mafia che hanno. Questa roba puzza...».

Roberto Maroni, ieri mattina, leggendo i giornali ha fatto un balzo sulla sedia. Tutti i giornali parlano di «tangenti alla Lega» in relazione alla vicenda Finmeccanica. Lui, il neo triumviro, in più di un'occasione aveva detto di «non credere ai complotti». Semmai, il problema era ed è la stampa: «Qui abbiamo un tizio (l'ex responsabile della comunicazione di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, ndr) che sostiene di aver sentito dire che è stata pagata una tangente per i partiti. "Anche per la Lega?" gli chiedono, e lui conferma. Per i giornali, diventa la tangente della Lega. Ma perché?».

Di più. In mattinata, raccontano gli amici dell'ex ministro dell'Interno, Maroni era anche indignato per i tentativi di tirare il suo nome in vicende tutte da verificare: «Adesso - avrebbe confidato - sembra che Orsi lo abbia designato io. Noi eravamo d'accordo, certo: era un esponente del nostro territorio che andava alla testa di una multinazionale. Ma non dimentichiamo che lui è sempre stato assai più vicino a Casini e all'Udc. Per tacer di Bersani, piacentino come lui e suo buon amico».

Inoltre, Orsi era «all'interno di una terna, tutta interna al gruppo, da cui poi è stato scelto dal ministro all'Economia». Maroni, a sentire chi gli è vicino, resta in ogni caso assolutamente «convinto dell'estraneità di Orsi a quanto gli viene contestato. Tutto è basato su quanto afferma uno che proprio da Orsi è stato cacciato».

Eppure, quel che fa storcere il naso all'ex ministro - che ieri avrebbe sentito per telefono lo stesso Orsi - è il tentativo di accostarlo a vicende in cui non c'entra: «Dicono che le nostre famiglie si frequentano - avrebbe detto -, alludono a chi sa quali relazioni. La verità è che io Orsi non l'ho mai incontrato neppure al ristorante, ma soltanto in occasioni aziendali».

Peraltro, come ha ricordato ieri sera a Como Umberto Bossi, chi nella Lega si occupava di nomine e designazioni era Roberto Giorgetti, il segretario uscente della Lega lombarda. Uomo, secondo Bossi, lontanissimo da «tangenti e cose del genere. Io non penso proprio che ci siano state tangenti. Lì, di solito, lavorava Giorgetti, che è un pretino. Di lui sono ultrasicuro. Se gli avessero dato delle tangenti, lui gliele riportava indietro». Un riferimento al rifiuto di denaro offerto a suo tempo dal patron della Banca popolare di Lodi Gianpiero Fiorani. Il nome di Giorgetti già nel luglio scorso era apparso sulla stampa quale referente del Carroccio nelle designazioni in Finmeccanica.

E intanto, Umberto Bossi sta meditando qualcosa. Un ritorno all'indipendentismo, sia pure in forma diversa dalla secessione lanciata nel 1996. A chi gli chiedeva delle politiche 2013 («Non si è mai votato ad ottobre, però vediamo, non dico niente in questo momento...») ha risposto duro: «Per la lega è stato un errore andare a Roma». E poi, con convinzione: «Spero sempre che nessuno vada più a fare il deputato a Roma, compreso me».

E dunque, quel che Bossi annuncia è «la guerra, la battaglia per la libertà del Nord che, dopo tanti anni di Italia e di Roma, ne ha piene le scatole e vuole l'indipendenza».
È assai probabile che di questi argomenti Bossi parlerà il Primo maggio, data per la quale è stato fissato un «Lega unita day» a Zanica, nella Bergamasca.

Bossi all'evento ha accennato ieri: «La Lega aveva un grosso difetto, si era divisa: mai dividersi in battaglia perché lo Stato si infila dentro». E, appunto, c'è chi è pronto a scommettere che il discorso di Bossi riguarderà l'indipendenza, rilanciata anche dalla Padania oggi in edicola. Resta da capire quanto il capo in pectore Roberto Maroni possa apprezzare un programma neo secessionista.

 

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