IERI UN MITO, OGGI UN MITOMANE - NAPOLI CHE NON LO SOPPORTA PIU’, MEZZA GIUNTA E’ INDAGATA MA NON SI DIMETTE, E DE MAGISTRIS SI RICANDIDA

Conchita Sannino per La Repubblica

Un Palazzo scosso da veleni interni e da una raffica di inchieste giudiziarie. Una pattuglia di assessori sotto attacco per casi imbarazzanti di favori o parentopoli, e l'incubo del Forum universale delle Culture che, dopo aver bruciato in passato persino l'entusiasmo di Roberto Vecchioni, deve debuttare tra un mese ma ad oggi non dispone né di un sito on line, né di un programma. Eppure lui, l'alfiere della fu rivoluzione arancione Luigi De Magistris, preferisce guardare (molto) oltre e pianificare, con netto anticipo, la più sedentaria delle missioni: rimanere a Palazzo anche dal 2016 al 2021, per il secondo mandato.

"Sì, mi intriga l'idea di ricandidarmi", annuncia, tre anni prima, il sindaco di una Napoli meno svuotata dal ferragosto, e in cui perfino il suo fiore all'occhiello, il cosiddetto "lungomare liberato", appare invaso da disordine e caos, preda di mille neon, di tavolini in plastica piazzati a dozzine tra asfalto ed erba (residua) delle aiuole, e venditori abusivi di ogni provenienza a ridosso delle decantate piste ciclabili. Una città che in parte gli ha già voltato le spalle dopo aver riposto speranze di radicale cambiamento nell'ex pm di punta che aveva chiuso la porta ai partiti e cavalcato il primo vento del grillismo.

Esternazioni, le sue, che sembrano l'ennesimo segno di un profondo isolamento. Il tentativo di rilanciare a dispetto di una progressiva perdita di compattezza amministrativa e di slancio politico. Un indebolimento su cui sono arrivate, come colpi di maglio, le inchieste che affondano nel cuore di Palazzo San Giacomo, spingendo il sindaco a uno scatto di nervi che è anche mezza nemesi per l'ex toga d'assalto: "Non mi faccio condizionare né dalla camorra, né dalla magistratura".

Finiscono indagati De Magistris (per la penosa situazione delle buche nelle strade), suo fratello Claudio (singolare sindaco-ombra, a titolo gratuito ospite del Palazzo), il fedelissimo capo di gabinetto Attilio Auricchio per la vicenda degli appalti di Coppa America, e ancora il vice Tommaso Sodano e l'assessore Pina Tommasielli per distinte vicende di presunti abusi.

E ora l'intenzione di andare al bis del mandato, confidata al Mattino, provoca sarcasmo anche nel centrosinistra. Esattamente come l'altra notizia: De Magistris ha deciso di "perdonare" - dice proprio così - e quindi di lasciare accanto a sé gli assessori Tommasielli e Sodano, che in giunta si ritenevano da mesi in bilico. La Tommasielli si sarebbe adoperata per annullare una serie di multe per 700 euro che gravavano su sua sorella e suo cognato;

Sodano, per aver affidato una consulenza sospetta ad una docente dell'università di Bergamo. Ma il sindaco non fa in tempo a "salvare" due colleghi che un altro dei suoi amministratori, l'assessore al Personale Franco Moxedano, a capo di una macchina comunale tra le più farraginose e pesanti d'Italia con quasi 9mila dipendenti, finisce al centro di accese polemiche per aver firmato con un blitz di ferragosto 28 nuove promozioni, tra le quali, quella di un cognato elevato al grado di dirigente. Persino alcuni consiglieri comunali solidali con De Magistris hanno deciso di uscire dalla maggioranza.

Un quadro che suscita giudizi severi: nell'opposizione dove siedono Pd e Sel insieme al Pdl, e tra esponenti dell'Idv, che sono ormai ai ferri corti con l'ex pm che fu vicino a Di Pietro. "Le esternazioni del sindaco appaiono ridicole, pensi a governare meglio", tuona il deputato Pd nonché segretario regionale Enzo Amendola. Per il senatore napoletano di Sel, Peppe De Cristofaro, "la ricandidatura di De Magistris è surreale. Così come la categoria del "perdono" agli assessori".

Commenti duri anche da parte dei gruppi che furono vicini a De Magistris ai tempi della bandana vincente. Era il primo giugno 2011: due anni e due mesi dopo, un'amministrazione gravata anche da un'eredità pesante e dai troppi tagli, deve aderire al decreto pre-dissesto che comporterà tasse elevate per i cittadini. La luna di miele lascia il posto a una delusione trasversale.

In mezzo, ci sono state: le defenestrazioni dei suoi uomini, una decina tra consulenti, dirigenti o superassessori, come Raphael Rossi o l'ex pm Giuseppe Narducci; le furibonde polemiche sulle Ztl, prima imposte dal sindaco senza dialogo con il territorio, poi in parte ritirate; le promesse di un nuovo stadio per Napoli, poi archiviate; le illusioni sulla differenziata al 70 per cento, ma è inchiodata sotto il 30. Né sono servite due edizioni di Coppa America. Ora tocca al Forum delle culture: l'ennesimo evento, ancora avvolto nella nebbia.

 

 

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