VEDI BELLA NAPOLI E POI MUORI - ANCORA SCOTTATO DALLA NOMINA DI MONTI (CHE NON VANTAVA NESSUN TITOLO MA OCCORREVA DARGLI UN PESO POLITICO PER GUIDARE IL GOVERNO), NAPOLITANO RINUNCIA A NOMINARE NUOVI SENATORI A VITA DOPO LA SCOMPARSA DI PININFARINA E LEVI MONTALCINI - SCALFARI, PANNELLA, UMBERTO ECO E GIANNI LETTA POSSONO ASPETTARE….

Mario Calabresi per "la Stampa"

Le elezioni politiche sono vicinissime, così la fine del suo mandato, e per questo il Presidente della Repubblica ha deciso di non procedere alla nomina dei due senatori a vita che mancano dopo la scomparsa di Pininfarina e Levi Montalcini. Una scelta, spiega Napolitano a La Stampa, tesa anche a evitare ogni possibile polemica sulla composizione del prossimo Senato, in un momento in cui tutti gli occhi sono puntati proprio su Palazzo Madama dove potrebbe decidersi la maggioranza che darà vita al nuovo governo.

Da giorni, soprattutto dopo i funerali di Rita Levi Montalcini, si moltiplicano le sollecitazioni al Capo dello Stato affinché indichi nuovi senatori a vita. Anche i nomi suggeriti non mancano, e la lista si aggiorna ogni mattina. L'ultimo, lanciato proprio ieri da Giuliano Ferrara, è quello del fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, di cui il direttore del Foglio addirittura anticipa «l'imminente nomina».

Giorgio Napolitano è al Quirinale e quando al telefono gli chiediamo se allora i tempi siano maturi per nuove nomine, risponde di no con estrema nettezza. Ma non senza una necessaria premessa: «La Costituzione prevede la possibilità e la facoltà di nominare un numero massimo di cinque senatori a vita, e ci sono state molte dispute sul significato da dare a questa espressione. Qualcuno l'ha interpretata come la possibilità che ogni presidente ne potesse indicare cinque, e così facendo ci sono stati momenti in cui è lievitato il numero dei partecipanti all'Assemblea. L'interpretazione da tempo riconosciuta come corretta è una sola: i senatori a vita possono essere cinque in tutto».

Oggi però, dopo la scomparsa il 30 dicembre di Rita Levi Montalcini e lo scorso luglio di Sergio Pininfarina, ne sono rimasti soltanto tre: Giulio Andreotti, Emilio Colombo e Mario Monti. A questi si aggiunge Carlo Azeglio Ciampi che però ha un posto di diritto a Palazzo Madama in quanto ex capo dello Stato.

Sono così vacanti, anche nell'interpretazione più restrittiva, due posti e questo spiega il fiorire di sollecitazioni, che vanno da Marco Pannella a Margherita Hack, da Claudio Abbado a Carla Fracci, da Umberto Eco a Umberto Veronesi, fino a Gianni Letta, Giuseppe De Rita o Elio Toaff. Ecco, tra questi, non mancherebbero i nomi per indicare due «cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario» come prevede l'articolo 59 della Costituzione.

«Certo ci sono due seggi vacanti e io - afferma il Presidente della Repubblica sono un convinto sostenitore di questo istituto: l'ho sempre difeso dagli attacchi e dalle polemiche. Ma in questa fase, a così breve distanza dalla conclusione del mio mandato, non intendo utilizzare questa facoltà e ritengo invece più opportuno trasmettere al mio successore ogni valutazione e decisione».

Giorgio Napolitano parla con grande calma e si capisce che non ama essere tirato per la giacca, specie in momenti delicati come questo, tanto che ci tiene a spiegare che «non si può dimenticare come quella prevista dalla Costituzione sia una facoltà e non certo un obbligo».

La sua ultima nomina è stata e rimarrà quindi quella di Mario Monti, nominato senatore a vita del novembre del 2011 quando la scadenza del suo mandato era ancora lontana e il Presidente era «nel pieno svolgimento» delle sue funzioni.

Oggi la situazione è diversa, tra poco più di un mese si terranno le elezioni e Napolitano sottolinea di «non poter esercitare con la dovuta ponderazione e serenità questa prerogativa a così breve distanza dalla fine del settennato». Evidentemente il riferimento alla ponderazione e al necessario distacco ha a che fare con il clima pre-elettorale, dove ogni sua scelta potrebbe essere letta come un'ingerenza.

Oggi non si sa quali equilibri ci saranno nel nuovo Parlamento e con l'attuale legge elettorale l'esito che appare più incerto è proprio quello del Senato. Su Palazzo Madama si gioca la battaglia tra gli schieramenti, per condizionare la formazione della prossima maggioranza di governo, e il Presidente vuole assolutamente evitare ogni polemica. Immaginate se una scelta fatta oggi finisse per poter essere letta come determinante solo tra poche settimane. Così cautela e serenità sono messe al primo posto e a dettare i passi del Quirinale è «l'opportunità» di un simile passo.

Ma in questi giorni - insisto - le pressioni e i suggerimenti sono molti, perché lasciar cadere questi nomi e questa possibilità? «Mi arrivano sollecitazioni e stimoli che riguardano persone degnissime, ma - conclude Giorgio Napolitano - sono convinto che se sono meritevoli di attenzione da parte mia lo saranno anche da parte del mio successore».

 

 

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