luigi di maio giuseppe conte matteo salvini

NEL LUNGO PERIODO SIAMO TUTTI MORTI. MA PURE NEL BREVE… - DE BORTOLI E UNA ROAD MAP DA BRIVIDI PER LE FINANZE PUBBLICHE: AD APRILE BISOGNEREBBE CONSEGNARE A BRUXELLES IL DEF, IL DOCUMENTO CHE ANTICIPA LA FINANZIARIA. CHE SUCCEDERÀ CON I 23 MILIARDI DI CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA? A OGGI, COL PIL IN FRENATA, IL RAPPORTO COL DEFICIT È GIÀ OLTRE IL 3%. E LO SPREAD…

 

Ferruccio de Bortoli per ''L'Economia - Corriere della Sera''

 

Si può vivere alla giornata. Tirare a campare. «Sempre meglio che tirare le cuoia», ribatteva caustico Giulio Andreotti a chi lo rimproverava per la lentezza delle sue scelte. Memorie del secolo scorso. Le aste dei Bot vanno meglio. Quella degli annuali, qualche giorno fa, ha spuntato rendimenti in discesa allo 0,181 per cento. E richieste doppie rispetto all' offerta. Com' era avvenuto, poco prima, con il collocamento dei Btp trentennali. Cinque volte il quantitativo messo in asta.

 

Ma a un tasso di poco sotto il 4 per cento.

conte tria moavero 1

Un' analoga emissione, un anno fa, con uno spread dimezzato, sarebbe costata 1,3 miliardi in meno. Il fastidioso differenziale nei rendimenti fra i nostri titoli pubblici e quelli tedeschi - per molti un orpello insopportabile, poco significativo - è un veleno a lento rilascio. Una talpa invisibile che scava nei sotterranei dell' economia. Può accadere che qualche volta si fermi. Anche a causa delle tattiche a breve degli investitori. Ma la direzione non cambia.

 

Fra meno di due mesi, il governo dovrà scrivere il nuovo Def, ovvero il documento di Economia e Finanza. Ma non è escluso che l' appuntamento del 10 aprile per la presentazione alle Camere - come si sussurra sottovoce in questi giorni - venga spostato più avanti. Magari dopo le elezioni. Il Def è previsto dalla legge di contabilità 196 del 2009. Ma entro il 30 aprile va consegnato a Bruxelles il programma di stabilità. Non si può dire che, nelle precedenti edizioni, il Def sia sempre stato un esercizio realistico, con previsioni millimetriche.

 

 

Tutt' altro. Spesso si è trasformato in un quaderno di buone volontà programmatiche. Subito smentite nei mesi successivi. Ma il prossimo sarà il primo atto ufficiale di avvicinamento alla legge di Bilancio del 2020 sulla quale sono state scaricate clausole di salvaguardia, ovvero ipotetici aumenti dell' Iva, per 23 miliardi e 72 milioni (28 miliardi e 753 milioni l' anno successivo).

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

E qualche verità andrà pur detta. Anche perché sarà estremamente difficile - a meno di rivolgimenti rivoluzionari nell' assetto europeo post elezioni - disinnescare quelle clausole aumentando il deficit. Come si è fatto finora. E poi c' è la congiuntura internazionale che non impatta per ora sull' andamento dei disavanzo strutturale (cioè al netto delle oscillazioni del ciclo economico), quello a cui guarda l' Unione europea. Ma tutto dipenderà dalle scelte della legge di Bilancio del prossimo anno, legge che sconterà appieno gli effetti, da molti ritenuti sottostimati, di quota 100 e del reddito di cittadinanza. È l' inesorabile logica dei «numerini» che non si piegano alle esigenze della propaganda in campagna elettorale.

 

L' ultimo rapporto Ref, a cura di Fedele De Novellis, Valentina Ferraris e Marina Barbini, valuta in netto peggioramento le previsioni sul commercio mondiale. Dunque, non è escluso che il rallentamento nell' export peggiori ancor di più le stime sull' andamento del Pil, il Prodotto interno lordo, italiano nel 2019. Per Ref la crescita è ormai azzerata. La recessione è nei fatti.

 

mario baldassarri

Anche Moody' s ha abbassato drasticamente le proprie stime sull' Italia paventando un serio rischio di instabilità politica. L' economista Mario Baldassarri, presidente del Centro Studi Economia Reale, ha inviato nei giorni scorsi un' interessante nota alla Commissione Lavoro del Senato. Gliel' ha chiesta, stupendo l' interessato, la presidente Nunzia Catalfo dei Cinque Stelle. Un po' di preoccupazione serpeggia, al di là dei toni ufficiali, anche nelle fila della maggioranza.

 

Il ragionamento di Baldassari prende le mosse dall' ultimo rapporto sulla congiuntura italiana di Economia Reale. La crescita si attesta allo 0,4 per cento. Senza l' ultima manovra saremmo a 0,5. A dimostrazione di una legge di Bilancio tendenzialmente recessiva. Uno spread medio intorno ai 250 punti. Se va bene, il deficit 2019 è già al 2,5-2,6 per cento.

 

Il rapporto tra debito e Pil in aumento, non in diminuzione.

E per il 2020 e 2021 sono stati calcolati gli aumenti dell' Iva.

Se si dovessero disinnescare, come si è sempre fatto, e ammesso che Bruxelles lo consenta con un maggiore deficit, saremmo già oltre il 3 per cento. E il debito ancora più su.

 

padoan

«Se la Commissione europea chiudesse un occhio prima delle elezioni - sostiene Baldassarri - se le agenzie di rating non dicessero niente e mantenessero i loro giudizi, se i mercati finanziari in qualche modo si barcamenassero con uno spread comunque sotto i 350 punti, a maggio ci si potrebbe anche arrivare». A maggio! Vuol dire che Baldassarri non esclude il rischio di una crisi finanziaria già prima delle elezioni.

 

Le clausole di salvaguardia, ovvero una sorta di gigantesco «pagherò» su spese già fatte, sono ormai un macigno insostenibile. Nel suo libro Il sentiero stretto .. e oltre (Il Mulino), rispondendo alle domande di Dino Pesole, l' ex ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan rivela che se fosse dipeso da lui l' Iva l' avrebbe aumentata. Avrebbe colpito di più i beni importati. E favorito le esportazioni, dunque le imprese. Ma è anche vero che è una tassa regressiva. E pesa sui più deboli. «Se avessimo deciso di aumentare l' Iva - sostiene l' ex ministro ora parlamentare pd - avremmo avuto 19 miliardi a disposizione da utilizzare per altri interventi. La priorità di Renzi era tagliare le tasse. Un po' per le imprese e un po' per le famiglie».

 

Il dilemma si proporrà, in forma ormai ipertrofica, nelle scelte del prossimo Def. Il successore di Padoan Giovanni Tria ha lasciato intendere, più volte, di non essere contrario a un aumento selettivo dell' Iva. Il governo dovrà scegliere.

Baldassarri è convinto che con un po' di coraggio si potrebbe fare una spending review tra gli 80 e 100 miliardi, simile per ampiezza rispetto al Pil a quella di Giuliano Amato nel 1992.

 

TONINELLI DI MAIO SALVINI 19

Con un taglio secco alle cosiddette tax expenditures e ai trasferimenti a fondo perduto. L' unica via possibile per finanziare non in deficit reddito di cittadinanza e taglio delle tasse. Con un effetto positivo su crescita, occupazione e riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il Pil.

 

Se il prossimo Def lasciasse almeno intravvedere questo scenario, la percezione dei mercati sarebbe meno negativa. Ma se si nazionalizza, lo Stato si riprende le perdite dell' Alitalia, si fermano i cantieri, si va nella direzione opposta. E poi ci si aggrappa all' oro della Banca d' Italia che è a garanzia della moneta unica, vagheggiando acrobatiche e impossibili scorciatoie sovraniste.

Come vendersi l' argenteria di casa, peraltro impegnata, quando si ha l' acqua alla gola.

Ultimi Dagoreport

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)