NESSUNO TOCCHI ROSI MAURO! - LA FEMMINISTA CHIAROMONTE (PD) DIFENDE LA “MAMMA EBE” DELLA LEGA A SPADA TRATTA, FREGANDOSENE DELLA LINEA DI CONDANNA DEL SUO PARTITO: “GLI AVVERSARI POLITICI NON SI FANNO FUORI PER VIA GIUDIZIARIA” - “MOLTE SENATRICI MI HANNO DETTO: "HAI FATTO BENE". MA IN PUBBLICO HANNO PREFERITO STARE ZITTE” - “QUANDO FINI È FINITO IN UN'INCHIESTA GIUDIZIARIA IL PD LO HA DIFESO. E QUAL È LA DIFFERENZA TRA I DUE? LA VICE PRESIDENTE DEL SENATO È UNA DONNA, FINI È UN MASCHIO”…

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

Franca Chiaromonte non avrebbe bisogno di presentazioni, ma così si usa e così si fa: senatrice del Pd, femminista, figlia di un pezzo di storia del Pci (il padre, Gerardo, era tra i leader di quel partito), garantista da prima che andasse di moda o che facesse comodo, e, soprattutto, spirito libero della politica italiana.

Ebbene, Franchina (la chiamano con questo affettuoso diminutivo amiche e amici) l'altro ieri ha deciso, assieme a un'altra collega di Palazzo Madama, Luciana Sbarbati di difendere la vice presidente del Senato Rosi Mauro. Lo ha fatto nonostante la presa di posizione assunta dal suo partito (e questa per lei non è una novità). Lo ha fatto andando controcorrente rispetto al senso comune (e anche a quello di bottega) della politica italiana e al rassicurante giustizialismo di questi tempi. Ma nemmeno questa per lei è una novità.

Se le si chiede perché per l'ennesima volta abbia sentito l'esigenza di compiere una scelta in perfetta autonomia dal suo partito, Chiaromonte prima sorride e poi ride. E se le si fa presente che alcuni esponenti del Pd, ai quali non è piaciuta l'idea che lei chiedesse a Rosi Mauro di restare al suo posto quando il centrosinistra ne chiedeva le dimissioni, l'hanno criticata con una certa acrimonia per questa sua uscita, il sorriso si allarga e si riflette negli occhi.

Quindi la senatrice precisa e corregge: «Veramente lei è in errore: tutto il Pd era contro di me». All'ironia, Franca Chiaromonte, non ha mai saputo rinunciare. E men che meno all'autonomia. «Per me - spiega - non è mai stato un problema dire quello che penso. Tra l'altro dopo l'intervento di Luciana molte senatrici, del mio partito, ma anche di altre forze politiche, sono venute da me e mi hanno detto: "Hai fatto bene". Ma si sono congratulate riservatamente, in pubblico hanno preferito stare zitte e non dire niente».

Comunque la si pensi non si può dire che Chiaromonte non abbia avuto un bel coraggio: difendere una esponente della Lega nell'occhio del ciclone e nel mirino della magistratura. Ma per lei è la normalità: «Se Rosi Mauro avesse detto che voleva dimettersi, andava benissimo, ma lei ha detto di no, e non si possono pretendere le dimissioni per una persona che, tra l'altro, al momento non è nemmeno indagata. Eppoi io sono garantista da sempre, anche nei confronti di chi sventolava il cappio come i leghisti».

Sembra di capire, quando la si sente parlare di questa vicenda, che secondo la senatrice del Pd c'è stato un particolare accanimento nei confronti della vicepresidente del Senato perché è una donna. «Certo, e per di più una donna che combatte e che proprio per questo si vuole eliminare in quel modo. Ma gli avversari politici non si fanno fuori per via giudiziaria. Comunque l'accanimento nei confronti di Rosi Mauro è sotto gli occhi di tutti: quando si è trattato di Gianfranco Fini le cose non sono andate così. Quando il presidente della Camera è finito in un'inchiesta giudiziaria il centrosinistra lo ha difeso. E qual è la differenza tra i due? La vice presidente del Senato è una donna, Fini è un maschio, perciò due pesi e due misure come sempre».

A questo punto una domanda è d'obbligo: Rosi Mauro ha ringraziato Franca Chiaromonte per questa sua presa di posizione? «No, ma lei già sapeva come la pensassi. Quando è scoppiato il caso io e Luciana Sbarbati le abbiamo mandato una lettera riservata di solidarietà. Nel mirino era una donna e riceveva da parte dei mass media e della politica il solito trattamento: amanti, diamanti, storie equivoche... Non ce la faccio proprio ad accettare questo modo di fare molto maschile e molto italiano».

 

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