NIPOTINO O BURATTINO? LA SECONDA CHE HAI DETTO: I FILI DEL GOVERNO LI TIRA SEMPRE RE GIORGIO

Fabrizio d'Esposito per "Il Fatto Quotidiano"

Il Lord Protettore e il Caro Premier insieme per "sminare" l'Imponderabile. Ossia Giorgio Napolitano ed Enrico Letta contro Silvio Berlusconi. Tanto per cambiare. Non che sia un duello alla luce del sole. Anzi. Proprio l'uso del verbo "sminare", molto in voga tra Palazzo Chigi e il Quirinale, suggerisce prudenza, pazienza e tenacia, non contrapposizione ma pacificazione.

Il problema è che lunedì scorso, al culmine della conferenza stampa nel ritiro di Spineto, vicino a Siena, il premier ha usato quel termine, "imponderabile", in concomitanza della requisitoria di Ilda Boccassini a Milano e dopo il litigio con Angelino Alfano, vicepremier e segretario del Pdl, per "i fatti di Brescia".

Il fattore "I" è appunto il Cavaliere, nonostante le promesse e i proclami di non "fare un fallo di reazione" per i suoi guai giudiziari. Né Napolitano, il Lord Protettore di questo esecutivo, né Letta, il Caro Premier, caro per il Quirinale, si fidano di lui. E così è nata l'idea di "mettere in sicurezza" la legge elettorale con un maquillage del Porcellum, ribadito ieri dal ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, che prevede l'introduzione di una soglia per il premio di maggioranza (clausola di salvaguardia).

Il Pdl ha frenato da subito ma Quagliariello, benché berlusconiano, ha detto di voler andare avanti. Letta, Quagliariello, ma anche Saccomanni (Economia) e Cancellieri (Giustizia) sono i pilastri della "rete di protezione" che il Quirinale ha steso intorno al governo per metterlo al riparo dalle tensioni dei partiti.

Le telefonate del capo dello Stato sarebbero continue per "monitorare " e poi "valutare" la situazione. E sarebbe stato un lungo colloquio tra Napolitano e Quagliariello, ex saggio durante il calvario del preincarico a Bersani, il viatico dell'attuale strategia.Enrico Letta, ovviamente, resta il canale principale delle "osservazioni" del Colle.

Gli uomini vicini al premier lo ammettono senza difficoltà: "Questo è un governo fiduciario, nato per volontà di Napolitano, che è il nostro primo interlocutore. È normale che i contatti tra premier e presidente siano frequenti e intensi". Che poi i due si siano sentiti durante il finesettimana dei ministri in ritiro a Spineto non è certo. Le versioni, in merito, sono discordanti.

Da Palazzo Chigi non lo escludono, mentre dal Quirinale pare di capire che Napolitano aspetti ancora un resoconto completo della due giorni in Val d'Orcia. In ogni caso lo schema è lo stesso già seguito con Monti: un governo del presidente. Con una differenza. Il rapporto tra Napolitano ed Enrico Letta è molto più solido e collaudato di quello che il capo dello Stato ha avuto con il Professore. Anche e soprattutto dal punto di vista umano, simboleggiato dall'insolito abbraccio tra i due, come tra padre e figlio, quando nacque il governo.

Letta è stato il democrat prediletto di Re Giorgio sin dalla formazione dell'esecutivo dei tecnici. Nel Pd, l'attuale premier veniva indicato sic et simpliciter come "l'ambasciatore del Colle", cui consegnare e affidare "perplessità, rimostranze, speranze". I due, pur provenendo da storie politiche diverse, hanno una fede incrollabile nel "riformismo parlamentare" (tra l'altro molto in auge nel ritiro di Spineto) e nel "dialogo bipartisan".

Senza dimenticare che tra le telefonate frequenti del Colle ci sono anche quelle a Gianni Letta, zio di Enrico e plenipotenziario berlusconiano. Un triangolo politico-familiare che adesso si trova ad affrontare la prova del fuoco della "guerra dei vent'anni" contro il Cavaliere.

Per questo motivo a "Enrico" il capo dello Stato ha dato finanche un consiglio di carattere: non temere di mostrarsi più deciso e, se occorre, più duro. È accaduto quando Berlusconi mandò il suo primo ultimatum al governo, sulla questione dell'Imu. Il premier rimase zittò e si rifugiò al Quirinale.

Stavolta, dopo Brescia, lo stile di Letta è cambiato. Sabato scorso, al Quirinale, il comizio di Brescia non è stato commentato con particolare preoccupazione, a dire il vero. Per la serie: ci aspettavamo di peggio. La parte del poliziotto cattivo è toccata così, per la prima volta, al giovane Enrico. Ma la tregua raggiunta con il "codice di comportamento" sulla campagna elettorale ha un tempo esiguo.

Tra un mese arriverà la sentenza Ruby e ci sarà da ballare di nuovo. Nel frattempo, il premier parteciperà a importanti vertici europei, oggetto degli incontri di ieri a Palazzo Chigi con Prodi, Monti e Vincenzo Visco. Al Quirinale, per il momento, l'allarme non è ancora rosso. E qualora dovesse scattare, Letta sa già che il giorno delle sue eventuali dimissioni, potrebbero esserci anche quelle più clamorose del Lord Protettore. Simul stabunt, simul cadent.

 

napolitano ed enrico lettaENRICO LETTA E GIORGIO NAPOLITANONapolitano - BerlusconiENRICO CON LO ZIO GIANNI LETTAQuagliariello mario monti e romano prodi MONTI E PRODI A REGGIO EMILIA monti berlusconi prodi

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...