NON CIPRO-VATE: LE BANCHE RIAPRONO MA I SOLDI RESTANO DOVE SONO

1 - CIPRO, IL PRESIDENTE ANASTASIADES: «NON USCIREMO DALL'EURO»
Da "Sole24ore.com"

Cipro non ha nessuna intenzione di staccarsi dall'unione monetaria, e la situazione nell'isola, nel secondo giorno di riapertura delle banche dopo l'approvazione del piano di salvataggio, appare «contenuta». Lo ha affermato il presidente cipriota, Nicos Anastasiades durante una conferenza. «Non abbiamo intenzione di lasciare l'euro», ha dichiarato Anastasiades, «non faremo alcun esperimento con il futuro del nostro Paese».

Secondo giorno di apertura, questa volta dalle 8.30 alle 13, per le banche cipriote, dopo la serrata di oltre una settimana decisa per evitare fughe di capitali durante la difficile trattativa per il salvataggio di Nicosia.

Come ieri, non si stanno registrando tensioni agli sportelli degli istituti di credito, con piccole file di clienti che attendono tranquilli di ritirare i loro liquidi, con un prelievo massimo quotidiano fissato dalle autorità a 300 euro al giorno per evitare una corsa dei correntisti a svuotare i depositi, dopo il prelievo forzoso imposto sui conti superiori ai 100 mila euro, che avrebbe messo le banche in ginocchio.

2 - BANCHE RIAPERTE A CIPRO CODE, MA NIENTE CAOS
Luigi Offeddu per il "Corriere della Sera"

Non c'è stata l'ondata di panico che tutti temevano. Ma l'incertezza sì, e sempre più grande. Ieri le banche di Cipro, quasi tutte, hanno riaperto dopo quasi due settimane di chiusura. Ma i depositi dei loro clienti - in tutto 68 miliardi di euro - sono stati congelati: prelievi in contanti limitati a 300 euro al giorno; assegni, bloccati; vietati i trasferimenti di valuta all'estero per via digitale, annunci di severi controlli all'aeroporto perché d'ora in poi nessuno potrà uscire dal Paese con più mille euro in tasca, o in valigia.

È la prima volta che misure simili vengono prese in uno Stato dell'Eurozona: costituiscono un'eccezione al principio del libero movimento dei capitali, ha ammesso la Commissione Europea, e perciò «devono essere interpretate assai strettamente, e non essere
discriminatorie ma adeguate, proporzionate e applicate per il tempo più breve possibile».

La stangata è stata accolta con apparente ragionevolezza, o rassegnazione: code limitate agli sportelli, niente proteste di piazza; così anche le Borse d'Europa non si sono agitate più di tanto, e anche l'euro ha «tenuto». A Nicosia si voleva e si vuole naturalmente evitare la fuga di capitali, dopo i prelievi forzosi imposti dall'Eurozona sui depositi bancari al di sopra dei 100 mila euro. Questo rigore durerà circa un mese, annuncia il governo.

Ma solo l'altro ieri, era stato annunciato che sarebbe durato una settimana o due al massimo. E poi già 2,7 miliardi, secondo varie fonti, sarebbero stati trasferiti all'estero solo dall'inizio dell'anno: o forse 5 miliardi, secondo altre fonti meno impastoiate dall'ufficialità. Poiché niente, come appunto l'incertezza, può minare la stabilità e la pace sociale di un Paese.

Intanto la Banca centrale europea ha ricominciato a inviare a Nicosia la liquidità d'emergenza, che era stata interrotta: 5 miliardi in poche ore sono arrivati da Francoforte.
La Laiki, seconda banca del Paese ieri rimasta ancora chiusa, sarà smantellata, e i suoi depositi trasferiti alla Bank of Cyprus (che dovrebbe riaprire oggi). I suoi depositi oltre i 100 mila euro potrebbero subire prelievi fino all'80% del loro valore.

Per ora, si procede a vista. La giornata di ieri si è aperta con guardie armate e qualche mezzo blindato intorno alle banche. E con quell'avviso del governo, appiccicato ai vetri delle agenzie. La lista, ad uso dei correntisti, delle cose proibite, e delle poche consentite.

Nell'ordine: prelievi in contanti, massimo 300 euro al giorno; transazioni con carte di credito, tetto di 5000 euro al mese; assegni, tutti bloccati a meno che non siano stati rilasciati da banche straniere. Trasferimenti di denaro non in contanti: proibiti. Sono ancora ammessi i pagamenti per transazioni commerciali al di sotto dei 5 mila euro.

Diversamente, dai 5001 ai 200 mila euro, è necessaria l'autorizzazione della banca centrale; i pagamenti degli stipendi di un'azienda, anche sopra un totale di 200 mila euro, avranno il via libera purché supportati da carte e timbri. Mentre una famiglia che abbia un figlio studente all'estero potrà inviargli un massimo di 5000 euro al trimestre: in tempi di crisi, anche i presunti «bamboccioni» devono sacrificarsi.

 

 

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