NON DEMOLITE LA CASA (SULL’ALBERO) DI DELL’UTRI!

1. QUELLA CASA ARBOREA
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Si fa peccato, si fa reato nel pensare che la demolizione della casa sugli alberi nel parco della ex villa di Dell'Utri sul lago di Como, abbattimento decretato dal tribunale per abuso edilizio e alterazione del paesaggio, è un provvedimento eccessivo che assomiglia a uno scempio? La legge è legge, certo; né si tratta di una capannina per il birdwatching, disponendo la costruzione di legno di due piani con una specie di torretta.

Ma almeno in foto sembra bellissima, e l'architettura fiabesca viola l'ambiente quanto può farlo una visione sospesa nel tempo. Spesi la bellezza di 22 mila euri di avvocati, per il suo arboreo capriccio Dell'Utri si è pure beccato nove mesi di condanna, e a caro prezzo ha ormai venduto la villa a Berlusconi. Ma guardando la tree-house nel bosco ci si sorprende a sognarla nazionalizzata, bene pubblico per la felicità di tutti.

2. L'ASSESSORE AL TARTUFO
Massimo Gramellini per "La Stampa"

A furia di rinfacciare al Pd il suo tormentato conservatorismo, ci eravamo dimenticati che in Italia esiste una nomenclatura incollata alle poltrone senza sensi di colpa: il centrodestra. Per Lega e Pdl lo tsunami di Grillo è una brezza: non li spaventa, non li riguarda.

Il parallelo fra la nuova giunta lombarda e quella laziale è illuminante. In Lazio il democratico Zingaretti ha scelto solo assessori esterni, sei donne su dieci, pescate dall'università, dall'impresa e persino (Lidia Ravera) dai bestseller. Invece Maroni ha infarcito il Pirellone di notabili di partito, con l'eccezione di un canoista, benché da quelle parti il ceto politico non abbia dato ultimamente il meglio di sé. E il suo vicino di macroregione Cota? Ha rimpolpato il governo piemontese con due trombati alle elezioni e un ineleggibile, oltre a essersi inventato un assessore con delega al tartufo.

Possibile che la campana della rottamazione agiti i sonni dei democratici e lasci indifferenti i loro avversari? Qualcuno tira in ballo la differenza fra gli elettorati. Quello di sinistra, più critico e informato, quindi più deluso dalla sua classe dirigente. Quello di destra, più attratto dal carisma dei leader, quindi meno sensibile all'esigenza di cambiare le facce di contorno. Io sospetto invece che gli elettori dei due schieramenti siano esasperati allo stesso modo.

Sono i politici del centrodestra a non averlo capito. Convinti di venire sgominati alle elezioni, hanno scambiato la propria sopravvivenza per una vittoria. Tanto da essersi già scordati di avere lasciato per strada 6 milioni di voti, che con un Renzi in campo sarebbero stati molti di più.

3. LECCA LECCA: LA GUERRA DI SAN PIERO E QUELLA DELLA VOLPE
Da "Il Fatto Quotidiano"

"A Piero Grasso non piacciono le interviste fatte in fretta". Inizia così sull'Unità, noto quotidiano indipendente, una dura stroncatura del neopresidente del Senato da parte di un giornalista Rai dalla schiena dritta, Santo Della Volpe, che prosegue implacabile: "Mi colpì molto quando due anni fa mi ricordò ‘lo spirito di servizio' che deve avere il magistrato". Non solo: Egli è alieno a "qualsiasi speculazione di protagonismo".

C'è, è vero, la sua presa di distanze dai processi ai politici collusi, Andreotti in primis, quando prese il posto di Caselli a Palermo, ma non fu un "arretramento", anzi: "era ed è l'insegnamento di Falcone e Borsellino". Poi ce la mise tutta per indagare su Schifani, ma nonostante l'abnegazione non si "riuscirono a trovare le prove", checché ne dicano le "agenzie del risentimento" che fanno capo a chi? Ma a Travaglio, naturalmente.

Poi però, appena Grasso lasciò la Procura, furono riaperte le indagini su Schifani. Ma Grasso non ebbe alcuna colpa: era già volato alla Procura nazionale grazie a tre leggi anti-Caselli volute dal Pdl di B. e Schifani. Però Grasso non aveva nulla contro Caselli, anzi: "si alternava con lui allo stesso microfono agli appuntamenti di Libera". E tutti vissero felici e contenti.

 

 

LA CASA SULL'ALBERO DI MARCELLO DELLUTRIDELLUTRISILVIO BERLUSCONI LIDIA RAVERA ROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA LUCA ZINGARETTI PIERO GRASSO

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…