“NONNA PINA” CANCELLIERI SI TOGLIE I SASSI DALLE PANTOFOLE E LI TIRA AL DUCETTO – PER UNA TELEFONATA ALLA MOGLIE DI LIGRESTI MATTEO NE CHIESE LE DIMISSIONI: “RENZI MENTE. È UN PO' RIDICOLO CHE SI GRIDI ALLO SCANDALO IN ALCUNI CASI E IN ALTRI, QUANDO FA COMODO, SI DICA INVECE CHE TUTTO È NORMALE”. TIPO LOTTI/CONSIP

 

Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

 

maria elena boschi e cancellierimaria elena boschi e cancellieri

Nel dibattito sulla giustizia scatenato dall' inchiesta Consip che ha tra gli indagati il ministro per lo Sport Luca Lotti e Tiziano Renzi, il suo caso è stato evocato sia da chi ha accusato Matteo Renzi di essere «garantista a fasi alterne», sia dallo stesso ex presidente del Consiglio che nel novembre 2013 ne aveva chiesto le dimissioni da ministro della Giustizia.

 

La vicenda è nota, riguarda Giulia Ligresti, arrestata per ordine dei giudici di Torino, per cui Annamaria Cancellieri chiese notizie al dipartimento delle carceri e finì indagata per le telefonate con la famiglia, ma subito archiviata. All' epoca disse di essere stata «attaccata così duramente, perché l' obiettivo era far fuori il governo Letta». Poi non aveva mai più voluto parlare di questo argomento «e adesso lo faccio soltanto perché sono stufa di essere tirata in ballo a sproposito».

RENZI PDRENZI PD

 

Perché a sproposito?

«La mia posizione è stata chiarita non da me, ma dal procuratore di Torino dell' epoca Giancarlo Caselli che ha specificato come il mio comportamento fosse stato irreprensibile».

 

Renzi ha ripetuto che lei «chiamò la famiglia di un indagato per dare solidarietà. Quella cosa lì un ministro non la può fare».

ANNAMARIA CANCELLIERI ANNAMARIA CANCELLIERI

«Voglio ribadirlo una volta per tutte: io chiamai la moglie di Ligresti che era una mia amica cara il giorno degli arresti. E ho già detto pubblicamente di aver commesso una leggerezza. Ma appunto di questo si tratta. Sul resto posso dire di essere stata irreprensibile: sono intervenuta per Giulia Ligresti e lo rivendico, perché l' ho fatto per moltissimi altri detenuti. Non mi sarei mai perdonata se non l' avessi fatto».

 

Non fu un' interferenza?

Giancarlo Caselli Giancarlo Caselli

«No. In ogni caso io sono molto favorevole ad aprire una riflessione vera sul comportamento dei politici e di tutti coloro che ricoprono un incarico pubblico. Lo si faccia al più presto, però si fissino regole certe che valgano per tutti in modo da chiudere la discussione. È un po' ridicolo che si gridi allo scandalo in alcuni casi e in altri, quando fa comodo, si dica invece che tutto è normale».

 

Si riferisce al caso del ministro Lotti?

«Ho subìto e continuo a subire attacchi talmente gravi che non mi permetterei mai di giudicare casi personali. Per me conta la coerenza e per questo chiedo di essere lasciata fuori dalle polemiche. Mi piacerebbe che la politica si occupasse di cose buone e dei problemi reali del Paese».

tiziano renzi luca lottitiziano renzi luca lotti

 

Il tema del garantismo non è importante?

«Fondamentale per me che sono una garantista convinta. E ho sempre rivendicato le mie scelte, anche quelle scomode, proprio in nome di questo. Non mi piace quando si usa il garantismo a orologeria, per difendere questa o quella parte politica, per screditare l' avversario, salvo poi cambiare idea quando si è coinvolti. E non basta dire "io sto con i magistrati" per mettersi la coscienza a posto».

 

In che senso?

«Accade spesso, quando si apre la polemica sulla giustizia legate alle inchieste, che il politico coinvolto premetta di essere dalla parte dei magistrati e poi lanci strali pesanti. Per stare dalle parti dei magistrati, e più in generale delle istituzioni, basterebbe fissare un codice e rispettarlo».

GIUSTIZIAGIUSTIZIA

 

Lei che cosa propone?

«Ci sono casi in cui è necessario un passo indietro anche senza aver ricevuto l' avviso di garanzia e, al contrario, un indagato potrebbe rimanere al proprio posto quando è in grado di dimostrare di essere stato corretto e dunque di essere estraneo ai fatti. Per questo ritengo che prima di lanciare strali e giudizi si debba fare grande attenzione, soprattutto se si riveste un ruolo di rilievo».

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…