OBAMA DRAMA - I NUMERI DELL’ECONOMIA E IL TASSO DI POPOLARITÀ REMANO CONTRO LA RIELEZIONE DELLO SBARACKATO - LA SUA UNICA SPERANZA STA NELLA SCARSA CREDIBILITÀ DEI POSSIBILI AVVERSARI, MA SENZA UNA STRATEGIA PER LA CRESCITA, LA RICONFERMA SARÀ DURISSIMA - IL PARADOSSO DEL NOBEL PER LA PACE: HA UNA CREDIBILITÀ DEL 60% SULLA POLITICA ESTERA. PER GUADAGNARSI IL SECONDO MANDATO CADREBBE A FAGIOLO UNA BELLA CRISI INTERNAZIONALE…

Maurizio Molinari per "La Stampa"

Barack Obama punta ad essere rieletto il 6 novembre 2012 a dispetto di una crisi economica che ne affossa la popolarità, di un partito indebolito dallo scontento e di un'agenda di crisi internazionali segnata dal pericolo di nuovi conflitti. Chi nel 2008 tentava di ostacolarne l'elezione gli rimproverava carenza tanto di leadership che di esperienza e ora l'ironia della sorte vuole che per riuscire a rimanere nello Studio Ovale dovrà dimostrare di possederle entrambe, e in quantità, al fine di superare i tre maggiori ostacoli che ha davanti.

Il primo è la sovrapposizione fra disoccupazione all'8,6 per cento e popolarità al 43 per cento: da quando si è iniziato a registrare gli orientamenti degli elettori, mai un presidente è riuscito ad essere rieletto con simili numeri, tanto più negativi quanto rispecchiano una nazione afflitta da diseguaglianze record, povertà in ascesa e scontento dilagante fra quei settori del pubblico, come i giovani, che quattro anni fa erano entusiasti di Obama.

La strategia della Casa Bianca è di riversare la responsabilità della mancata ripresa sul Congresso di Washington immobilizzato dai veti conservatori e di far leva sulla scarsa credibilità dei candidati repubblicani alla presidenza, ma quando la campagna entrerà nel vivo Obama non avrà alternative: dovrà riuscire a formulare una ricetta per la crescita talmente convincente da permettergli di ridare speranza a una nazione in cerca di sicurezze.

Il secondo ostacolo viene da dentro l'amministrazione come dall'interno del partito democratico: i numerosi consiglieri che hanno abbandonato la Casa Bianca e i malumori dei leader liberal del Congresso lasciano intendere che il presidente deve riconquistare le redini del proprio schieramento. Le voci sulla possibile sostituzione di Joe Biden con Hillary Clinton nascono dai malumori di un establishment democratico che teme di essere travolto da una debacle elettorale che potrebbe consegnare ai repubblicani tanto la Casa Bianca che entrambi i rami del Congresso.

Sostenuto dai consigli di David Axelrod e David Plouffe, che già gli furono a fianco nel 2008, Obama ha iniziato una lenta riconquista del partito partendo da tradizionali battaglie liberal: diritti dei gay, riforma dell'immigrazione, riforma della Sanità. L'obiettivo è scongiurare il rischio che i democratici disertino le urne.

Le attese sentenze della Corte Suprema di Washington su Sanità e leggi anti-clandestini offriranno in primavera a Obama importanti momenti di coesione con la base elettorale. Ma per riuscire a restare in carica dovrà convincere anche una buona percentuale di indipendenti e moderati che è il migliore «comandante in capo» degli Stati Uniti in circolazione, e a tal fine il fronte delle crisi internazionali può rivelarsi decisivo.

Se l'eliminazione di Osama Bin Laden, i successi della guerra dei droni, il ritiro dall'Iraq e la fine del regime di Gheddafi sono successi che gli americani gli riconoscono - al punto da fare della sicurezza nazionale l'unico terreno sul quale la popolarità è al 60 per cento - il 2012 offre a Obama uno spettro di crisi dove poter ulteriormente rafforzare la credibilità della sua leadership: l'Iran dotato di un programma nucleare che per l'Onu ha fini militari, la Nord Corea nelle mani di un ventenne autocrate definito «sadico» dalla Cia e la Siria di Bashar Assad teatro dei più sanguinosi eccidi perpetrati nel mondo arabo dall'inizio delle rivolte pro-democrazia, sono altrettante carte che potrebbero rivelarsi decisive nella battaglia per la rielezione.
L'unico campo in cui la sua popolarità è al 60 per cento è la sicurezza nazionale

 

BARACK OBAMA GRINCHBARACK OBAMA GRINCHobama biden Mitt Romney national review hillary clintonKim Jongahmadinejad bomba atomica

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA