STAVOLTA GLI AMERICANI VOTERANNO COL PORTAFOGLI - OBAMA INSISTE SU OCEANI E IMMIGRAZIONE MA ALLA GENTE INTERESSA PORTARE A CASA UNO STIPENDIO ALLA FINE DEL MESE - LA COMUNITÀ DEGLI AFFARI LO HA LASCIATO DOPO AVERLO SOSTENUTO NEL 2008. DI QUESTO OBAMA SI È RESO CONTO E STA CERCANDO DI CORRERE AI RIPARI - I PRIMI CINQUE FINANZIATORI DI ROMNEY SONO GOLDMAN SACHS, JPMORGAN, MORGAN STANLEY, BANK OF AMERICA E CREDIT SUISSE…

1 - OBAMA PREPARA IL CONTRATTACCO - DA MARTEDÌ A CHARLOTTE IL PRESIDENTE LANCERÀ LA CORSA PER LA RICONFERMA
Mario Platero per "La Stampa"

«Dobbiamo pensare alla ricostruzione», ha detto Barack Obama venerdì durante una sosta a Fort Bliss in Texas. È stata la sua prima risposta al discorso di Mitt Romney, una risposta moderata, per non rubare la scena alla Convention democratica di Charlotte, in North Carolina, che si aprirà martedì notte e costituirà la piattaforma per lanciare il contrattacco alla campagna repubblicana.

Obama ha anche respinto le accuse di Romney secondo cui l'America è in declino sul piano dell'influenza internazionale: «Se qualcuno dice che la nostra influenza sta svanendo non dovete credergli, le nostre alleanze sono più forti che mai. Inoltre sappiatelo, non manderò mai i nostri soldati al fronte se non in caso di estremo pericolo per la nostra sicurezza nazionale».

Due piccole anticipazioni di quel che il presidente Obama dirà nel discorso di accettazione per la nomination alla Casa Bianca 2012 sia sul piano della politica interna - ricostruzione, rilancio dell'economia, «andare avanti» - forward, come recita il suo slogan per la campagna - che su quello della politica estera: prudenza e moderazione.

Il problema per Obama, tuttavia, è un altro: il "magic" delle sue promesse, del suo carisma, della sua forza oratoria in queste elezioni, dopo quattro anni di governo, non basta più. Il Wall Street Journal rivela che Obama ha confidato ai suoi più vicini consiglieri che se sarà confermato alla Casa Bianca cercherà di portare avanti tematiche sull'ambiente, l'immigrazione, l'educazione, la riforma del voto in Parlamento.

Tematiche lontane oggi dal cuore degli americani preoccupati dalla debolezza dell'economia. Il problema centrale per questo presidente è che l'umore del Paese è cambiato rispetto a quattro anni fa: davanti alla crisi del 2008 Obama rappresentava una scommessa per il futuro, ma quattro anni dopo la crisi continua.

Alla gente non interessa l'ambiente o l'immigrazione (a parte le minoranze ispaniche), interessa portare a casa uno stipendio alla fine del mese. Se c'è una frase che cristallizza questo momento è l'attacco di Romney: «Il vostro presidente vuole salvare gli oceani e sanare il mondo, io voglio occuparmi delle famiglie americane».

L'attacco è molto piu' profondo di quel che possa sembrare perché denuncia una mancanza di empatia per il prossimo a vantaggio di ambizioni intellettuali e cause idealistiche. Un punto debole di Obama poco conosciuto a livello di grande pubblico è la sua mancanza di "contatto umano" con l'opposizione, con chi può essergli utile sul piano delle alleanze, persino con i suoi donatori. Dietro il grande sorriso e il grande oratore c'è un uomo freddo, diffidente, soffre di un complesso di lesa maestà e dunque in questi anni ha finito con il crearsi un vuoto attorno.

I grandi donatori lo hanno abbandonato, la comunità degli affari lo ha lasciato dopo averlo sostenuto nel 2008. Di questo Obama si è reso conto e sta cercando di correre ai ripari.

Valerie Jarrett, uno dei suoi più fidati consiglieri, ha rivelato che negli ultimi giorni Obama ha inviato una serie di sms di ringraziamento a donatori importanti che aveva ignorato. Troppo poco troppo tardi? Forse. Ma per il discorso di giovedì Obama potrà recuperare: dovrà parlare molto poco degli oceani e dell'ambiente e molto di più di quel ha fatto e di quel farà per le famiglie americane.

2 - E BARACK BATTE CASSA...
Antonio Carlucci per "l'Espresso"

Il martellamento è continuo, incessante, quasi giornaliero. Apri il computer e tra le mail c'è anche quella firmata con il solo nome, Barack. Annuncia che la battaglia per la rielezione non è vinta: «Quello che noi facciamo oggi può fare la differenza tra vincere e perdere il 6 novembre», ha scritto Obama in una mail del 23 agosto con la richiesta di contribuire finanziariamente alla sua campagna. Con un avvertimento che racconta la difficoltà di questo momento: «Sono appena tornato dallo Iowa, dove il nostro rivale ha speso il doppio di quanto abbiamo fatto noi». I soldi.

Ecco il problema sul quale la campagna di Obama insiste giornalmente. Lo fa ricordando il tema politico dell'apparizione dei cosiddetti SuperPac, comitati elettorali non direttamente collegati al candidato e le cui azioni (spot televisivi e radiofonici, oltre a paginate sui giornali) non cadono sotto la responsabilità diretta di Mitt Romney o di Obama e dunque hanno libertà di giocare duro e sporco nel presentare il lato debole e gli errori dell'avversario.

Obama ha criticato la creazione dei SuperPac, macchine elettorali nate da una sentenza della Corte Suprema che ha equiparato il finanziamento alla politica alla libertà di espressione cancellando cosi divieti e limiti. Ma poi ha dovuto dare il via libera al suo supercomitato per la raccolta fondi. Sono ormai tre mesi che Obama e il Partito Democratico raccolgono meno fondi dello sfidante, il quale sta spendendo molto di più del presidente negli stati dove la vittoria si gioca al fotofinish, come potrà accadere in Ohio, in Virginia, in Florida.

A luglio, ultimo dato ufficiale, Obama ha raccolto 75 milioni di dollari mentre lo sfidante ha ricevuto donazioni per 101 milioni di dollari. E lo stesso è accaduto nei mesi di maggio e giugno. Pur essendo questo trend preoccupante, Barack è sempre in vantaggio dal punto di vista storico: dall'inizio della campagna 2012 ha raccolto oltre 348 milioni di dollari contro i 193 dello sfidante (nel 2008 Obama toccò il record dei 780 milioni di contributi), ne ha spesi poco meno di 263 contro i 163 di Romney e ha in cassa 87,7 milioni di dollari contro i 30,1 del candidato repubblicano.

Se all'analisi del quanto si aggiunge la fotografia del chi finanzia Obama o Romney è immediatamente evidente come i grandi supporter si sono schierati nella campagna presidenziale del 2012.

Mettendo a confronto i primi cinque donatori di Obama con i primi cinque di Romney si scopre che il repubblicano ha il supporto compatto del mondo delle banche che nel 2008 avevano scommesso apertamente su Barack Obama e poi gli hanno voltato le spalle pur avendo ricevuto miliardi di dollari per tappare i buchi di bilancio e solo perché la Casa Bianca ha provato a fissare dei regolamenti alle attività speculative della finanza.

Tra i principali finanziatori di Romney ci sono Goldman Sachs, JPMorgan, Morgan Stanley, Bank of America, Credit Suisse Group (ed anche al sesto, settimo e ottavo posto ci sono banche), mentre i primi cinque finanziatori di Obama sono University of California, Goldman Sachs, Harvard University, Microsoft e Google.

La strada per il presidente sembra essere in salita su tutti i fronti, a cominciare da quello finanziario. Ecco allora che Obama sta cercando comunque di essere il candidato a cui i cittadini si rivolgono con piccole donazioni, quelle che non superano i 250 dollari. In questo segmento Obama non ha rivali avendo incassato 137 milioni e 921 mila dollari contro 37 milioni e 310 mila di Romney. Da qui i milioni di email dai titoli sempre diversi: "L'ultima chiamata", "Non deve accadere", "Questo è importante", "Quanto vi sono grato", "Di che stai dalla mia parte". E con la richiesta sempre eguale. Una donazione, anche piccola, solo tre dollari.

 

 

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