VENTI DI GUERRA FREDDA – INTERDETTI A ENTRARE NEGLI STATI UNITI, CON IL CONSEGUENTE CONGELAMENTO DEI LORO BENI OLTREOCEANO, SONO ‘GLI AMICI DEL LAGO’ DI PUTIN, UOMINI CHIAVE DEL SISTEMA RUSSO - MERKEL: ‘IL G8 NON ESISTE PIÙ’

Nicola Lombardozzi per ‘La Repubblica'

Le bordate della Guerra Invisibile sorvolano il cielo pacifico della Crimea e arrivano fin dentro al Cremlino. E questa volta fanno male. La mira si sta aggiustando, i colpi adesso sfiorano da molto vicino il Presidente Vladimir Putin che vede cadere sotto le sanzioni americane e europee i suoi migliori amici, i finanziatori più danarosi, quelli che nel gergo irriverente dell'opposizione di piazza sono sempre stati «i suoi complici».

La controffensiva è immediata. Il ministro degli Esteri Lavrov cambia bruscamente i suoi toni, fermi ma concilianti, usati con il collega americano Kerry e passa all'attacco: «Risponderemo in maniera adeguata. E comunque dimenticatevi che si possa tornare indietro sull'annessione della Crimea ». Ma le munizioni russe in questo genere di guerra sono assolutamente meno efficaci di quelle del nemico. Una lista di nove politici americani, sanzionati in gran fretta per dare almeno un'idea di risposta, provoca effetti
minori se non addirittura negativi. Il sanguigno senatore John McCain si l'appunta la sanzione al petto come una medaglia: «Un onore essere nemico di Putin».

E mentre la Crimea ormai russa attende sognante i soldi e il benessere promessi da Mamma Mosca, l'assedio diplomatico al Cremlino si fa serio. Da Berlino Angela Merkel minaccia a nome della Ue nuove sanzioni economiche e soprattutto mette la pietra tombale sul vertice del G8, immaginato come prospettiva di pace e cooperazione durante la perestrojka di Gorbaciov e trionfalmente realizzato poi, dopo la fine dell'Urss: «Non esiste più né il vertice né il formato in quanto tale». Mosca tuona: «Sanzioni inaccettabili». Prova a minacciare: «Si trasformeranno in un boomerang». Incarica il regista Nikita Mikhalkov di condannare in tv «l'offesa all'anima russa». Ma fa il bilancio dei danni con evidente preoccupazione.

È vero, si dice, che Stati Uniti ed Europa continuano a evitare l'estrema decisione di sanzionare Putin in persona. L'unico capo di Stato europeo finora direttamente colpito dal divieto di entrare in Occidente resta Aleksandr Lukashenko, dittatore della fedele Bielorussia. Ma i colpi di ieri hanno lanciato un messaggio inequivocabile. Interdetti a entrare negli Stati Uniti, con il conseguente congelamento dei loro beni oltreoceano, sono uomini chiave del sistema russo. Quasi tutti i componenti della famosa "Cooperativa Ozero (Lago)". Una società per la costruzione di dacie nei pressi di San Pietroburgo fondata da un gruppo di amici, in genere funzionari dei servizi segreti, nel 1996 quando Putin cominciava la sua carriera politica e metteva da parte qualche soldo per l'incerto futuro.

La sua inarrestabile corsa verso il potere ha trainato tutto il gruppo che ora si divide le chiavi dell'impero economico post sovietico. A fare più effetto sui media internazionali è certamente Jurij Kovalcjuk, tycoon televisivo e proprietario di quella Banca di Mosca che sta "salvando" gli sportelli e i depositi abbandonati in tutta la Crimea dalla Privat Bank ucraina. Ma ci sono nomi meno popolari e molto più importanti. Tra questi Gennadij Tymchenko, che vive a Ginevra e ha tre passaporti, russo, finlandese e armeno.

Tra le tante cose possiede la Gunvor, una società che vende nel mondo tutto il petrolio estratto in Russia. Una gestione che si valuta in miliardi di dollari e in un potere senza fine. L'esistenza di questa società ombra che farebbe capo a molti "Amici del Lago", e che consente di piazzare all'estero capitali immensi, è stata rivelata qualche anno fa dal giovane avvocato Aleksej Navalnyj, divenuto poi famoso come "blogger anticorruzione" e avversario politico numero uno del clan Putin.

Agli arresti domiciliari per una delle tante cause sospette aperte su di lui, Navalnyj ha scritto ieri per il New York Times, e per Repubblica in Italia, l'articolo che potete leggere in queste pagine per chiedere più coraggio all'Occidente nell'alzare il tiro. Adesso i giudici ne chiedono la carcerazione immediata per «violazione delle regole di detenzione » mentre sul web è partita una campagna che lo definisce «spia della Cia».

I consigli di Navalnyj sono comunque stati ascoltati. Nella lista nera, oltre al capo delle Ferrovie Yakunin, al consigliere dello staff di Putin, Ivanov, brillano i fratelli Arkadij e Boris Rotenberg. Una coppia di fidati oligarchi sempre pronta a intervenire per ogni spesa straordinaria. Hanno dato un contributo decisivo, e in perdita, per gli impianti delle Olimpiadi di Sochi e sarebbero già stati incaricati di realizzare al più presto il Ponte di Kerch che, su un vecchio progetto dell'architetto di Hitler, Albert Speer, unirà la Crimea alla Madre Patria.

E le sanzioni europee sembrano sparare raffiche ben coordinate con quelle americane. Se gli Usa mirano ai capitali, la Ue ha colpito quelli che Navalnyj chiama i «piccoli Goebbels». I proprietari delle reti televisive più diffuse e il capo del consorzio mediatico voluto da Putin allo scopo di «diffondere propaganda all'estero», Dmitrij Kiseliov. Putin tace. La sindrome di accerchiamento, carta vincente usata per ritrovare i consensi del popolo, è diventata un fatto concreto e fa le prime vittime.

 

OBAMA PUTIN putin- obamaVLADIMIR PUTIN E ANGELA MERKEL monsignor parolin e john kerry John McCain

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