OMICIDIO IN RIVA AL TEVERE - IL VICINO DEL FOTOGRAFO LO PRESTI LO HA SENTITO LITIGARE FURIOSAMENTE AL TELEFONO PRIMA CHE USCISSE PER FARE JOGGING E FOSSE UCCISO CON UNO SPARO ALLA NUCA - PER BARILLARI, IL “KING OF PAPARAZZI” ERA “UN BRAVISSIMO RAGAZZO, DEDICATO SOLO AL LAVORO E AGLI AMICI, AUTORE DI SCOOP PAZZESCHI” - AVEVA RICEVUTO MINACCE DI MORTE IN CALABRIA E LA SUA AUTO ERA STATA DATA ALLE FIAMME PER UNA STORIA DI DONNE…

1. UN COLPO ALLA TESTA, UCCISO IL FOTOGRAFO DEI VIP - ROMA, GLI HANNO SPARATO DA UN METRO MENTRE FACEVA JOGGING LUNGO IL TEVERE
Massimo Lugli per "la Repubblica"

Quando l'hanno trovato a terra, sulla banchina del lungotevere, in tuta e calzoncini, il viso lordo di sangue, la prima ipotesi è stata quella di un infarto. Solo molte ore dopo, durante l'autopsia, il medico legale si è accorto del piccolo foro d'entrata nella parte destra della nuca e del proiettile deformato, quasi sicuramente un calibro 22, ancora conficcato nel cranio. È un giallo ancora tutto da decifrare l'omicidio di Daniele Lo Presti, 41 anni, detto "Johnny", "paparazzo" indipendente che collaborava con l'agenzia La Presse, trovato cadavere poco dopo le 17,20 all'altezza di Ponte Testaccio.

Il corpo è stato scoperto da alcuni amici che lo aspettavano per correre insieme e le ipotesi sono tutte sul tappeto tranne una: la rapina viene esclusa dagli investigatori. "Johnny" non aveva oggetti di valore addosso ed era uscito con le sole chiavi di casa legate al collo. Il portafogli e il cellulare sono stati ritrovati nel suo appartamento di via Ettore Rolli, poco distante dal luogo del delitto.

«Un ragazzo allegro e giovale, un professionista che faceva onore al suo mestiere, sempre pronto a partire per la Sardegna, Taormina o all'estero a caccia di uno scoop, pagando di tasca sua». Così Rino Barillari, "King of paparazzi", definisce Lo Presti. Originario di Vibo Valentia, l'ucciso viveva a Roma da vent'anni e aveva messo a segno diversi scoop nazionali e internazionali: Brad Pitt con una ragazza a Malta, Rihanna a Capri, Scarlet Johansson alla festa di Dolce e Gabbana, Sara Tommasi davanti a un bancomat in pose molto osé. In passato come molti fotoreporter romani aveva venduto le sue foto anche all'agenzia di Fabrizio Corona.

Negli ultimi tempi, forse scoraggiato da un mercato sempre più avaro, pensava di ritirarsi e aprire un ristorante in Calabria assieme a uno zio. Lo Presti non si era mai sposato e viveva assieme a un amico per dividere le spese. «Aveva le sue storie sentimentali, ma niente di impegnativo, si dedicava quasi esclusivamente al lavoro», racconta un collega.

Quattro anni fa, un precedente che il team investigativo di Renato Cortese, il capo della mobile, e Mario Viola, dirigente del commissariato di Monteverde, stanno riesaminando: il fotografo aveva ricevuto alcune minacce di morte in Calabria e la sua auto era stata data alle fiamme. In quel caso si trattava, a quanto sembra, di una storia di gelosia. Escluso un legame con la morte di un altro fotoreporter della stessa agenzia, Danilo Cerreti, 51 anni che, il 25 gennaio scorso, si schiantò col suo scooter contro gli archi di Porta Ardeatina. Sull'asfalto, nessun segno di frenata. Un incidente atipico di cui si occupò anche la trasmissione Chi l'ha visto?.

E nell'attesa di imboccare una pista precisa, gli investigatori stanno ripercorrendo le ultime ore della vittima. Due ore prima della sua morte, Lo Presti era andato a un appuntamento in Prati, vicino alla sede della Rai.

Poi era tornato a casa in macchina, si era cambiato per indossare la tenuta sportiva ed era uscito a piedi. Gli amici, con cui aveva ripreso di recente ad allenarsi per buttare giù qualche chilo, avevano deciso di cambiare il solito percorso perché l'Isola Tiberina era quasi allagata dalla piena. L'assassino potrebbe aver aspettato il fotografo all'uscita di casa e averlo seguito fino alla banchina. Poi lo sparo, forse preceduto da una lite. Il colpo, secondo chi indaga, è stato esploso da un metro e mezzo di distanza, ma il bossolo non è stato ritrovato e, senza sapere di che arma e munizioni si trattasse, queste valutazioni sono ipotetiche.

Denaro, amore, una foto al personaggio sbagliato, magari legato a un giro di malavita e perfino un cecchino che ha sparato al primo bersaglio disponibile, come nel caso Marta Russo: le ipotesi, in questa fase sono tutte valide. E tutte, ugualmente, campate in aria.


2. IL LITIGIO PRIMA DELL'OMICIDIO
Dall'articolo di Marco De Risi e Riccardo Tagliapietra per www.ilmessaggero.it

Quel che è certo, è che poche ore prima di morire Daniele Lopresti ha litigato con qualcuno. Se n'è accorto il vicino di casa che lo ha sentito urlare, forse al telefono, «almeno in cinque riprese, a distanza di un minuto una dall'altra» durante le quali il fotografo «sembrava molto arrabbiato e imprecava». I tabulati sono già nelle mani degli investigatori. Verso le 16.30, secondo la ricostruzione, Lopresti esce dall'appartamento al terzo piano di via Portuense 145.

Nessuno lo sente andarsene. Ha appuntamento con alcuni amici per una corsa, com'è abituato a fare ultimamente. Qualcun altro conosce le sue abitudini. Il reporter scende la riva del lungotevere e comincia a correre. All'altezza della volta di Ponte Testaccio incontra il suo assassino, non si capisce se andando o tornando dal giro. Un podista, dopo il ritrovamento del cadavere, dirà ai poliziotti di aver incrociato il fotografo lungo il percorso. Ma sono dichiarazioni confuse, come quelle degli amici.

LE IPOTESI
Il magistrato, intanto, ha disposto gli esami tossicologici. Anche la perizia balistica è fondamentale. Capire l'angolazione del tiro e la forza d'impatto del proiettile è importante per la ricostruzione. Perché se è possibile che un killer abbia agito da solo sparando a distanza ravvicinata, c'è un'altra ipotesi che gli investigatori della squadra mobile non intendono lasciare al caso: qualcuno potrebbe aver sparato con una carabina da lontano. Una sorta di tiro al piccione che per errore, o forse no, ha incrociato la vita di Daniele Lopresti, il fotografo dei vip.


3. BARILLARI, RE DEI PAPARAZZI: "UN BRAVO RAGAZZO, NELLA SUA VITA SOLO SCOOP E AMICI"
Massimo Lugli per "la Repubblica - Roma"

«Un grande professionista, un ragazzo perbene, un paparazzo che faceva onore al suo mestiere». Nella sua carriera pluridecennale ne ha viste di tutti i colori ma la morte di Daniele Lo Presti lo ha visibilmente scosso. Rino Barillari, "King of papazzi", uno dei fotoreporter più noti in Italia e all'estero porta al collo una medaglietta col suo motto "La guerra è guerra": le ha prese di santa ragione da Vip e sconosciuti, si è fatto rompere una gamba per difendere una donna a piazza Navona, è stato accoltellato dagli ultrà ma una cosa del genere non l'avrebbe mai immaginata.

Come ricorda Lo Presti?
«Un bravissimo ragazzo, sempre allegro, conviviale, pronto alla battuta. Amava la buona cucina e la compagnia degli amici e dei colleghi, era completamente estraneo a giri loschi di qualunque tipo, era alla mano, allegro e generoso».

Col lavoro guadagnava bene?
«Aveva i suoi alti e bassi, come tutti noi. Negli ultimi tempi, questo mestiere è cambiato, i settimanali pagano sempre meno e paghiamo la concorrenza di chi fa gli scoop col cellulare e li vende quasi gratis. Daniele era uno che lavorava molto per conto suo, aveva realizzato degli scoop pazzeschi, andava in Sardegna, a Taormina o all'estero e spesso investiva di tasca sua senza portare a casa niente. Succede. Il suo era un modo di lavorare all'antica, col teleobiettivo e gli appostamenti. Ogni giorno passava per il centro, Villa Borghese, i bar e i ristoranti, aspettava il personaggio, lo seguiva, cercava di beccarlo al mercato o in una situazione particolare. Non si accontentava di uno scatto e via, cercava il servizio completo, la fotosequenza».

Aveva lavorato per Fabrizio Corona....
«Beh, qualunque paparazzo si rivolge a un buon venditore per piazzare le sue foto e Corona, prima dello scandalo, era il riferimento di molti fotografi della cronaca rosa. Di sicuro non era alle sue dipendenze».

Crede che il movente sia legato al lavoro?
«Mi sembra impossibile. Non riesco a pensare che si possa essere uccisi per una foto. E tanto per essere chiari escludo che Daniele possa essere stato coinvolto in una storia di ricatti. No, secondo me il movente è un altro ma non so quale».

Come mai molti fotografi non lo conoscevano?
«Era una persona schiva, uno che lavorava per conto suo, che cercava sempre uno scoop esclusivo».

 

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