E ORA? NON SUCCEDERÀ NIENTE - PASSERANNO MESI PRIMA CHE IL BANANA COMINCI I SERVIZI SOCIALI O SIA INTERDETTO - E LA DECADENZA…


1. I VERDETTI E LA PARTITA DEI TEMPI TUTTO CONGELATO FINO AL 2014
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

E adesso? Adesso non succede niente. Niente subito, e pure per parecchi mesi su tutti e tre i versanti sanzionatori di Silvio Berlusconi dopo la sua condanna il primo agosto scorso per frode fiscale sui diritti tv Mediaset: niente subito sulla pena principale di 4 anni di carcere, ridotti a 12 mesi dallo sconto di 3 anni dell'indulto 2006, e destinati a essere eseguiti nella misura alternativa al carcere dell'affidamento in prova ai servizi sociali; niente subito sull'interdizione per 2 anni dai pubblici uffici, fissata ieri dalla Corte d'appello di Milano; e niente subito anche sulla decadenza e incandidabilità per 6 anni, conseguenti all'applicazione dei requisiti di dignità degli eletti che il Parlamento nel 2012 aveva scelto di darsi con la legge Severino.

Servizi sociali
Tanto per cominciare dalla residua pena principale, i 12 mesi del condannato Berlusconi, che in concreto gli verranno ulteriormente ridotti a 10 mesi e mezzo dal beneficio di 45 giorni di «liberazione anticipata» di cui godono tutti coloro che espiano ogni segmento di 6 mesi di pena, saranno infatti decisi, e dunque scatteranno con il loro bagaglio di prescrizioni (non uscire di casa dalle 23 alle 6, non frequentare pregiudicati, non uscire dalla regione), soltanto quando il Tribunale di Sorveglianza di Milano avrà esaminato la pratica: cosa che, con i tempi medi di Milano per i condannati non detenuti, non avverrà prima della primavera.

Decadenza
In Senato prosegue intanto la procedura che, a dispetto dell'avverbio «immediatamente» che campeggia in teoria nella legge Severino, dovrebbe prima o poi sfociare nel voto dell'assemblea di Palazzo Madama sulla decadenza da parlamentare del senatore Berlusconi, il quale, sempre in base al testo votato anche dalla sua maggioranza all'epoca del governo Monti, da quel momento non potrebbe nemmeno più candidarsi alle elezioni per 6 anni.

Le resistenze in seno al Pdl che sostiene la non applicabilità della legge a Berlusconi, combinate alle incognite dentro il Pd e alle tensioni che stanno scomponendo e ricomponendo il centro, potrebbero far slittare il voto ancora di altre settimane fino ad approdare alla terra promessa di dicembre, quando ad avere la priorità nelle sedute del Senato sarebbe per forza l'esame e l'approvazione della legge di Stabilità determinante per i conti del Paese.

La sensazione è che per l'ennesima volta, dunque, la politica sia tentata dall'idea di frenare i tempi della propria autonomia sulla legge Severino per farsi raggiungere e superare dal fatto compiuto della magistratura, che le toglierebbe le castagne dal fuoco se facesse prima passare in giudicato penale i 2 anni di interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici decisi ieri.

Interdizione
Anche questa prospettiva ha però tempi non rapidi. Intanto, meno di due mesi non sarebbero materialmente possibili: i giudici d'Appello, infatti, hanno 15 giorni per depositare le motivazioni, poi i difensori avranno 30 giorni per fare ricorso in Cassazione, quindi i faldoni dovranno essere spediti a Roma, dove anche la più fulminea delle fissazioni in Cassazione dovrà rispettare un preavviso minimo di 30 giorni.

Ma è irrealistico anche immaginare come orizzonte questi soli 2 mesi di tempi forzatamente tecnici, perché il carico delle varie sezioni di Cassazione fa fissare i procedimenti in media dopo circa altri 3/4 mesi; e diversamente dalla pena principale per le imputazioni di cui si discuteva nel processo, dove esisteva un problema di imminente prescrizione che determinò l'anticipazione a fine luglio del giudizio di Cassazione davanti alla sezione feriale, la pena accessoria della interdizione non presenta alcun rischio di prescrizione: insomma, anche in questo caso è improbabile che l'interdizione dai pubblici uffici divenga definitiva prima della primavera.

Il che da un lato lascia un margine di manovra politica a Berlusconi, e dall'altro lato rischia di sovrapporsi potenzialmente magari proprio a una campagna elettorale nel caso in cui l'ex premier dovesse riuscire a ottenere il voto anticipato. Senza dimenticare che persino la definitiva interdizione di 2 anni dovrà avere un minipassaggio parlamentare di mera presa d'atto: mini, eppure protrattosi 14 mesi nel caso di Previti nel 2006/2007.


2. IL CAVALIERE: COMUNQUE VADO AVANTI MA TUTTO SI GIOCA SULLA DECADENZA
Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"

La notizia la riceve ad Arcore e - pur aspettandosela - ancora una volta gli guasta e parecchio l'umore. Perché una cosa è sapere che la sentenza sulla sua interdizione arriverà, altra che arrivi davvero, in un paio d'ore. Sancendo una volta per tutte (in attesa di un probabile ricorso) la sua uscita dalla vita pubblica.

Ancora un colpo, ancora una prova della persecuzione giudiziaria contro di lui, ancora accanimento, è il giudizio di Silvio Berlusconi. Anche se i due anni sono considerati nel suo entourage una pena prevedibile e difficilmente attaccabile, la pioggia di dichiarazione degli esponenti del suo partito - tutti - ha fatto piacere al Cavaliere. Che mai come in queste settimane ha bisogno di sentire i suoi vicini, pronti a combattere per lui, uniti per difenderlo.

In tanti - a partire dal vicepremier - lo hanno chiamato per assicurargli che lo faranno, dell'una e dell'altra delle aree del partito in guerra. E a tutti l'ex premier è apparso ferito, ma sempre deciso ad «andare avanti». In quale direzione però, ancora nessuno è in grado di scommettere.

Quel che pare è che, nei prossimi giorni, dovrebbe reggere quella sorta di tregua che si è stabilita da quando, con l'incontro a pranzo tra lui, Mario Mauro e Alfano, Berlusconi ha aperto una breccia nel fronte centrista «tagliando fuori Monti», cosa della quale è pienamente soddisfatto. Mossa che potrebbe far presagire nuovi scenari, ma che pure ne lascia aperti altri. R

accontano infatti che il Cavaliere ritenga positivo il riavvicinamento con i moderati di Scelta civica almeno per tre ragioni: la prima è che, in vista di alleanze future, riconquistare spazio al centro è fondamentale. La seconda è che un ancoraggio al Ppe - al quale si ispirano esplicitamente gli Innovatori di Alfano, Lupi, Quagliariello, Schifani - gli serve per mantenere il suo partito nel quadro europeo, anche a seguito della sua condanna ed eventualmente del passaggio contestuale a Forza Italia.

Terzo, perché anche il gruppo di Mauro e dei suoi potrebbe essere utile per evitare, rallentare, depotenziare quel voto sulla decadenza che a breve arriverà. E che resta il possibile punto di svolta della legislatura, a meno che Berlusconi non decida di rinunciare al ricorso in Cassazione sull'interdizione (Ghedini lo vuole, Coppi sarebbe scettico) facendo in modo che arrivi prima il verdetto della legge che non il voto sulla Severino.

È vero infatti che Berlusconi a un salvataggio in extremis crede poco. Continua ad essere infuriato con il Pd, ad avercela con Napolitano che per lui, ripete, non ha fatto nulla. E vede quasi impossibile rovesciare l'esito di un voto in Aula, o evitarlo. E però, la speranza resta l'ultima a morire.

Alfano e i suoi vedono con favore il fatto che la loro iniziativa di avvicinamento al centro non sia stata da lui minimamente frenata, e si sentono oggi più forti. Ma i lealisti e i falchi non danno nulla per scontato, e raccontano invece di un Berlusconi che in privato parlerebbe in modo «molto duro» di Alfano e della compagine governativa, perché «sa bene che sono lì pronti a tradirlo e già lo hanno fatto». Un Berlusconi che, giurano, aspetta solo di capire bene i contenuti reali della legge di Stabilità e l'atteggiamento finale sul suo destino prima di far saltare il banco.

«Se si arriva al voto sulla decadenza senza sue dimissioni preventive, ad oggi molto improbabili, tutto può succedere», ammettono anche nelle file dei governativi, ben sapendo che il via libera definitivo al governo Berlusconi non l'ha affatto dato. E che, se chiedesse ai ministri di lasciare il governo «perché non possiamo stare con i miei carnefici», sarebbe difficilissimo opporsi.

Anche per questa incertezza si capisce come sia al momento viva la lotta per la conquista del partito, che di fatto è tornato nelle mani dello stesso Berlusconi. E che potrebbe rimanerci, se è vero che il Cavaliere sa che, con l'interdizione, il suo unico impegno politico potrebbe essere proprio quello di guidare il partito.

Un'idea che si sta facendo strada anche fra gli Innovatori, se è vero che Alfano sta seriamente ragionando sull'ipotesi di dimettersi da ministro dell'Interno (restando vicepremier) per confermare la carica di segretario del Pdl che si trasforma in Forza Italia e che mantiene lo stesso Statuto: un presidente, Berlusconi appunto, un segretario e tre coordinatori.

Se passasse lo schema, ci sarebbe una casella di gran peso al governo da riempire, e parecchie nel partito. Se sufficienti a placare la guerra nel Pdl, si vedrà.

 

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