1- E ORA, TUTTI IN GINOCCHIO, SGRANIAMO IL ROSARIO DEL CANDIDATO PD ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE SICILIANA ROSARIO CROCETTA: “LA VERITÀ È CHE C’È UN ESERCITO DI CHECCHE NON DICHIARATE E NASCOSTE CHE MI ODIA PERCHÉ UN GAY DICHIARATO COME ME SI CANDIDA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE E POTREBBE ANCHE RISCHIARE DI VINCERE. QUESTE CHECCHE NASCOSTE PENSERANNO: MA COME, NOI CHE NASCONDIAMO LA NOSTRA OMOSESSUALITÀ NON RIUSCIAMO A FARE NULLA E LUI SI CANDIDA?” 2- ANCORA: “IN ALCUNE PARTI DEL PD LA COMPONENTE OMOFOBA È PIÙ ALTA CHE NELL'UDC”. 3- ALL’ALTRO AUTOCANDIDATO CLAUDIO FAVA CHE LO ATTACCA PERCHÉ LA RITIENE VICINO A RAFFAELE LOMBARDO, REPLICA: “MAI VOTATO PER LOMBARDO. IO NON FACCIO SCENEGGIATURE, IMMERSO NEI PROBLEMI QUOTIDIANI. LE FA LUI, E LE FA PER LA FININVEST BECCANDO SOLDINI DA BERLUSCONI, MA NON APPARTIENE A ME LA CULTURA DEL SOSPETTO...”

1 - «UDC BRAVA, L'OMOFOBIA È IN UNA PARTE DEL PD»...
Felice Cavallaro per il "Corriere della Sera"

Da omosessuale dichiarato, l'ex sindaco di Gela candidatosi alla guida della Regione siciliana, incassato l'inatteso e per molti sorprendente sostegno dell'Udc di Casini, ha sparato a zero «contro le checche spesso annidate a sinistra...». «Meglio parlare di cripto-checche mascherate in qualche frangia integralista. Beh, sì, anche nel Pd e non solo».

Si diverte a stuzzicare e puntualizzare, ad alternare ossimori e paradossi, eccentrico ma concreto e determinato com'è Rosario Crocetta, eurodeputato pd, in passato comunista con Diliberto, eppure cattolico praticante, una storia politica costruita sull'impegno antimafia, sobrio, un pudore che si specchia in un modo di vivere estraneo ad ogni ostentazione, una faccia antica, quasi un dagherrotipo da album comunista, somiglianza impressionante con Di Vittorio.

Ma davvero pensa che su questo piano l'Udc di Casini sia più avanti del suo partito?
«Dico solo che in alcune parti del Pd la componente omofoba è più alta che nell'Udc. Partito schieratosi senza indugi per un candidato dichiaratamente omosessuale da sempre, ben visto dal mondo cattolico perché io non ho mai fatto scandali, conduco una vita giudicata irreprensibile, mi batto per valori importanti come la legalità e voglio seriamente cambiare le cose in Sicilia».

Si troverà d'accordo con Casini, infastidito dall'ipotesi dei matrimoni gay, con l'Udc che al massimo parla di garanzie per le coppie?
«Non estremizzo. Diversi Paesi hanno regolamentato la materia. Su matrimonio o unione civile il dialogo è aperto. Non bisogna creare uno scontro. Il muro contro muro finisce per provocare chiusure. Adelante con juicio».

A qualche suo amico apparirà poco rivoluzionario.
«I veri rivoluzionari sono quelli che discutono. La penso come Don Ciotti: bisogna unire il cielo e la terra. Comunque, alla Regione non si fanno mica le leggi sui matrimoni».

Già, chi vince dovrà occuparsi soprattutto dei conti in rosso.
«Dei precari, della famiglia, delle minoranze e su questo scatta l'intesa con l'Udc. Chi come me ha fatto il sindaco sa che i problemi sono quelli di chi deve sfamare i bambini, dell'emigrato di Lampedusa, della Regione che scoppia, del lavoro che non c'è, della mafia che incendia i cantieri...».

Una proposta per la campagna elettorale?
«Il codice etico: niente indagati per mafia nelle liste. Vado ben oltre il rinvio a giudizio. E, a differenza di altri, l'Udc ha già recepito».

Eppure, la sorpresa di questa intesa con l'Udc sembra legata allo snodo dei gay...
«Mi auguro che un giorno si possa parlare solo di persone, fuori dalla sfera intima di ognuno di noi. Pensiamo davvero che l'Udc sia pronta a mettere al rogo gli omosessuali? Ma siamo fuori dalla grazia di Dio. Né la Chiesa è mai stata su questa posizione».

I suoi rapporti con i sacerdoti?
«In chiesa ogni domenica. Studiavo dai salesiani. La mattina alla Messa delle 7, poi a piedi a scuola, per risparmiare il biglietto d'autobus e comprare il panino a ricreazione. Famiglia povera».

Si confessa?
«Sempre. Con don Luigi Petralia, parroco di Santa Lucia, il quartiere che chiamavano il Bronx di Gela, dove faccio volontariato nel comitato pastorale della mia parrocchia».

Nella sua stessa area si è autocandidato pure Claudio Fava che la attacca perché la ritiene vicino a Raffaele Lombardo.
«Mai votato per Lombardo. Io non faccio sceneggiature, immerso nei problemi quotidiani. Le fa lui, e le fa per la Fininvest beccando soldini da Berlusconi, ma non appartiene a me la cultura del sospetto...».

Eppur sospetta...
«Cosa dice? Io pronto al dialogo anche con Fava. Gli voglio bene. È una manifestazione d'amore. E spero che la dichiarazione di un gay non lo turbi, come succede in certi circoli intellettuali dove quasi tutti alla fine sono bacchettoni».

2 - IL RIEMPITIVO...
Pietrangelo Buttafuoco per "il Foglio"

E' troppo simpatico Rosario Crocetta, il candidato della sinistra alla presidenza della regione siciliana, è ben impastato di passioni e furie e ieri, preso da tutti i diavoli, ha avuto uno sbotto proprio dolce e bizzarro: "La verità", ha detto, "è che c'è un esercito di checche non dichiarate e nascoste che mi odia perché un gay dichiarato come me si candida alla presidenza della regione e potrebbe anche rischiare di vincere. Queste checche nascoste penseranno: ma come, noi che nascondiamo la nostra omosessualità non riusciamo a fare nulla e lui si candida?".

Non possiamo credere che tra le checche nascoste e dichiarate lui possa annoverare, per esempio, Vladimiro Crisafulli, da sempre considerato, non solo in virtù della tintura sui capelli, "U frati masculu di Vladimir Luxuria" ma non possiamo credere che Crocetta voglia fare dell'omosessualità una categoria politica e costringere tutti a scendere dal vapore per andare solo a vela.

E' stato un moto di simpatia, ecco, però superfluo in una terra dove la parola, quella, appunto, quella che sta sempre in bocca tra i siciliani, da lungo tempo ormai ha smesso di essere un'esclamazione per essere un'invocazione. Crocetta, che adesso si affaccia sulla scena, dovrebbe imparare dai legionari come Nino Strano che all'Ars ne vide non poche di accese sedute. Come quella volta, quando sentì i colleghi rumoreggiare contro di lui, ed equivocò sull'insulto: "Che cosa mi stanno dicendo, Pinocchio?". Fu subito rassicurato da Fabio Granata: "No, ti stanno dicendo finocchio". Fino a tranquillizzarsi: "Tutto, fuorché bugiardo".

 

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