lega ppe fidesz orban

URBI ET ORBAN – IL PPE DECIDE DI NON PUNIRE IL PREMIER UNGHERESE E NON ESPELLE IL SUO PARTITO FIDESZ DALLA FAMIGLIA DEI POPOLARI – PASSA LA MEDIAZIONE VOLUTA DALLA MERKEL E DA BERLUSCONI (AMICO PERSONALE DI VIKTOR) E COSÌ SALVINI E I SOVRANISTI AVRANNO UN CAVALLO DI TROIA DA USARE DOPO LE EUROPEE…

1 – COMPROMESSO DEL PPE CON ORBAN: SOSPESO, SI DECIDE DOPO LE EUROPEE

Marco Ventura per “il Messaggero”

 

orban

Vince il compromesso, la «soluzione concordata», il congelamento della posizione di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orban che nella più consistente famiglia politica del Parlamento europeo, il Ppe, rappresenta l' ala destra vicina a sovranisti e conservatori. E che per la campagna di manifesti contro il presidente della Commissione europea, il popolare (anche lui) Juncker, e l' offensiva contro l' Università del magnate Soros a Budapest, rischiava ieri di essere espulso su richiesta di 13 dei 50 partiti che compongono il gruppo del Partito popolare europeo.

 

Passa la mediazione voluta dalla Cdu di Angela Merkel, che esprime il candidato alla presidenza della Commissione UE nelle elezioni di maggio, Manfred Weber (affiliato al gemello bavarese Csu), e dal fronte latino capitanato da Forza Italia di Silvio Berlusconi, che si attribuisce il merito dell' accordo in quanto amico personale di Orban.

 

manifesti di orban contro soros e juncker 3

I partiti nordici sono costretti a ingoiare la sospensione a tempo indeterminato di Fidesz, con la creazione di un comitato di tre probiviri, scelti in base a diverse sfumature della proposta politica popolare, che valuteranno le mosse di Orban e la sua rispondenza ai valori fondanti del Ppe e dell' Europa. Una soluzione che va incontro alla necessità, per tutto il partito, di presentarsi unito al voto decisivo di maggio.

 

LA LETTERA

«Tutto il lavoro fatto nelle ultime tre settimane per giungere a un compromesso mi rende orgoglioso del modo in cui si è svolto il voto», esulta il presidente dei popolari, Joseph Daul. «Il Ppe è unito e una volta di più all' interno del nostro partito ha vinto la democrazia». La sospensione, si dà per scontato, scavalcherà la data delle elezioni, per consentire al Ppe di sviluppare consenso (e seggi) e acquisire la posizione dominante nel nuovo emiciclo di Strasburgo.

 

matteo salvini viktor orban 2

Per alzare il prezzo, Orban si è presentato ieri all' assemblea del Ppe a Bruxelles con una lettera pronta di fuoriuscita dal gruppo, e con la dichiarazione del suo vicepremier Gergely Gulyas che giurava di non poter accettare «né l' espulsione né la sospensione, si tratta della dignità del nostro partito e del nostro Paese». In caso di sospensione, Fidesz sarebbe uscita «immediatamente» dal Ppe.

 

manifesti di orban contro soros e juncker 1

C' è stato un momento, nel corso delle tre ore di dibattito, in cui alcuni delegati hanno pensato che si arrivasse alla rottura. Orban non sarebbe uscito da solo, avrebbe portato con sé un rosario di partiti, soprattutto dell' Europa centro-orientale, che si riconoscono nella strategia di Visegrad. Quella che ha poi indotto Orban in conferenza stampa a elogiare Matteo Salvini per essere riuscito a fermare gli immigrati «in mare e non più solo in terra come noi».

agnes heller

 

2 – SI PRENDERANNO A CALCI

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”

 

Una delle prime intuizioni di Ágnes Heller è stata quella di descrivere quanto la vita quotidiana cambiasse a seconda del pensiero politico, dominante o meno. La sua vita è un tutto, un tumulto di idee, una ricerca di collegamenti, spiegazioni e contraddizioni, idee imperfette, impure, che mai finiscono per diventare iper razionali, perché sta proprio nell' iper razionalizzazione dell' idea, anzi dell' ideologia, la nascita del momento storico che stiamo vivendo e che la Heller racconta nel suo ultimo libro portato in Italia da Castelvecchi, dal titolo "Orbanismo, il caso dell' Ungheria: dalla democrazia liberale alla tirannia". Perché tutto è iniziato lì, da lì un uomo, Viktor Orbán, che faceva discorsi liberali e sentitamente europeisti, ha iniziato una controrivoluzione che negli anni ha trovato un seguace dietro l' altro, dalla Polonia alla Francia, dall' Austria all' Italia.

 

SALVINI ORBAN

"Non so dire perché tutto sia iniziato a Budapest, ma so perché è successo a Budapest - dice al Foglio la filosofa - Dopo la fine dell' Unione sovietica abbiamo perso l' opportunità di far crescere la democrazia. Sono andati al governo partiti che non avevano esperienza democratica, uomini che durante il periodo comunista avevano lottato contro il regime, ma di loro non si sapeva nulla, cosa pensassero non era importante".

 

E così fu anche per Viktor Orbán. Fidesz era nato come un partito di sinistra, racconta la Heller nel suo libro. Fu una scelta quasi brechtiana, non potendo acquisire un potere rilevante a sinistra, Orbán spostò il potere a destra, dove c' erano posti liberi. Svelando sin dall' inizio la sua natura, distrusse il partito e gli altri che lo avevano aiutato a diventare primo ministro.

 

agnes heller 1

"I leader dovrebbero creare le condizioni per uno sviluppo democratico, la democrazia non può essere insegnata, vanno create le condizioni affinché i cittadini possano imparare ad agire in modo democratico e questo in Ungheria non è accaduto". Nei vuoti politici, nei momenti in cui la democrazia cerca di fiorire, appaiono uomini, con un grande talento e una forte volontà, che si impossessano di quel vuoto e agiscono per ottimizzare il loro potere, aumentarlo.

 

manifesti di orban contro soros e juncker 8

"Per ottimizzare il proprio potere Orbán ha umiliato il pluralismo, in Ungheria tutto questo è iniziato da tempo, poi ha sentito la necessità di ottimizzare ancora di più il suo potere e allora ha iniziato a imporsi per predicare che l' Unione europea diventasse simile all' Ungheria". Per questo ha iniziato una campagna denigratoria contro Bruxelles e ieri il Ppe, il partito polare europeo, ha votato con 190 voti a favore e 3 contrari, per sospendere Fidesz a tempo indeterminato, un comitato valuterà dopo le europee, "ma non bisogna fidarsi delle sue promesse, dovrebbe lasciare il gruppo", dice la Heller. "Mi sono autosospeso - ha risposto Orban con un discorso in serata -, il Ppe tradisce i suoi valori fondativi".

 

manifesti di orban contro soros e juncker 4

Dopo anni di regime e liberazione, una liberazione confusa, i governi dell' Europa orientale hanno fatto fatica a convogliare tutte le forze e le energie di una politica liberata. Il sostrato comune, le storie che si sfiorano, hanno consegnato ai nostri anni il gruppo di Visegrád, quello zoccolo scalpitante ed euroscettico che così facilmente ha deciso di eleggere dei governi con tendenze antidemocratiche. Bisogna fare un passo indietro, ricorrere ad Hannah Arendt, di cui la Heller ha ereditato la cattedra alla New School for Social Research di New York, e capire che la liberazione non è ancora libertà, e questo paradigma segna anche la storia dell' Ungheria, oltre che di quasi tutti gli altri paesi dell' est europeo.

 

manifesti di orban contro soros e juncker 2

Storia che la Heller divide in due fasi, due passaggi: dalla dittatura alla democrazia liberale, dalla democrazia liberale alla tirannia. "Il tiranno non si accontenta mai del potere che ha e l' Ungheria è una tirannia basata su una persona che non ne ha mai abbastanza. Passo dopo passo Orbán ha decostruito la democrazia liberale, ha distrutto le istituzioni democratiche della liberazione e ha creato le sue. Ha sostituito la realtà con l' ideologia, perché la realtà non ha nulla a che fare con quello che accade in Ungheria". (…)

manifesti di orban contro soros e juncker 7agnes heller 2AGNES HELLER 3manifesti di orban contro soros e juncker 5AGNES HELLERmanifesti di orban contro soros e juncker 9manifesti di orban contro soros e juncker 6

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....