giorgia meloni alfredo mantovano armi soldati

PALAZZO CHIGI SI PRENDE I PIENI POTERI SULLE ARMI – IL GOVERNO HA APPROVATO UN DISEGNO DI LEGGE CHE RIVOLUZIONA LA LEGGE 185 DEL 1990, CHE DISCIPLINA L’IMPORT-EXPORT DI MATERIALE BELLICO – “L’ESPRESSO”: “IL GOVERNO HA AVVIATO L’ENNESIMA MANUTENZIONE DI SÉ STESSO PER ACCRESCERE IL COMANDO E IL CONTROLLO DI MELONI E, DI RIFLESSO, DEL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, ORMAI UN VERO VICEPRESIDENTE O COPRESIDENTE DEL CONSIGLIO” – “DA MESI IL GOVERNO VOLEVA SOSTITUIRE ALBERTO CUTILLO, CHE DIRIGE L’AUTORITÀ NAZIONALE PER LE AUTORIZZAZIONI DI IMPORTAZIONI E DI ESPORTAZIONI, PER LA SUA PRUDENZA. ALLORA SI È APPROFITTATO: ANZICHÉ CAMBIARE QUALCHE TEGOLA, CI SI È CONVINTI A RIFARE IL TETTO”

Estratto dell'articolo di Carlo Tecce per “L’Espresso”

 

MEME SULLE ARMI ITALIANE A KIEV - BY DEMARCO

Un anonimo giorno di agosto, con quel piglio discreto che si indossa per le cause grosse, il governo s’è spinto dove e come nessun governo s’era spinto mai in più di trent’anni. In coda a un titolo involuto, vale pure anonimo, «Norme sul controllo degli armamenti», lo scorso tre agosto il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge per ritoccare/riformare/rinfrescare la legge 185 del ’90, la summa che disciplina le importazioni e le esportazioni di materiale bellico di ogni tipo, che siano bulloni o cannoni.

 

meloni mantovano

[…] Le letture (troppo) faziose vanno corrette subito: no, il governo più a destra di sempre non interviene con un semplice disegno di legge per rendere l’Italia il serbatoio di munizioni dei Paesi canaglia sfregiando la Costituzione, più che altro interviene, com’è nella sua indole, per trasferire a Palazzo Chigi, e dunque a Giorgia Meloni e ai suoi più stretti collaboratori, un potere che oggi è altrove.

 

E non è malleabile. Un anonimo giorno di agosto, insomma, il governo ha avviato l’ennesima manutenzione di sé stesso per accrescere il comando e il controllo di Meloni e, di riflesso, del sottosegretario Alfredo Mantovano, ormai un vero vicepresidente o copresidente del Consiglio.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Il disegno di legge annunciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e registrato col numero 855 non risulta ancora depositato in Senato al momento in cui andiamo in stampa, però L’Espresso ha visionato l’ultima bozza esaminata nel governo.

 

In sintesi. Si riduce a ufficio tecnico l’Autorità nazionale per le Autorizzazioni di Importazioni e di Esportazioni (Uama) dislocata al ministero degli Esteri e diretta da un diplomatico di alto rango, si rimuove la gran parte dei vincoli per le operazioni in uscita con i Paesi europei e, soprattutto, si consegna alla Presidenza del Consiglio l’indirizzo politico sulle compravendite di materiale bellico con un ampio margine di discrezione.

 

È assai ingenuo credere che in passato l’indirizzo politico fosse intrappolato in una serie di norme parecchio severe oppure al ministero degli Esteri in una penna di un diplomatico. Fu il doppio passaggio in Consiglio dei ministri, nel governo giallorosso di Giuseppe Conte, a permettere la rivendita al vicino Egitto, non esattamente una fiorente democrazia, la coppia di fregate di classe Fremm, peraltro già acquistata dalla Marina militare italiana.

alfredo mantovano giorgia meloni

 

La pedissequa applicazione della legge 185 probabilmente avrebbe impedito qualsiasi affare con il regime del generale Abdel Fattah al-Sisi. Fu proprio la legge 185, invece, a indurre le Camere e i governi di Conte a decretare gli embarghi a Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita per il loro coinvolgimento nella guerra nello Yemen (divieti rimossi dal governo Meloni dopo il cessate il fuoco e il processo di pace).

 

Per vari motivi, e il primo è ostinatamente il potere, l’Italia di Meloni sarà chiamata a scegliere fra “questioni etiche” e “ragioni politiche” nel suo commercio di armi. La guerra in Ucraina ha aumentato il fabbisogno di materiale bellico e si ignora ancora per quanto.

 

Le riserve americane, europee e italiane si sono asciugate o finanche azzerate e le società tricolori vogliono competere con più libertà. La revisione della legge 185 per avere una maggiore «rapidità di esecuzione» fu richiesta da Giuseppe Cossiga, il presidente della Federazione delle aziende di categoria che a ottobre è subentrato a Guido Crosetto, nominato ministro della Difesa.

 

Si apre una fase nuova che determina i prossimi decenni. La politica, certo. E anche la geopolitica. Non di rado agli accordi con i Paesi africani e asiatici per contenere l’immigrazione clandestina o per le forniture di energia si allegano poi commesse militari. I francesi lo fanno con disinvoltura. Il […] fatto scatenante, però, è più prosaico: da mesi il governo voleva sostituire il ministro plenipotenziario Alberto Cutillo, il diplomatico che dirige l’Uama, per la sua prudenza considerata eccessiva.

 

Allora si è approfittato: anziché cambiare qualche tegola, ci si è convinti a rifare il tetto. Sul cantiere hanno spedito Tajani. […] Il disegno di legge a firma Tajani, che ancora una volta fa cedere alla Farnesina un pezzo di sovranità (la cessione più dolorosa è il commercio estero, traslocato allo Sviluppo economico), non smantella la 185 del ’90, dovrebbe emendare 7 articoli su 31 e abrogarne 2.

 

GIORGIA MELONI GUIDO CROSETTO - FOTOMONTAGGIO IL FATTO QUOTIDIANO

Palazzo Chigi assume il costante indirizzo politico riesumando il Comitato interministeriale per gli Scambi di Materiali di Armamento per la Difesa, in sigla Cisd, e lo fa riscrivendo l’articolo 6: «Il Cisd è composto dal presidente del Consiglio dei ministri, che lo presiede, e dai ministri degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e delle Finanze, delle Imprese e del made in Italy.

 

Le funzioni di segretario sono svolte dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con funzioni di segretario del Consiglio dei ministri. Possono essere invitati alle riunioni del Cisd altri ministri interessati».

 

giorgia meloni

La stesura attualmente in vigore, integra da undici anni, non menziona il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e tantomeno lo fa in maniera così specifica. La gestione del Cisd sarebbe affidata al sottosegretario Mantovano che, tra l’altro, ha la delega ai servizi segreti e una fortissima influenza istituzionale che soltanto Gianni Letta ha sperimentato nella Seconda Repubblica quand’era lo snodo dei governi di Silvio Berlusconi.

 

La funzione centrale del Comitato interministeriale viene esplicitata con la futura versione del comma 3: «Nel rispetto dei principi di cui all’articolo 1 e degli obblighi internazionali dell’Italia e in attuazione delle linee di politica estera e di difesa dello Stato, valutata l’esigenza dello sviluppo tecnologico e industriale connesso alla politica di Difesa e di produzione degli armamenti, il Cisd formula gli indirizzi generali per l’applicazione della presente legge e per le politiche di scambio nel settore della difesa, detta direttive d’ordine generale per i trasferimenti di materiali di armamento e può stabilire criteri generali per l’esercizio dei poteri».

giorgia meloni foto generata dall ia

 

Il punto è nell’espressione «può stabilire criteri generali». Stabilire i limiti. A parte gli embarghi che non sono discutibili, un comma introdotto alla fine dell’articolo 1 ne illustra il meccanismo: «I divieti di cui al presente articolo sono applicati, anche in relazione a specifici materiali, destinatari od operazioni, con deliberazione del Comitato interministeriale di cui all’articolo 6, su proposta del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, sentito il ministro della Difesa. I divieti decorrono dal giorno successivo alla deliberazione di cui al primo periodo, adottata entro quindici giorni dalla trasmissione alla presidenza del Consiglio dei ministri della proposta del ministro degli Affari esteri».

giorgia meloni

 

Le novità al comma 4 dell’articolo 9 sono quelle che rallegrano l’industria bellica.

 

«L’inizio delle trattative contrattuali ai fini delle operazioni di cui al comma 1 da e verso Paesi Nato e non membri dell’Unione europea, ovvero delle operazioni contemplate da apposite intese intergovernative, deve essere comunicato al ministero della Difesa che, entro 30 giorni dalla ricezione della comunicazione, ha facoltà di disporre condizioni o limitazioni alla conclusione delle trattative stesse».

 

Qui c’è una piccola aggiunta, «e non membri dell’Unione europea», che facilita le importazioni e le esportazioni nel continente. Questo va nello spirito della Difesa europea (e non degli interessi di Parigi). Nel ’22 l’Italia ha esportato materiale bellico per circa 5,3 miliardi di euro di cui il 46,5 per cento verso membri dell’Unione europea.

 

Altre due cose da segnalare. Le transizioni economiche […] vanno comunicate al ministero del Tesoro al solito dalle banche e poi anche dagli intermediari finanziari. È una forma di cautela per un fenomeno in espansione: dopo un biennio in pesante diminuzione, nel ’22 le intermediazioni finanziarie hanno registrato un più 337 per cento sfiorando i 400 milioni di euro.

GIORGIA MELONI

 

Al contrario, non migliora il rapporto con le Camere. Ancora più assenti, isolate, spettatrici, mentre le decisioni sulle armi diventano più politiche. I parlamentari, però, se si vogliono bene, possono proporre le opportune modifiche. Se si vogliono bene almeno un po’. Attenzione. Questo non è tema di sentimenti. Bensì di armamenti.

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?