di maio

LE PALLE DI NATALE BY DI MAIO: IN 10 GIORNI IL CANDIDATO PREMIER DEL M5S SI È SMENTITO TRE VOLTE - UN VORTICE DI ANNUNCI E RETROMARCE SU EURO, PENSIONI D’ORO E ALLEANZE – SULLA POLITICA ESTERA, "GIGGINO DI MAIL" E’ ATLANTISTA E FILO USA MENTRE TRA I 5TELLE C'E' CHI E’ FILO-RUSSO E VUOLE L' USCITA DELL' ITALIA DALLA NATO

Paolo Bracalini per il Giornale

di maio vignetta

 

Coerentemente con un non-partito dotato di un non-statuto anche il candidato premier M5s ha un non-programma: un giorno sostiene una cosa, il giorno dopo il contrario (a volte lo stesso giorno, verso sera). In una decina di giorni Luigi Di Maio si è autosmentito tre volta, senza calcolare le precedenti autoprecisazioni. Fino agli inizi di dicembre eravamo rimasti al Di Maio che non voleva sentire parlare di alleanze:

 

«Ogni giorno un giornalista si sveglia e sa che deve tirare per la giacchetta il Movimento 5 Stelle. Ma il M5s non fa alleanze con nessuno e non sta pensando a chi aprire o con chi fare intese» redarguiva su Facebook il miracolato della Casaleggio Associati. Salvo poi, l' altro giorno, dire il contrario: «La sera del voto, se non avremo superato il 40%, faremo un appello a tutte le forze politiche per metterci insieme sui temi. Ci saranno programmi per cambiare il Paese e chiederemo a tutti di aderire.

 

Chi risponderà lo incontreremo, gli faremo presente chi sono i nomi dei nostri ministri e del nostro presidente del Consiglio, che sono io. E chiederemo la fiducia andando dal presidente della Repubblica e indicando la squadra». Altri partiti politici, quindi, che votano la fiducia al governo M5s e i loro programmi. Si chiamano «alleati», ma Di Maio non vuole che si usi quel termine.

 

di maio

Altra giravolta, ancora più rapida, sull' euro. Qui il M5s è sempre stato ambiguo, e Di Maio si adegua alla linea ondivaga. Prima dice che «se si dovesse arrivare al referendum, che però io considero una extrema ratio, è chiaro che io voterei per l' uscita». Poi corre ai ripari correggendo il tiro per non allarmare le cancellerie europee, da lui corteggiate con incontri e missioni per accreditarsi come il volto rassicurante del populismo alla Grillo.

 

E quindi ecco che dall' Italexit si passa ad un formula in politichese stretto: «L' obiettivo di governo di M5s non è assolutamente l' uscita dall' euro - si autorettifica Di Maio -, ma rendere la permanenza del nostro Paese nella moneta unica una posizione conveniente per l' Italia. Il Movimento al governo porterà in Europa un pacchetto di proposte». L' altra piroetta di Di Maio è sulle pensioni d' oro, su cui l' ufficio studi del M5s deve avere qualche problema di calcolo. Il vicepresidente della Camera, ospite in radio, ha annunciato che recupererà 12 miliardi di euro dal taglio delle superpensioni. Una cifra rilevante, ma tagliando quali assegni? Le pensioni d' oro valgono al massimo 1,8 miliardi, altro che 12 miliardi, ha spiegato Alberto Brambilla presidente di Itinerari previdenziali. Per recuperare la cifra che dice Di Maio, bisogna scendere di molto, e arrivare a tagliare le pensioni da 2.500 euro al mese, difficilmente classificabili come «pensioni d' oro».

DI MAIO GRASSO

 

Scivolato sull' aritmetica, il pupillo della Casaleggio ha virato sulla polemica: «Noi vogliamo abolire le pensioni d' oro. Ma non bisogna fraintendere tra 5mila euro netti e 5mila euro lordi. Per noi le pensioni d' oro sono quelle da 5mila euro netti in su».

Ma il cambio in corsa, per Di Maio, è una specialità collaudata. Il suo elettorato, del resto, gli perdona tutto. Sugli indagati da sospendere al primo avviso di garanzia aveva fatto una programma, per poi cambiare idea.

 

LUIGI DI MAIO NEGLI STATI UNITI

«Se sei indagato per abuso d' ufficio devi dimetterti» diceva, salvo poi modificare la versione quando per abuso d' ufficio è stata indagata la Raggi, una delle protette dalla ditta: «Le dimissioni? Solo in caso di condanna in primo grado». Poi, in politica estera, altro capitolo dove regna la confusione in casa M5s che è da sempre filo-Russia e vuole l' uscita dell' Italia dalla Nato, Di Maio si è invece riscoperto atlantista e filo-Usa («uno dei nostri principali alleati») durante il suo viaggio per cercare - a dire il vero, invano - sponde autorevoli a Washington. Ma da quelle parti neppure si sono accorti che aveva cambiato idea.

CARLA RUOCCO - DI BATTISTA - VIRGINIA RAGGI - LUIGI DI MAIOa luigi di maio resta solo fare volantinaggio

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”