
PANICO AL GOVERNO: BISOGNA SALVARE LE CHIAPPE A GIUSI BARTOLOZZI (CHE TANTI SEGRETI CUSTODISCE) – A PALAZZO CHIGI PENSANO DI ESTENDERE UNO SCUDO DI PROTEZIONE PER LA “ZARINA” E PROTEGGERLA DALL’INCHIESTA SUL CASO ALMASRI DOPO CHE I PM L’HANNO DEFINITA “MENDACE” (AVREBBE MENTITO) - CON LA RICHIESTA DI PROCESSO PER NORDIO, PIANTEDOSI E MANTOVANO CHE SARÀ AFFOSSATA IN AULA A FINE SETTEMBRE, IL GOVERNO RAGIONA SU COME PROTEGGERE LA FEDELISSIMA DI NORDIO: UNA SCAPPATOIA POTREBBE ESSERE LA LEGGE COSTITUZIONALE 219 DEL 1989, PER ESTENDERE IL DINIEGO DELL'AUTORIZZAZIONE PURE A CHI HA AGITO “IN CONCORSO” CON ESPONENTI DI GOVERNO, “ANCHE SE NON MINISTRO NÉ PARLAMENTARE”: LA PROCURA DI ROMA NON POTREBBE INDAGARE BARTOLOZZI SENZA L'AUTORIZZAZIONE ALLA CAMERA - IL TEMA È CONTROVERSO: SE I PM NON FOSSERO D'ACCORDO CON QUESTA LETTURA, SI POTREBBE SOLLEVARE UN CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE…
Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
Scudare la "zarina", se si renderà necessario. Anche se non è né ministro né parlamentare, né ha un posto di sottogoverno. Giusi Bartolozzi è solo un capo di gabinetto, per quanto potente. Con la richiesta di processo per Nordio, Piantedosi e Mantovano che sarà affossata dal centrodestra sul finire di settembre, ai piani alti del governo si ragiona su come mettere al riparo dall'inchiesta anche lei, Bartolozzi, l'ex deputata azzurra oggi fedelissima capo-staff del ministro della Giustizia.
A oggi non è indagata, ma nella relazione spedita dal tribunale dei ministri a Montecitorio la sua condotta viene descritta come «mendace». Avrebbe mentito. Non solo: dalle carte dell'inchiesta si desume che abbia avuto un ruolo tutt'altro che marginale, nel pasticciaccio Almasri.
Nell'esecutivo il sospetto, o comunque il timore, che possa essere coinvolta nell'inchiesta c'è. Dunque si cercano scappatoie. Una, in particolare: fonti di governo raccontano che gli uffici legislativi sono al lavoro per capire se pure Bartolozzi possa essere scudata dal Parlamento, nel caso finisse sotto indagine. L'appiglio: un passaggio della legge costituzionale 219 del 1989, l'articolo 4.
Consentirebbe di estendere il diniego dell'autorizzazione pure a chi ha agito «in concorso» con esponenti di governo, «anche se non ministro né parlamentare». In soldoni, la tesi del centrodestra è che la procura di Roma non potrebbe indagare Bartolozzi senza chiedere l'autorizzazione alla Camera, se fosse appunto accusata di avere agito in concorso con Nordio, per gli stessi reati. Ma il tema è controverso. Tanto che se i pm non fossero d'accordo con questa lettura, ambienti di governo arrivano a ipotizzare di sollevare un conflitto di attribuzione.
C'è però un'altra variabile: l'ipotesi che l'alta dirigente di via Arenula possa essere accusata di un altro reato, come la falsa testimonianza. Senza «concorso». Anche i tempi sono un fattore, in questa intricata partita politico-legale. Perché se Bartolozzi venisse indagata dopo il voto della Camera sui ministri, sarebbe impossibile accorpare il suo iter in Aula a quello che coinvolge i tre esponenti di governo. Salterebbe l'automatismo. E s'inasprirebbe lo scontro con la procura.
Di certo, su pressione di Nordio, ma col placet anche di Mantovano, la destra non ha intenzione di scaricare la capo di gabinetto del Guardasigilli, che tanti segreti custodisce.
Addirittura fonti di maggioranza ipotizzano per lei una candidatura a Montecitorio, alle Politiche del ‘27.
[…] Intanto si spulciano le carte arrivate alla Camera, soprattutto i verbali degli 007: per FdI si è recato nella stanza che custodisce le 1.300 pagine di allegati, sotto stretta sorveglianza dei funzionari del Parlamento, il deputato Dario Iaia.
[…] In parallelo, ecco lo sprint sulla separazione delle carriere: dopo una riunione di maggioranza martedì sera, ieri l'ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha discusso di un'accelerazione. Obiettivo: portare a dama le due letture mancanti in Parlamento entro dicembre. Per accorpare il referendum alle amministrative del ‘26.