carmelo barbagallo

DA RISERVE DELLA REPUBBLICA A TITOLARI DELLA MONARCHIA ASSOLUTA - PAPA FRANCESCO HA NOMINATO CARMELO BARBAGALLO NUOVO PRESIDENTE DELL'AUTORITÀ D'INFORMAZIONE FINANZIARIA: SILURATO LO SVIZZERO BRUELHART, ARRIVA L'EX CAPO DELLA VIGILANZA IN BANCA D'ITALIA, CHE HA SUBITO INTERROGATO I CINQUE DIPENDENTI SOSPESI E INDAGATI, TRA CUI TOMMASO DI RUZZA, GENERO DELL'EX GOVERNATORE FAZIO - DOPO PIGNATONE, UN ALTRO CHE ARRIVA DA FUORI LE MURA PER DARE UNA STERZATA ALLA SANTA SEDE

papa francesco in giappone 2

 

Francesco Antonio Grana per www.ilfattoquotidiano.it

 

Dalla Banca d’Italia al Vaticano. Papa Francesco ha nominato Carmelo Barbagallo nuovo presidente dell’Autorità d’Informazione Finanziaria della Santa Sede. Un incarico finora ricoperto dall’avvocato svizzero René Brüelhart che è stato congedato da Bergoglio al termine del suo mandato, proprio mentre l’Aif, insieme alla prima sezione della Segreteria di Stato, è al centro di un’inchiesta penale vaticana su presunte operazioni immobiliari illecite. Inchiesta che finora ha portato alla sospensione di cinque dirigenti, tra i quali il direttore dell’Aif, Tommaso Di Ruzza, genero dell’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. 

CARMELO BARBAGALLO IGNAZIO VISCO

 

In un comunicato dell’Autorità d’Informazione Finanziaria pubblicato dalla Sala Stampa vaticana, il consiglio direttivo aveva subito difeso l’operato del suo direttore. Ma dopo la defenestrazione di Brüelhart, a lasciare sono stati anche due consiglieri: lo svizzero Marc Odendall e lo statunitense Juan Carlos Zarate. È stato lo stesso Bergoglio ad annunciare che sono iniziati gli interrogatori dei cinque dirigenti sospesi.

 

 

“Sono onorato dell’incarico ricevuto, – ha affermato Barbagallo a Vatican News – di cui sento tutto il peso morale e professionale, e ringrazio il Santo Padre per la fiducia che ha riposto in me. Al servizio dell’incarico ricevuto alla guida dell’Aif cercherò di portare tutta l’esperienza accumulata in quarant’anni di lavoro in Banca d’Italia, come ispettore, come capo della vigilanza sul sistema bancario e finanziario italiano e nell’ambito del sistema di supervisione bancaria europea”.

RENE BRUELHART

 

“Sono certo – ha aggiunto Barbagallo – che l’Aif saprà dare il proprio apporto, nella veste di autorità di controllo, affinché continuino ad essere affermati, e siano riconosciuti, i valori fondamentali della correttezza e della trasparenza di tutti movimenti finanziari in cui è impegnata la Santa Sede. Intendo rassicurare il sistema internazionale di informazione finanziaria che sarà data ogni collaborazione, nell’assoluto rispetto dei migliori standard internazionali. Sarò già da oggi al lavoro per dare continuità all’azione dell’Aif nel perseguimento dei suoi importanti obiettivi istituzionali”.

 

 

CARMELO BARBAGALLO

Nato a Catania il 28 febbraio 1956, Barbagallo è coniugato e ha due figli. Nel 1978 si laurea con lode in giurisprudenza presso l’Università di Catania. Nel 1979 consegue la specializzazione in economia regionale e collabora con le cattedre di diritto privato e diritto industriale. È revisore ufficiale dei conti. Nel 1980 entra in Banca d’Italia. Nel 2009 è nominato sostituto del capo dell’Ispettorato vigilanza e dal 2011 assume la titolarità del servizio. Dal 2013 è funzionario generale con la qualifica di direttore centrale per la vigilanza bancaria e finanziaria. Dal 2014 al 2019 è capo del Dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria. Dal 1° luglio 2019 assume l’incarico di alta consulenza al direttorio della Banca in materia di vigilanza bancaria e finanziaria.

 

Parlando con i giornalisti a bordo del volo papale di ritorno dal viaggio in Thailandia e Giappone, Bergoglio si è soffermato proprio sull’inchiesta che vede al centro l’Aif e la Segreteria di Stato. “È la prima volta – ha affermato Francesco – che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro, non da fuori. Da fuori tante volte. Ci hanno detto tante volte e noi con tanta vergogna… Ma Papa Benedetto è stato saggio, ha cominciato un processo che è maturato, maturato e adesso ci sono le istituzioni. Che il revisore abbia avuto il coraggio di fare una denuncia scritta contro cinque persone, sta funzionando… 

TOMMASO DI RUZZA jpeg

 

Davvero, non voglio offendere il gruppo Egmont perché fa tanto bene, aiuta, ma in questo caso la sovranità dello Stato è la giustizia, che è più sovrana del potere esecutivo. Non è facile da capire ma vi chiedo di capirlo”. La conseguenza dell’inchiesta penale con la relativa sospensione di Di Ruzza è stata, infatti, che il gruppo Egmont, la rete delle intelligence finanziarie di 164 Stati tra cui la Santa Sede che con lo scambio confidenziale delle informazioni combattono il riciclaggio di denaro e altri crimini finanziari, ha subito escluso l’Aif da questo circuito. La motivazione di questa decisione è che le informazioni riservate non possono essere conosciute dalla Gendarmeria vaticana o dai pm della Santa Sede che stanno indagando. Ma il Papa vuole continuare lo stesso nella sua opera di trasparenza.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…