IL PAPA PROMETTE “POVERTÀ E TENEREZZA” MA I CONSERVATORI LO LASCERANNO FARE? QUALCUNO GLI RICORDI PAPA LUCIANI…

Marco Politi per "Il Fatto Quotidiano"

Papa Francesco ha imboccato una via stretta. La parola d'ordine di una Chiesa povera e irreprensibile non può valere per una sola messa. Privi di teatralità, caparbiamente essenziali, i suoi primi gesti vanno tutti in una stessa direzione.

Le scarpe nere con i lacci, il rifiuto delle mitrie pontificali, la croce di ferro, la semplice casula invece di pomposi paramenti, parlare in piedi, chiamare "fratelli" i cardinali, definire servizio il potere, mandare in soffitta le pantofole purpuree dei pontefici-sovrani, significa smontare tutta l'impalcatura simbolica di potenza imperiale del papato e l'immaginario semidivino, su cui si è retto da almeno mille anni.

Riallacciandosi teologicamente l'abdicazione di Benedetto XVI - ha definito le sue dimissioni ispirate dallo Spirito Santo come l'elezione del successore, cioè di se stesso - Francesco ha collocato solidamente dentro la dimensione del "servizio" il gesto rivoluzionario di Ratzinger, che ha reso la Chiesa di colpo più umana e più fragile. Su questa strada ha continuato, esaltando la virtù della "tenerezza" come inerente alla missione papale, mettendo da parte ogni esibizione di potenza: seppur religiosa, seppur per buoni propositi.

Le resistenze interne non tarderanno a venire. Anzi, si sono già manifestate con un fuoco di sbarramento, proveniente dalle trincee degli atei devoti. Giuliano Ferrara sul Foglio scrive direttamente al Papa per dirsi contrario a troppa tenerezza. "Padre - esclama in prima pagina - ho paura della tenerezza". Per domare la belva umana, spiega, ci vuole il "giudizio e l'esercizio dell'autorità". Per contrastare "ingovernabili libertà" è necessario "disciplinare severamente".

A Bergoglio, da appena una settimana sul soglio di Pietro, Ferrara chiede perentoriamente di innervare i sentimenti di simpatia, che ha suscitato, con un atteggiamento di "linearità, chiarezza e verità". Cominciando, intanto, a proclamare ai quattro venti che l'aborto è un massacro.

Più soft sul Giornale, procedendo a gattoni, Marcello Veneziani indica in Francesco l'autore di una "svolta populista". E, con l'antico metodo di diffondere un'etichetta attribuendola ad altri, lancia l'allarme che il nuovo Papa possa essere trasformato in una "macchietta". Sono le prime avvisaglie dell'opposizione che si scatenerà, quando Bergoglio vorrà fare sul serio toccando interessi, abitudini, ideologie radicate in quel mondo laico e clericale, che non vuole rinunciare a una Chiesa-potenza.

Sullo sfondo si agita il brontoloso silenzio dei ciellini, feriti e irritati per la sconfitta del papabile Scola, di cui sono in gran parte responsabili per il modo invadente con cui hanno cercato di pompare la sua candidatura.

I rischi maggiori di scontri sotterranei interni alla struttura ecclesiastica vengono, in ultima analisi, dalla determinazione di Francesco. Esigere una Chiesa povera ed ecclesiastici irreprensibili significa mettere in contraddizione stili di vita e comportamenti, che coinvolgono migliaia di "gerarchi" grandi e piccoli. Mettere in discussione palazzi, macchine, servitù, consumismo, carrierismo che proliferano nel mondo ecclesiastico come in ogni organismo sociale, convivendo fianco a fianco con esistenze totalmente disinteressate votate alla missione.

Collocare la povertà in cima all'agenda non equivale solo a vivere in due stanze come il Bergoglio arcivescovo a Buenos Aires. Comporta l'impossibilità per la gerarchia ecclesiastica di negarsi alla trasparenza. Rendere pubblico il proprio patrimonio immobiliare: beni per mille miliardi di euro unicamente in Italia, secondo il Sole 24 Ore. Pubblicare, ad esempio, i bilanci delle diocesi italiane, tenacemente avverse, come si fa in Germania. Riformare totalmente lo Ior o abolirlo sostituendolo con una banca etica, in regola con le norme internazionali.

Non si tratta neanche di intervenire su uno o due problemi specifici - si tratti di riformare la Curia o la banca vaticana - è tutto un sistema, che ora è chiamato a ruotare intorno all'asse della "povertà e irreprensibilità". San Francesco di Assisi voleva che i suoi frati si guadagnassero da vivere lavorando, i suoi discendenti (pur con tutto l'impegno religioso) hanno le donne di servizio. Nelle parole di papa Francesco è insita una rivoluzione copernicana.

Ecco perché a Roma la vox populi ripete da giorni: "Speriamo che lo lascino fare...". Il popolo ha fiuto. Il futuro prossimo rivelerà se Francesco uscirà dalla prova con un New Deal alla Roosevelt o sconfitto come Gorbaciov.

 

INAUGURAZIONE DI PAPA FRANCESCO BERGOGLIO PAPA LUCIANIANGELO SCOLA ARCIVESCOVO DI MILANO jpegGIULIANO FERRARA MARCELLO VENEZIANIINAUGURAZIONE DI PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....