IL PARTITO DI SCORTA DI MATTEUCCIO - GRUPPO MISTO IN SOCCORSO DEL PREMIER - EX GRILLINI IN TREPIDANTE ATTESA DI UNA TELEFONATA DI RENZI - IN PROSPETTIVA C'È ANCHE IL SUPERAMENTO DEL PD

Roberto Scafuri per “il Giornale”

 

migliore gennaromigliore gennaro

Non c'è del marcio in Danimarca. A marcire anzitempo è l'acerbo e malriuscito innesto del Pd, nelle sue strutture periferiche come in molte delle sue ramificazioni centrali. Il Nazareno unico centro di potere del Paese si sta così rivelando il tallone d'Achille di Matteo Renzi, che negli ultimi giorni viene descritto teso e preoccupato.
 

Non ingannino operazioni di facciata e veline di Palazzo Chigi: la questione morale piombata sul quartier generale piddino sta facendo maturare una radicale exit-strategy prima che la Xylella fastidiosa, il punteruolo del malaffare che corrompe gli eredi dell'Ulivo, si espanda dal corpaccione molle del partito alla sua chioma.

 

luis alberto orellanaluis alberto orellana

A questo sta lavorando il premier più che a ogni altra cosa; come diceva Craxi, primum vivere. Si cerca il rilancio in grado di rovesciare lo scacco cui il Re è sottoposto. Al centro della strategia è così tornata impellente l'idea di rovesciare il Pd come un calzino, nella prospettiva di quel nuovo partito (chiamato «della Nazione» per comodità) che si presenterebbe «alieno» dalle colpe dei padri. Due i passaggi cruciali, in vista del traguardo: il risultato delle Regionali (che per ora non preoccupa) e l'approvazione dell'Italicum, anche a costo di perdere quelle che Renzi ormai considera zavorre.
Siamo a un punto di svolta, come viene confermato dalle parole usate dalla minoranza interna del Pd.

 

L'ex segretario Bersani, in particolare, per la prima volta lancia un messaggio inequivocabile sull'eventuale questione di fiducia posta sulla contestatissima legge elettorale: «Stavolta prima viene il Paese, poi la Ditta». Bersani si dichiara offeso dalla mancanza di fiducia mostrata da Renzi nel proprio partito, come se ormai lo guardasse con occhi da estraneo. E i numeri in Parlamento per approvare l'Italicum, avverte l'ex leader, «non sono convinto che ci siano».

 

ORELLANA hsGetImage jpegORELLANA hsGetImage jpeg

A questo, per la verità, il premier aveva già pensato, prova ne sia l'attenta gestione delle vicende interne dell'alleato minore, l'Ncd di Alfano. Ormai un satellite dall'orbita stabile, e contenitore capace di attirare prima o poi i parlamentari delusi del centrodestra. L'estromissione completa della Di Girolamo, non solo dal governo ma presto anche dalla guida del gruppo parlamentare, elimina l'unica voce che spingeva ancora sulla linea dell'unificazione con Forza Italia.
 

loredana de petrisloredana de petris

Ma se l'Ncd per Renzi è il barcone per i profughi del futuro, diventa da subito cruciale il peso del gruppo Misto, e non solo per i numeri. Servirà anch'esso da camera di purificazione o, se si preferisce, da purgatorio, per la gran mole di transfughi di questa legislatura.

 

I numeri parlano da sé: dei 38 deputati, 15 sono i fuoriusciti grillini in attesa di ricevimento a corte: dieci fanno capo ad Artini, altri cinque «cani sciolti». Un'altra quindicina dei «misti» sono già stabilmente in maggioranza, mentre tre leghisti e tre ex Pdl, Pd e Sc sono considerati «recuperabili».

 

Il cammino di redenzione già svolto dagli esuli di Sel capeggiati da Migliore - un salto nel Misto, il secondo nel Pd - è l'esempio da seguire. Similare la situazione al Senato: dei 32 iscritti al Misto vanno esclusi i sette di Sel. Sedici sono i grillini in «trepidante attesa» (chi più chi meno), cinque degli altri sono già stabilmente in maggioranza, due i «recuperabili» cui si sono aggiunti da poco la coppia Bondi-Repetti (non per compiere analogo percorso di purificazione).

 

SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI

Dalla singolare natura del gruppo Misto, luogo di transito e mutazione genetica, potrebbe arrivare non solo il soccorso per il voto sull'Italicum. Ma anche il lievito di crescita del nuovo partito vagheggiato da Renzi ancor prima che il premier veda come unica via d'uscita il voto anticipato.
 

Elezioni col «vizietto Italicum», l'unica droga - assieme all'Lsd - capace di assicurare il perdurante effetto allucinogeno voluto da Renzi: che la maggioranza degli italiani straveda per lui.

gennaro migliore giuseppe fioroni (2)gennaro migliore giuseppe fioroni (2)RENZIRENZI

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....