verdini boschi

LA SIGNORINA GRAN RIFORME E IL MACELLAIO - PASSA IL DDL BOSCHI IN SENATO, MA SOLO CON I VOTI DEI VERDINIANI. E BRUNETTA GONGOLA: ''A OTTOBRE IL GOVERNO CADRÀ. PERDERÀ ALLE AMINISTRATIVE, POI AL REFERENDUM COSTITUZIONALE, CI SARÀ LA CRISI DI GOVERNO E LA FINE DEL RENZISMO''

1. BRUNETTA: “IL 70 PER CENTO È PER IL NO A OTTOBRE IL GOVERNO CADRÀ”

Carmelo Lopapa per “la Repubblica

 

renato brunetta ascolta deborah bergamini (2)renato brunetta ascolta deborah bergamini (2)

«Sarà un uno-due micidale. La sconfitta alle amministrative, la disfatta al referendum, il sipario sulla riforma, la crisi di governo, la fine del renzismo ». Brillano gli occhi, al capogruppo di Fi Renato Brunetta, ha appena concluso la conferenza di presentazione del comitato del No del centrodestra.

 

Siete così convinti di consumare la vostra vendetta a ottobre?

«Il 70 per cento delle forze politiche è ormai mobilitato contro questa riforma farsa. Vinceremo in carrozza».

 

I sondaggi dicono altro.

«Non tengono conto del fatto che a ottobre l’Italia sarà nel bel mezzo di una crisi economica che travolgerà il governo. Renzi avrà un amaro risveglio dalle sue illusioni, dai suoi imbrogli, il suo progetto eversivo sarà stoppato, il Paese gli voterà contro».

BRUNETTA ITALICUMBRUNETTA ITALICUM

 

Sta dicendo che scommettete sulla crisi di governo?

«Dico solo che la parola a quel punto passerà al presidente della Repubblica Mattarella, che potrebbe designare un premier di garanzia che cambi la legge elettorale leonina che è in vigore e porticon rapidità a nuove elezioni».

 

Intanto al Senato i verdiniani e due forzisti hanno dato un importante contributo.

«Cosa ci si aspetta da un Parlamento in cui 130 deputati e 114 senatori hanno cambiato casacca per i loro interessi? Non ci si può stupire più di nulla».

 

Il popolo non sarà con chi scommette sul fallimento, vi dice Renzi.

«Se c’è un conservatore che va avanti a colpi di giglio magico, occupando in modo ossessivo posti di potere, quello è lui: la sua accusa di conservatorismo rasenta il ridicolo, anzi la patologia».

 

Come spiegherete agli elettori il sostegno iniziale alla riforma?

RENZI VERDINIRENZI VERDINI

«Dopo la sentenza della Consulta ci siamo fatti carico del salvataggio del Parlamento e delle riforme accettando di scriverle col Pd. Finché gli imbrogli del premier e le 17 modifiche unilaterali apportate hanno fatto saltare il patto. Gli italiani sanno già come sono

 

 

2. RIFORME,OK DAL SENATO;RENZI,ORA LA PAROLA AGLI ITALIANI

Giovanni Innamorati per l'ANSA

 

Via libera dal Senato al ddl sulle riforme costituzionali con uno 'score' finora mai raggiunto, vale a dire 180 sì, ma con la maggioranza di governo che non avrebbe raggiunto il 'tetto' minimo di voti senza l'aiuto di 22 senatori di Ala, Fare! e di Fi. Matteo Renzi, ha ringraziato i senatori che hanno raggiunto "un obiettivo che molti ritenevano impossibile", vale a dire l'autoriforma del Senato.

 

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

Il premier ha ribadito la sua volontà di dimettersi in caso di sconfitta al referendum costituzionale di ottobre, in vista del quale sono nati due nuovi Comitati "per il no", uno promosso da Fi, Lega e Fdi e un altro da alcuni senatori centristi. Il voto dell'Assemblea di Palazzo Madama è il primo della seconda lettura conforme prevista dall'articolo 138 della Carta per le riforme costituzionali, cui seguirà quello definitivo della Camera ad aprile.

 

Occorreva la maggioranza assoluta che in Senato è di 161 voti (315 senatori eletti e 6 a vita). I sì sono stati ben 180 (contro i 178 della precedente votazione, il 13 ottobre), Ma la maggioranza assoluta è stata superata con il contributo di 17 senatori di Ala, il gruppo di Denis Verdini, le 3 senatrici di Fare!, il movimento di Flavio Tosi, e di due senatori di Fi, Bernabò Bocca e Riccardo Villari, che già in precedenza si erano espressi in questo modo. Ala, con Lucio Barani, ha rivendicato di essere "determinante", mentre i bersaniani, con Miguel Gotor, hanno affermato che questi risultati "aprono la strada a una stagione di trasformismo e annunciano una lunga e profonda palude in cui il Pd non può e non deve smarrire la propria identità riformista".

VERDINI BOSCHI 4bVERDINI BOSCHI 4b

 

Renzi ha solennizzato questo passaggio intervenendo in Senato al termine della discussione generale. Un discorso dai toni alti, assai diverso da quello con cui il 28 febbraio del 2014 chiese la fiducia per il suo governo, con le mani in tasca e augurandosi che il suo fosse l'ultimo governo a chiedere la fiducia in Senato. Oggi il premier ha ringraziato i senatori per essersi "autoriformati", facendo "riguadagnare alla politica la fiducia dei cittadini". E dopo aver ricordato i passi avanti dell'Italia negli ultimi due anni, non ha attribuito al solo governo il merito: "grazie al vostro impegno le cose stanno cambiando". Ma alla fine del suo discorso Renzi ha ribadito "ufficialmente" la propria intenzione "di porre fine alla propria esperienza politica" nel caso di vittoria del "no" al referendum costituzionale di ottobre.

 

E agli applausi ironici dei senatori di M5s e Lega, Renzi ha prontamente risposto: "sarà affascinante vedere le stesse facce gaudenti di adesso, quando, il giorno dopo il referendum sulla riforma, avremo dimostrato da che parte sta l'Italia". Curiosa una citazione del libro di Giulio Tremonti ("Uscita di sicurezza") presente in aula: "noi considerati dilettanti abbiamo costruito un Arca di Noè, i professionisti il Titanic".

LIBERTA E GIUSTIZIA GUSTAVO ZAGREBELSKY jpegLIBERTA E GIUSTIZIA GUSTAVO ZAGREBELSKY jpeg

 

Ma che il referendum non sarà un pranzo di gala lo si è capito oggi allorché, in una sala di Palazzo Madama, si sono susseguite le conferenze stampa di tre "comitati per il no", di cui due nuovi di zecca, dopo il primo dei costituzionalisti "di sinistra" (Alessandro pace, Gustavo Zagrebelski, Stefano Rodotà) partito i giorni scorsi. Proprio per differenziarsi da esso Fi ne ha promosso uno guidato da due ex presidenti della Consulta, Annibale Marini e Alfonso Quaranta. Ed anche tre senatori di area centrista, Mario Mauro, Carlo Giovanardi e Luigi Compagna ne hanno varato uno tutto loro, indirizzato soprattutto al mondo ex Dc e moderato.

Ultimi Dagoreport

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)