grillo raggi

ROMA A RAGGI X - DOPO L'ASSOLUZIONE DI "VIRGI", I GRILLINI SONO COSTRETTI A FARE BUON VISO A CATTIVO GIOCO E PUNTANO AL RINVIO DELLE ELEZIONI DA MAGGIO A DOPO L’ESTATE: LA SINDACA AVREBBE IL TEMPO DI RECUPARE UN PO’ DI CONSENSO (I SONDAGGI LA DANNO ORA TRA IL 15 E IL 20%, FUORI DAL BALLOTTAGGIO) - NEL M5S GIRA UNA VOCE: “SOLO LA RAGGI PUÒ RIMOTIVARE BEPPE GRILLO. SOLO LEI PUÒ SPINGERLO A SCENDERE DI NUOVO IN CAMPO CON NOI…”

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

grillo raggi

La carta Virginia era una carta scaduta agli occhi dei 5Stelle. Era l'intoppo che impediva ai vertici del movimento di accordarsi con il Pd per un candidato comune da mettere in pista per il Campidoglio, quel proverbiale Mister X in rossogiallo - ma chi? la ricerca non portava frutti - su cui Zingaretti ha puntato invano le sue carte così come lo hanno fatto i governisti del grillismo. L'assoluzione della Raggi l'altro giorno ha scompaginato tutto, e ha trasformato Virginia, agli occhi di M5S, da intoppo a «grande risorsa».

 

E tanti saluti alle speranze o velleità di avere un candidato grillo-dem da scegliere e da schierare. Si va dunque in ordine sparso, e poi al ballottaggio si vedrà chi arriva e come fare accordi, e intanto i sondaggi danno al 15 per cento la Raggi, e sono quote su cui si può lavorare, dicono in casa 5Stelle. Dove si sta cominciando ad abbozzare un vero e proprio piano per puntare forte su Virginia - e scurdammoce o passato - e per farle superare il primo turno.

 

IL FATTORE TEMPO

di maio raggi

Si tratta di una strategia in sei punti. Nella speranza che le vecchie ruggini tra Virginia e M5S riescano ad essere coperte dalla reciproca dissimulazione e dalle vicendevoli convenienze. Il fattore tempo, nel piano 5Stelle, è il punto primo da sfruttare. Ovvero: la speranza è che, a causa del Covid, le elezioni capitoline previste per maggio slittino a dopo l'estate.

 

Questo darebbe modo alla Raggi di prolungare la sua operazione di recupero di credibilità agli occhi dei romani e di prolungare la campagna elettorale che ha già cominciato sfoggiando concretismo: io faccio le cose, e ve le comunico; io riapro finalmente il Mausoleo di Augusto e questo è per Roma un richiamo importantissimo anche a livello mondiale; io ho tardato a fare perché bisogna fare tutto nella pienezza della legalità ed essiccando - ma ci vuole del tempo - le vecchie abitudini opache e paludose che tanto male hanno fatto alla Capitale. E via dicendo.

 

LUIGI DI MAIO E VIRGINIA RAGGI

Questa narrazione e il prolungamento della medesima, se si dovesse votare più tardi, potrebbe acquistare secondo i grillini maggiore spessore e credibilità. Specialmente se gli avversari dovessero continuare ancora a lungo - e non è improbabile - ad essere imballati nella ricerca del candidato sia a destra sia a sinistra. Il punto numero due, legato al primo, è che se c'è più tempo si ha più tempo, da parte della Raggi aiutata dai big del partito, per ricomporre tutte quelle fratture che in questi anni hanno diviso ciò che resta della base degli attivisti e dei quadri grillini sul territorio romano.

 

IL TWEET DI BEPPE GRILLO SULLA RAGGI CHE SI RICANDIDA

Riannodare i fili: questa la scommessa. E l'altra tessitura è quella che la sindaca, se ben supportata, può tentare rispetto al mondo produttivo romano e alle associazioni professionali. Mentre con il Vaticano non c'è recupero da fare, visti gli ottimi rapporti della sindaca (ma anche di Di Maio) con Bergoglio e il bergoglismo, e guarda caso ieri la Raggi ha velocemente twittato: «Auguri di pronta guarigione, a padre Konrad, elemosiniere del Papa che è appena risultato positivo al Coronavirus».

 

IL GRANDE PALCO

Terzo punto dell'operazione rilancio. Riguarda Beppe Grillo. «Solo Virginia lo può rimotivare, solo lei può spingerlo a scendere di nuovo in campo con noi», dicono ai piani alti M5S. Ed è un fattore decisivo riavere dalla propria parte il Fondatore, che su un palcoscenico maestoso come Roma troverebbe la sua vecchia ispirazione e che è stato l'unico a festeggiare («Daje Virginia!» l'autocandidatura della sindaca nello scorso agosto. Punto quattro. Per Di Maio e per gli altri, sarebbe pessima cosa se Virginia facesse asse con Dibba e altri descamisados contro il quartier generale.

 

grillo raggi

Quindi, va vezzeggiata, integrata e promossa. Ne consegue il punto quinto: favorire l'ingresso della sindaca nell'organo collegiale che comanderà il movimento nei prossimi mesi. Magari questo sostegno del partito grillino - ormai considerato un partito di sistema oltretutto in crisi di consensi e non più il titolare di quella ventata innovativa e alternativa di cui Virginia ancora si crede depositaria e così la vedono i suoi fan - potrebbe perfino danneggiare invece di aiutare la corsa bis della sindaca.

 

E comunque, punto sei: scatenare la Raggi insieme a tutto il movimento, ai parlamentari romani e ai ministri, nel pressing su Conte per i soldi del Recovery a Roma e per i poteri speciali a Roma Capitale. E intestarsi più di altri questa complicata battaglia. Queste sono una serie di mosse, altre se ne aggiungeranno nella road map alla conquista del bis. Che resta, dir poco, ardua.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”